Capitolo 3

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Katherine

Non sono mai stata più felice di sentire il suono della campanella.
Afferro di fretta e furia lo zaino e mi dirigo a quello che in teoria è il mio armadietto..in teoria perché in pratica non so dov'è

"Ehi Katy" sento gridare euforica dietro di me, e mi accorgo di un braccio che si intreccia attorno al mio

Katy?..

"Ehi" rispondo di getto verso la ragazza di questa mattina, Astrid giusto! Diamine è così euforica che potrebbe andare tranquillamente a braccetto con mia zia

"Allora, com'è andata questa prima parte della giornata?" Mi chiede più elettrizzata di me, il che non è neanche tanto difficile visto che non sono per nulla elettrizzata.

"Beh come primo giorno devo ammettere che immaginavo peggio" ed era vero, non mi ero sentita poi così tanto a disagio, avevo si degli sguardi addosso come era prevedibile, ma diciamo che non era stato male come primo giorno, a parte il momento in cui avevo sbattuto contro un armadietto a causa dello stronzo che tra l'altro sapeva anche come mi chiamavo, sapevo in realtà lo avrebbe comunque scoperto, non volevo fare la difficile o altro, mi irritava solo che l'avesse avuta vinta così su due piedi anche con una cosa così banale come il mio nome

"Sono contenta, ricordo ancora il mio primo giorno di scuola, ero così spaesata e se devo essere onesta anche terrorizzata, sai non ti aspetti mai come sarà la tua vita alle superiori, sarai una popolare? Una nerd? Insomma diciamo che so cosa vuol dire sentirsi estranei in un posto comune come la scuola, grazie ai miei che sopportavano costantemente  le mie paranoie, ho iniziato a sentirmi a mio agio, e pensa adesso siamo all'ultimo anno, quello prima del collage"

Confermo, lei e mia zia potrebbero diventare davvero migliori amiche

"E i tuoi invece? Sono originari di New York o...??

"Ehm no..loro...loro non sono di New York,  ma ci venivano spesso..." lascio la frase in sospeso, sperando che anche lei chiuda l'argomento genitori, prima che i miei genitori si sposassero so che avevano viaggiato tanto e New York era la loro meta preferita, quando ero piccola pianificavamo un viaggio tutti insieme per venirci, che ironia della sorte....

Non parlo di loro non perché non voglia, ma per quello sguardo che vedo subito dopo aver raccontato la mia storia e il tragico destino che hanno avuto..quello sguardo carico di compassione, quel momento quasi impercettibile in cui non sanno cosa dire, ti guardano come pensassero  "povera ragazza senza genitori" lo leggo dal loro sguardo, succede tutte le volte e per adesso se posso tenere per me la mia storia lo faccio

"Kyle ha chiesto di te" dice all'improvviso

"Chi?"

"Kyle, il ragazzo di stamattina quello dell'armadietto" specifica

Lo so chi è, ma preferirei evitare di parlarne

"Non vedo perché debba chiedere di me"

"È palese, gli interessi.."

La interrompo prima di continuare

"Astrid, ti sarei grata non dicessi cose del genere, non conosco questo ragazzo e non sono interessata a dire il vero, e penso che la cosa sia nettamente reciproca"

Un incontro più assurdo del nostro credo sia la cosa meno romantica dell'universo

Ci dirigiamo in mensa per la pausa pranzo, dopo aver fatto la fila, seguo Astrid in un tavolo accanto a una vetrata che dà verso l'esterno del cortile

"Oddio" la vedo chinare il capo e cercare di nascondersi in modo quasi buffo

"Cosa?" Chiedo curiosa una volta sedute

Never without youWhere stories live. Discover now