Epilogo

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Cinque mesi dopo


«Secondo me approva.»

Sistemò un braccio attorno al bacino del suo ragazzo, lasciando che Simone si accoccolasse al suo fianco sul dondolo pensile e gli poggiasse la testa sulla spalla.

«Solo tu potevi convincerla a mangiare il cibo di un fast food» commentò lui con un sorriso.

Davanti a loro, al tavolo, Virginia Villa si gustava insieme alla nuora una porzione di patatine proveniente nientemeno che dal McDonald più vicino a casa che Manuel aveva trovato lungo il tragitto per arrivare fin lì. Non che le facesse chissà quanto bene, vista l'età, ma per una sera poteva permettersi qualche strappo alla regola, vista anche la quantità sconcertante di alcol che era solita trangugiare.

«Beh, che t'aspettavi? È passata dal chiamarmi Manuèl a chiamarmi genero a chiamarmi tesoro, ovvio che dà retta a me.»

«Ti sei inserito bene in famiglia, eh? Pochi mesi fa pensavi che nonna fosse una strega.»

Schiaffeggiò la mano di Simone che era andata a strizzargli giocosamente una guancia.

«Abbiamo più cose in comune di quanto credi, io e lei», affermò.

Il che era un dato di fatto: Virginia Villa si era confermata essere una donna piena di sorprese.

Colta, raffinata e con uno spiccatissimo senso critico verso qualunque forma d'arte esistente in questo mondo, col tempo e con la confidenza Manuel aveva scoperto che la nonna del suo ragazzo aveva anche uno spiccato senso dell'umorismo, era un'amante dei gialli e delle commedie romantiche e aveva un debole per il giardinaggio persistente tanto quanto quello che aveva per l'alcol.

«Oh lo so bene. Da quando le hai fatto guardare Pretty Little Liars non sta zitta un secondo.»

«È colpa tua se l'altra notte te sei addormentato sul divano e siamo rimasti solo io e lei a commentare.»

«Erano le due e mezza!»

«Lo so, m'è pure toccato portatte in braccio fino in camera.»

Si guadagnò uno schiaffo sul petto.

«Ma sarà anche un po' il minimo?»

In tutta risposta, Manuel gli saltò addosso e lo ingabbiò con tutto il suo corpo, solleticandolo lungo i fianchi e sotto il mento. Rischiò pure di prendersi un paio di calci negli stinchi.

Sedutosi davanti a loro con suo padre alle calcagna, Jacopo, esasperato, scosse la testa e si aprì una bottiglia di birra con l'anello che aveva al dito.

«Non m'abituerò mai a sta cosa che voi due ve siete messi insieme perché anziché dichiararvi come fanno tutte le persone normali, avete fatto finta de stà insieme senza accorgervi che vi stavate sotto.»

«Suvvia Jacopo, questo è il bello del destino, no?» lo riprese il padre. «Anche contro ogni ostacolo riesce comunque a far avverare ciò che aveva deciso.»

«Senti là, ma 'n eri un filosofo te? Mo pure poeta? Inventore de aforismi?»

Simone sorrise, ora liberatosi dalle attenzioni non richieste di Manuel e col respiro pesante per il troppo ridere.

«Per carità papà, limitati a fare solo il prof di filosofia che altrimenti poi non hai tempo per aiutare Manuel a studiare per gli esami.»

«Ma se all'ultimo ha preso trenta e lode senza chiedermi niente.»

Manuel l'aveva presa all'ultimo la decisione di iscriversi alla facoltà di filosofia. L'aveva fatto che neanche era convinto del tutto, e se nel corso dei mesi si sarebbe pentito avrebbe dovuto incolpare soltanto quel guizzo di follia che gli era preso quella mattina che lo aveva portato a iscriversi di getto senza nemmeno annunciarlo a nessuno.

Ufficialmente, per finta [Simuel]Kde žijí příběhy. Začni objevovat