Capitolo 3° - ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI

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Mi ero addormentato ed al mio risveglio davanti a me nello scompartimento c'era una donna di una bellezza tale da togliere il fiato. Aveva raccolto i suoi lunghi capelli corvini in un chignon e un filo di perle bianche e lucenti gli illuminavano il volto, mentre il suo completo stile Chanel la faceva assomigliare in modo impressionante ad Audrey Hepburn. Decisamente era l'unica cosa positiva di questa stravagante vicenda. Reggeva tra le mani un romanzo del quale ero riuscito a scorgere il titolo,"La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo. Rapito dal suo fascino, me ne stavo in silenzio,avevo bisogno di silenzio, dovevo capire che fine avesse fatto Linda,suo padre e soprattutto quanti anni fossero trascorsi, dopotutto avevo dormito una sola notte o almeno così credevo. La giovane donna, che nel frattempo si era messa a sgranocchiare un bel grappolod'uva, portava con se una valigia ed una scatola di forma circolare in velluto bordeaux, al centro del coperchio c'era una lettera "B" stilizzata color oro. Il sole di mezzogiorno batteva sui finestrini ed il caldo dello scompartimento l'aveva indotta a togliersi la giacca. Aveva una camicetta di lino bianco a maniche corte e ad un tratto mi accorsi che nel lato interno del braccio sinistro all'altezza del gomito, aveva una cicatrice a forma di pettine. Arrivammo a Pordenone e scendemmo entrambi, ma ad un tratto, la scatola che la donna portava con se si aprì ed un fagotto di stoffa pregiata ruzzolò per alcuni metri lungo la banchina della stazione.La aiutai a ricomporre la confezione, mi ringraziò e se ne andò, lasciando una scia di profumo inebriante. Fu a quel punto che mi accorsi che dalla scatola era uscita anche una etichetta, la raccolsi, riportava la scritta " Borsalino, Milano since 1857".

Borsalino?Il cappello di quell'uomo....e poi, la cicatrice sul braccio...la rincorsi gridando "signorina, signorina" ma purtroppo era salita su una corriera che si stava allontanando. Si, lo so, la mia idea era alquanto folle, ma quella donna poteva essere Linda. Mi venne in mente che quel signore che avevo incontrato, o meglio, importunato a Venezia, mi aveva detto di lavorare alla base americana di Aviano,decisi quindi di prendere un taxi e recarmicisi subito, non avevo intenzione di perdere tempo, prima finiva questa strampalata storia e meglio era.

In prossimità della base Americana, fummo bloccati da una pattuglia della polizia militare statunitense, il tassista mi disse di non preoccuparmi, era normale. Beh, facevo molta fatica a considerare normale che un camion mastodontico attraversasse la strada trasportando un missile balistico di oltre 10 metri di lunghezza, mail tassista si affrettò a spiegarmi che era una pratica usuale di trasporto dalla base al deposito poco distante. La radio accesa in sottofondo interruppe improvvisamente la sua normale programmazione per un messaggio urgente di Papa Giovanni XXIII, si trattava di un appello accorato al presidente americano J.F. Kennedy ed al presidente sovietico Nikita Khrushchev, affinchè facessero tutto ciò che fosse in loro potere per salvaguardare la pace, di trattare fino all'ultimo per evitare al mondo gli orrori di un'altra guerra.

Mi ero dimenticato di essere nel 1962, in piena guerra fredda e mi corse un brivido lungo la schiena nel constatare che stavo assistendo in presa diretta ad un evento storico di primo rilievo che avevo letto sui libri di scuola, la crisi dei missili di cuba, dodici giorni nei quali il mondo intero rimase in bilico sull'orlo di uno scontro nucleare tra le due superpotenze.

Ilmio tassista, si prese la testa tra le mani manifestando una certa preoccupazione, naturalmente non poteva sapere che la crisi si sarebbe risolta grazie ad un compromesso e che il mondo avrebbetirato un sospiro di sollievo. Strano, le persone comuni spesso si preoccupano del loro futuro, io ero in apprensione per un passato che era il mio presente.

Ero basito, Aviano era una fetta d'America nel cuore del nord est, una vera e propria enclave a stelle e strisce con un continuo via vai dipick-up con targa "AFI" acronimo di American Force in Italy.

La base americana vista da fuori era immensa ed un aero militare adibito al trasporto truppe, era in fase di rollio sulla pista. Su Aviano stava calando la sera e l'ultimo raggio di sole colorava di un rosa tenue il cucuzzolo innevato di Piancavallo. Il taxi, mi lasciò nella piazza centrale ed estraendo il portafoglio dalla tasca interna della giacca per pagare la corsa, mi cadde un foglietto, o meglio quello che io di primo achito credetti essere un foglietto, in realtà era una foto di quelle vecchie dai bordi sagomati ed ingialliti che ritraeva una ragazza che non assomigliava per nulla a Linda né ad altre persone che avrei potuto conoscere. La ragazza aveva i capelli lunghi e mori, indossava un vestito lungo color turchese che lasciava scoperte le spalle, il suo sorriso era di una dolcezza disarmante ed il suo sguardo era intenso e profondo come gli abissi più inesplorati, mentre sullo sfondo si intravedeva una costruzione in pietra a forma di cono. Una strana sensazione mi pervase, pur ignorandone la ragione, sentivo di essere legato a quella persona, all'improvviso ne percepii la mancanza, avrei voluto perdermi in un suo abbraccio, per una frazione di secondo mi mancò il fiato e mi sentii indifeso di fronte al mondo. Che buffo, mi mancava una persona pur non sapendo chi fosse.

IL PROIETTORE IMMAGINARIOWhere stories live. Discover now