9. And I'm feeling like a villain, got a hunger inside.

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SCORPIUS POV

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SCORPIUS POV.

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Memento Mori, Memento Vivere.

Era un'altra giornata di merda in un paesino di merda con un clima di merda.

E io ero solo l'ennesimo figlio di puttana che abitava in quel posto.

Non che io lo fossi in modo letterale, un figlio di puttana. Anche se nessuno di quella famiglia di malati mentali aveva il diritto a una qualsiasi forma di rispetto da parte mia, tranne il mio gemello.
Noi Wolfstonecraft eravamo una delle famiglie a capo di Greenhaven e gli altri ci guardavano con rispetto, fiducia e ammirazione, se solo avessero saputo che schifosi scheletri nell'armadio possedevamo, cosa i miei antenati avevano commesso per ottenere ruoli così importanti, che razza di tradizioni macabre si portavano avanti e che cosa i due magnifici gemelli facevano per svagarsi, ci avrebbero tutti voltato la faccia e condannati al rogo come le streghe di Salem. Omnes sumus peccatores.

Odiavo Greenhaven e allo stesso tempo l'amavo.
Odiavo sentirmi alle strette di un paesino sperduto ai confini della Scozia, avvertire il peso di quel pezzo di terra incantato sulle mie spalle, avere un futuro già scritto dalla nascita. Ma amavo vedere tutti ai miei piedi, vederli scorrazzare in giro per soddisfare le mie richieste, inginocchiati per terra per soddisfare i miei bisogni, mi veneravano come un cazzo di Dio senza sapere che ero il Re degli Inferi. E come tale, avevo il mio regno fatto di rose spinose, sangue sul prato, alberi morti e battaglie mai perse. Se non una, quella con me stesso. Non era un motivo di vanto, odiavo ogni cosa che pensavo, facevo e dicevo. Ne era la prova visiva il male che nascondevo sotto le bende. Dolor hic tibi proderit olim.

Non c'era nulla che mi facesse provare il brivido lungo la schiena se non l'adrenalina che mi sparavo nelle vene durante quelle misere corse clandestine, come la miglior droga letale. E no, l'adrenalina non me la sparavo sul serio. Parlo di quella magnifica scossa elettrizzante che ti scorre lungo la schiena, che percorre velocemente tutto il tuo corpo fino a scoppiarti nelle parti più remote.

La corsa automobilistica faceva per me e io facevo per essa.

Erano poche le cose che mi facevano provare un senso di potenza simile alla stretta ferrea attorno la volante, ed erano in ordine di importanza:
1. Il sesso, quello forte, brutale, quello che lascia il segno sulla pelle.
2. Il mio gruppo. Di cui io ne ero a capo.
3. Le droghe. Di cui Blake sapeva meglio di me come superare il limite con esse.
4. Avere una pistola fra le mani ed usarla a dovere.

Ma quando un bel faccino da bambina con il corpo da mozzafiato e un carattere apparentemente innocente è entrato nella mia vita qualcosa era cambiato.
Non aveva niente delle tante ragazze che mi scopavo, non aveva la faccia spigolosa, gli occhi da gatto maliziosi, i tratti pronunciati e nemmeno un seno prosperoso.

𝑳𝑰𝑴𝑰𝑻𝑳𝑬𝑺𝑺.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora