Prologo

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Anche se nessuno se ne cura, c'è sempre un cristallo di neve che giunge a terra più velocemente degli altri.

La sera della prima nevicata dell'era ultramoderna, tale fiocco si depositò su una spiga della piantagione dei Winters.

Erano trascorsi pressappoco tremila anni dall'ultima volta che le terre fertili attraversate dal fiume Lownote si erano imbiancate. E, anche se nessuno si è mai domandato dove cadde esattamente quel primo fiocco di neve, tutti ricordano dov'erano in quell'istante: l'istante in cui ebbe inizio la glaciazione.

La piccola Camelie Venice Lambert era in una serra, raggomitolata tra un vaso di orchidee e una gabbia di canarini chiaramente innervositi dalla sua presenza. Il naso schiacciato contro il vetro appannato, le mani aggrappate ai sacchetti di concime, e l'adrenalina del gioco che assorbiva tutta la sua attenzione.

Ziv Karev, conosciuto nel ghetto come il padrino, si stava invece rollando una sigaretta di tabacco scadente nel sottoscala della locanda Statue of Liberty. La voglia sulla guancia nascosta da una frangia unta, le unghie nere intente a raschiare il fondo della scatoletta di metallo, e l'adrenalina del crimine che inebriava la sua mente solitamente lucida.

Mothusi Obasa iniziava l'ultimo turno serale della sua vita, premendo distrattamente un timbro elettronico su un'autorizzazione che avrebbe dovuto prima leggere. Gli occhi presbiti aggrediti da un accenno di congiuntivite, le dita nodose scosse da un tremolio inconsueto, e l'adrenalina del pensionamento imminente che minava la sua etica professionale.

Quella infausta notte d'inverno, Camelie Venice Lambert fu salvata da un cappottino consunto, Ziv Karev iniziò a trafficare qualcosa di ben più prezioso delle batterie al litio e Mothusi Obasa diede al circo il permesso di stabilirsi in città.  

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