3. Are we too young for this?

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PERSEFONE POV

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PERSEFONE POV.

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Cos'è una cosa buona che fa male?

Alcuni risponderebbero l'amore, perché con esso ci si può ferire, come quando sfiori per sbaglio le spine di una rosa troppo bella e finisci per sanguinare.

Altri risponderebbero il sesso, perché per quanto sia bello e appagante, alcune volte potrebbe portare a conseguenze poco gradite.

Io in quel momento avrei risposto che la cosa buona che mi faceva male era quella sostanza che mi stavo rigirando fra le mani, che bruciava lentamente e che il vento ne portava via le ceneri. Ormai il mio cervello non capiva più se stessi fumano una sigaretta ben rinforzata o una canna fatta fin troppo bene.

Cora sapeva il fatto suo in quelle cose, riusciva a procurarsi roba illegale grazie al suo giro di spacciatori fedeli e io non capivo come ci fosse riuscita, o come dei ragazzi molto più grandi di lei le permettessero di comprare quella merda e rovinarsi la vita per sempre.

Ma poi, per il secondo quesito esistenziale, mi ricordavo che alla gente non frega un cazzo di cosa fumi o di cosa ti spari nelle vene, basta che li paghi. Perché l'umanità ormai era diventata troppo egoista anche per stare al mondo.

E a tutti, a quanto pare, andava bene così.

Se mi avessero posto la domanda in un futuro poco vicino a quel momento, avrei risposto sicuramente l'attrazione, il proibito, la perversione, il piacere inspiegabile, l'impensabile. Di lì a poco, sarebbero state quelle le cose buone che mi avrebbero fatto male. Ma in quel momento, non ne ero a conoscenza e non potevo nemmeno immaginarlo.

«Pers, a cosa pensi?» La voce di Cora era graffiata e percepii le sue parole a rallentatore.

Ero io che le sentivo così o era lei ad averle dette in quel modo, perché incapace di connettere bene le parole all'interno di una frase?

«Penso che questa cosa un giorno ci ucciderà.» Indicai la canna tra le mie mani prima di farne un altro tiro e passargliela.

«Ogni cosa al mondo ci uccide. Credo che non siamo nemmeno più fatti per essere vivi e abitare sul pianeta Terra.»

«Io credo che tu abbia fumato ancor prima di venire qui da me.»

Ridacchiò alla mia affermazione e annuì.
Appena era giunta a casa mia avevo notato le sue pupille dilatate e i suoi occhi leggermente rossi a contornare le iridi grigiastre.

Non era la prima volta che lo facevamo: sgattaiolare in quella che una volta era camera di mio fratello e metterci sul suo balcone a fumare un paio di sigarette o una canna era diventato il nostro piccolo segreto preferito.
Segreto; perché nessuno sapeva che lo facevamo, ed era meglio che rimanesse tale.

𝑳𝑰𝑴𝑰𝑻𝑳𝑬𝑺𝑺.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora