Capitolo 27: Normalità?

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In ospedale la situazione è peggiore di quella che avrei mai immaginato. Molti medici si ammalano giorno per giorno e ci sono tantissime vittime. In pochi giorni, ho perso almeno tre compagni di stanza, il che mi rende difficile addormentarmi. Tutte le volte che provo a dormire, mi sveglio con il cuore in gola perché ho fatto un incubo.

L'unica nota positiva è che posso vedere mamma e Pietro, che mi vengono a far visita spesso.

"Come ti senti?" Mi domanda mamma quando viene in camera mia alla fine del suo turno. "Meglio." E' vero, ma mi sento comunque ancora molto debole e respirare, alle volte, non è facilissimo. "Sei stato fortunato. Sei arrivato qui che avevi una suturazione bassissima. Abbiamo temuto per te." Vedo che le iniziano a scendere le lacrime. "Non piangere, ma'. Abbiamo sfiorato la tragedia, ma siamo riusciti a superarla." Cerco di incoraggiarla. "Domani ti dimetteremo. Ho chiesto ad Antonio di venirti a prendere."

Il mio cuore fa un balzo in gola. Antonio verrà a prendermi? Finalmente, lo rivedrò. Non posso crederci. Non vedo l'ora.

Da Pietro ho appreso che Antonio non è mai stato positivo che, per fortuna, non l'ho contagiato. È stato confermato che ho beccato il virus da un poliziotto perché, a quanto pare, tutta la caserma è risultata positiva al coronavirus.

L'ultima notte in ospedale, la passo con il dolce ricordo di rivedere la persona a cui tengo di più al mondo: Antonio. Per la prima volta dopo giorni in questo letto, sorrido e mi lascio cullare dalla speranza. I miei sogni non sono belli, ma almeno non mi sveglio di soprassalto.

Il giorno seguente, finalmente, mi ridanno i miei vestiti, lavati e sterilizzati, chiusi all'interno di un cellophane. Mamma me li passa. "Vedi di non fare più sciocchezze, okay? Tieniti lontano dai guai e riposati. Sei ancora molto debole, quindi promettimi che non andrai a mille." Annuisco, mentre mi rivesto. "Non ne avrei nemmeno le forze per farlo." Confesso. "Lo so." Mia madre è preoccupata.

Nella stanza entra anche Pietro. Gli sorridono gli occhi. "Allora, campione, sei pronto a tornare a casa? Ti aspettiamo tutti all'ingresso." Annuisco.

"Ragazzi, ascoltate, tutta questa situazione mi ha fatto mettere tutto in un'altra prospettiva. Mi sono accorto di non avervi mai ringraziato per essermi stati sempre vicini, specialmente, dopo che vi ho detto di essere gay. So che non è stato facile da digerire." Abbasso lo sguardo per l'imbarazzo. Mamma scoppia a piangere. "Non potrei volerti diverso. Tu sei esattamente il figlio dei miei sogni. Non mi è mai importato che tu fossi gay o etero, io voglio solo che tu sia felice e basta. Inoltre, così non dovrò dividerti con un'altra donna." Scoppiamo a ridere. "Appurato che ti vogliamo bene per come sei e non cambieremo nemmeno una virgola di te, credo sia arrivato il momento di mandarti via da questo inferno." Mi fa l'occhiolino. Vorrei abbracciarli, ma non è permesso.

Una volta pronto, mamma mi aspetta fuori dalla mia camera di ospedale con una sedia a rotelle. La guardo come se fosse matta. "Io non ci salgo su quella cosa." Sentendomi ancora un malato. Lei ridacchia. "E' la prassi. Inoltre, tra poco non dispiacerà più." Alzo gli occhi al cielo, ma so che non potrei mai farla desistere. Mi siedo. "Si accomodi." Mi dice mamma e inizia a spingermi.

Aspettiamo l'ascensore che arrivi e, poi, entriamo dentro e mamma preme il bottone per il piano terra.

Quando le porte dell'ascensore si aprono, ci troviamo nell'atrio dell'ospedale e vengo accolto da decine e decine di facce sorridenti, anche se nascosti dalle mascherine chirurgiche, che mi guardano e iniziano ad applaudire. Inizio a commuovermi. Applaudono a me per aver superato il virus, ma anche a loro stessi per aver fatto di tutto, dopo molte perdite, per avermi salvato la vita. Non capita spesso che possano fare il saluto a un paziente perché questo virus è una condanna a morte.

LoveGame - Un Amore Proibito ( ex Innamorato del Mio Fratellastro)Where stories live. Discover now