C.02

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Sembrava una cucina. Nient'altro che una grande cucina con tanti mobili accatastati per contenere stoviglie e ingredienti. Molti cassetti erano pensili e da quelli sopra l'acquaio penzolavano mestoli e forchettoni. La parete di fondo era interamente impegnata da un grande camino sul quale era stato ricavato l'alloggiamento per un forno altrettanto grande. Nel mezzo della stanza c'era un tavolo di marmo e su di esso delle verdure ancora fresche, oltre a vasetti con spezie e odori, un coltellaccio seghettato, un enorme paio di forbici trinciapolli e altri oggetti che, in quella semi-oscurità, Alix non distingueva bene.

"Più che una strega, sembra una cuoca!" pensò la ragazza, tirando nel contempo un sorriso di sollievo. E forse anche per questo s'arrischiò a invocare un timido: «C'è qualcuno?... È permesso!... Mi sono persa, posso entrare?»

Nonostante con le ultime parole avesse provato ad alzare il tono della voce, in risposta ottenne l'identico silenzio riscontrato nelle battute iniziali. Così, avvistandoli, decise di spalancare gli scuri delle due finestre e la luce inondò l'ambiente: fumoso, caotico e per certi versi tuttavia vagamente familiare, come se quella sala le aprisse squarci sommersi nell'incuria della memoria. La luce del giorno rastremò gli infissi dell'unica porta presente ed Alix la imboccò con la stessa timorosa esitazione di pochi minuti prima. Oltre la porta una scala discendeva in un seminterrato che accoglieva brani d'oscurità direttamente proporzionale all'inabissarsi dei gradini. Alix andò a recuperare un bastone nodoso che aveva notato nel camino, ne accese l'estremità con gli strumenti messi a disposizione lì accanto e s'avviò lungo le scale.

Alla sinistra dell'ultimo gradino si apriva un lungo corridoio sotterraneo. Con improvvisa incosciente determinazione Alix lo imboccò e subito dopo ebbe la netta impressione che le pareti laterali si mettessero a ondeggiare. Probabilmente si trattava di un'illusione ottica dovuta al rapido sobbalzare della torcia che teneva in alto con la mano destra, tuttavia l'esito era quanto meno inquietante. A tratti sembrava addirittura che una o l'altra delle pareti le si avvicinasse al punto di sfiorarle il viso. Finché dalle porzioni più lontane di quello stretto seminterrato cominciarono ad emergere i contorni di figure mostruose. Affluivano un attimo in superficie e subito dopo venivano reingoiate nell'oscurità in basso che, di fatto, sembrava produrle. Anch'esse – volendo attenersi alla più stretta razionalità – erano quasi certamente create dal tremolio della fiamma che proiettava vagheggianti ombre di quelle porzioni del corpo della ragazza che venivano via via illuminate; ma questa semplice considerazione non era sufficiente a scacciare l'impressione di angoscia che esse generavano. Né la loro repentina scomparsa, quando Alix raggiungeva il punto esatto dal quale s'erano affacciate, la rincuorava al punto di rallentare la frequenza dei battiti cardiaci, saliti già a 140 al minuto; per il semplice fatto che nuove sagome mostruose ne prendevano il posto, fluttuando 3 o 4 metri più in là.

Finalmente raggiunse l'estremità opposta di quel corridoio, al termine del quale, nuovamente sulla sinistra si innalzava una seconda scala simmetricamente identica alla prima. Ancora una volta la ragazza lasciò vincere l'impulso e iniziò a risalire i circa 15 gradini di legno, convinta che da un momento all'altro sarebbe stata accolta da un urlo lacerante o, peggio, da un sussurro roco, una litania mangereccia come quella che sobbolliva sulle labbra della strega mentre attendeva Hansel e Gretel. Uccia uccia uccia, sento odor di cristianuccia. Ma forse questa tiritera è in Pollicino. "Almeno m'avesse dato un'arma quel figlio di una lamiera arrugginita!" pensesclamò. Benché non fosse proprio certa che le armi da taglio riuscissero a lacerare il corpo di una strega. "Se non altro ho questo bastone nodoso e infiammato!" si disse per cercare di rinfrancarsi. "E se mi sta aspettando in cima alla scala con un secchio d'acqua che mi rovescerà addosso non appena le sarò a tiro?" Una corda di violino era sicuramente meno tesa della nostra eroina che in quel momento giunse all'ultimo gradino e non si beccò in testa né liquidi né cupi mormorii ancestrali. Anzi, quel che vide la lasciò alquanto sconcertata, perché sbucò all'interno di una cameretta di legno lucidato, piena di oggettini delicati. Su una mensola, ad esempio, c'era una lunghissima fila di anatroccoli in ceramica, cioè, riproduzioni minuscole di anatroccoli modellati in ceramica e laccati con pazienza da fraticello di clausura; una dozzina di paperelle che tenevano dietro a mamma anatra di qualche centimetro più grossa e con qualche strato di vernice in più. A fianco c'era una casettina, appesa ad una parete o, più precisamente, la sezione di una casettina, difatti si potevano scorgere gli interni di tutte le stanze, coi mobilucci intagliati in proporzione e persino gli abitanti-bambolotto accomodati su un divano a guardare la televisione, oppure in piedi a sfaccendare davanti al minuscolo lavello della cucina, oppure in poltrona davanti ad un camino illuminato se non propriamente acceso, con una minuscola pipa in bocca e un altrettanto microscopico libro nelle mani.

Alix continuò a girare lo sguardo per tutti i punti cardinali della stanza e finalmente, incastrato tra la finestra e il piede conclusivo del soffitto, inclinato a 45 gradi in quel punto, a causa della linea esterna del tetto, vide, in fase di risveglio l'essere umano femmineo ficcato sotto le coperte e chiaramente disturbata dall'intromissione semi-abusiva della ragazza dagli spumeggianti occhi viola.

«E tu chi sei, bella bambina? Come sei giunta fin qua?» domandò l'anziana signora (perché in effetti si trattava di un'anziana signora) con la voce alterata da qualche "ite" da raffreddamento (scegliendo a piacere tra laringite, faringite, tonsillite o financo bronchite, ma molto difficilmente polmonite).

«Sono Alix, m'ha spinto qui dentro l'armatura».

«Il vecchio Clavinal... » sorrise la donna. «Prende così tanto sul serio il suo ruolo di introduttore!... Alix: che strana variazione... bello comunque... »

«Ma sei tu la strega?» domandò la ragazza con una forte inflessione di incredulità.

«Ti sembra che assomigli in qualche modo ad una strega?» L'anziana signora si sollevò a sedere sul letto per mostrarsi meglio ed Alix scosse ripetutamente la testa. «In realtà – continuò a spiegare la donna – questo è l'antro della maga, della fattucchiera, o se vogliamo, molto più semplicemente, Nora la cuoca e l'erborista, ecco chi sono veramente io, ma Clavinal trova estremamente divertente la faccenda... » Alix mostrò uno sguardo intensamente dubbioso. «Sì, la faccenda della paura, cioè del far temere la presenza di chissà quale entità malvagia e poi ritrovarsi davanti una vecchina cordiale e indifesa».

«Non è che adesso ti trasformi in demone mostruoso e mi ficchi nel forno per mangiarmi?» Chissà perché ad Alix scappò detta una cosa del genere, ma tutto sommato non era inverosimile: presentarsi con quell'aria da santarellina per farle abbassare le difese e alla prima occasione colpire senza pietà, esattamente come accadeva nella favola di Hansel e Gretel.

«Sì, non sarebbe male come trovata, ma non ti preoccupare, non sei dentro una casa di marzapane ed io non mi nutro di esseri umani. Devo solo indicarti una porta, anzi, per la verità debbo mostrartene tre, ma tu devi essere in grado di aprire solo quella giusta, ne va della tua vita ragazzina!»

«Prima non sapevi neanche della mia esistenza e adesso si scopre che qualcuno ti ha assegnato un compito che riguarda proprio me?»

«In verità riguarda chiunque riesca ad entrare in questa stanza».

AlixWhere stories live. Discover now