6. Il premio più prestigioso (II)

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«Ci tengo a fare i complimenti a Sybil Greenfield per aver approfondito un argomento tanto spinoso. Non solo il suo coraggio intellettuale è encomiabile, ma, come avete sentito, è stata in grado di presentarlo con un'imparzialità invidiabile, persino per accademici con molta più esperienza alle spalle» stava dicendo in quel momento il preside, sorridendo impressionato alla ragazza.

Sybil, quello dunque era il suo nome, inclinò graziosamente il capo e ringraziò profusamente per i complimenti, come la più umile delle studentesse modello. Ma il preside non aveva ancora finito di lodarla.

«Il tuo progetto, Sybil, è chiaramente una spanna sopra gli altri».

Camelie si torturò il labbro inferiore e sbatté le palpebre freneticamente, aggrappandosi alla poca lucidità che aveva quel giorno. La fidanzata segreta di Kennedy Holsen non era dunque una sciacquetta qualunque, ma una secchiona che aveva presentato il progetto migliore della scuola? E soprattutto, perché, perché le loro presentazioni erano dovute capitare una dopo l'altra?

Non aveva ancora capito quale fosse l'argomento scelto da Sybil Greenfield e così picchiettò l'unghia dipinta di nero sull'elenco degli interventi. Fu costretta a rileggere il titolo due volte, perché non capiva come mai il preside avesse definito la ragazza coraggiosa. Il titolo del suo lavoro era infatti: "La ricomparsa degli schiavi: un'economia senza schiavitù è sostenibile?"

Stizzita, Camelie scoppiò a ridere. Sybil era dunque una di quelle ragazzine borghesi finte intellettuali che si riempivano la bocca di opinioni pretenziose sulla schiavitù, quando le sue piantagioni di famiglia, tanto quanto quelle dei Lambert, degli Holsen e di ogni altro studente della New Hope sarebbero fallite nel giro di mezza giornata se non fosse stato per le centinaia di schiavi che coltivavano la terra. Gli schiavi erano infinitamente più economici di qualsiasi altra forza lavoro, lo sapeva persino lei che non ne capiva niente - come aveva tenuto a sottolineare suo padre quella mattina.

Camelie considerava estremamente ipocrita sfoggiare certe opinioni per vincere un premio, quando, dietro ai recinti della sua proprietà, Sybil trattava probabilmente gli schiavi come qualunque ragazzo di buona famiglia: ignorandoli.

Livida dall'invidia per le lusinghe del preside e preoccupata che il suo progetto sarebbe sembrato estremamente triviale in confronto, Camelie si avviò giù per la scalinata dell'anfiteatro.

Proprio mentre incrociava Sybil sotto il palco, il preside prese nuovamente la parola per introdurre il suo lavoro.

«Il progetto successivo è di tutt'altro tenore. Camelie Venice Lambert è la testimonianza vivente che anche gli studenti meno dotati possono eccellere in qualcosa. Certo, ci tengo a ricordare a Camelie Venice e agli altri alunni poco studiosi, che alla vostra età coltivare gli hobby non dovrebbe però essere d'intralcio ai risultati scolastici».

Sybil mugugnò una risatina di scherno e scoccò all'altra ragazza uno sguardo di puro disprezzo.

Senza rendersi conto che avrebbe dovuto raggiungere il pulpito, invece che continuare a fissare la fidanzata segreta di Kennedy, Camelie rimase imbambolata, con decine di occhi puntati addosso. Vide Sybil Greenfield accomodarsi qualche fila davanti a dove era seduto Kennedy e voltarsi una frazione di secondo per rivolgergli un cenno di intesa. Nel cogliere l'occhiata lampo, ma molto intensa, tra i due, Camelie realizzò perché non si era mai accorta che Kennedy e Sybil fossero una coppia: a scuola avevano giri diversi ed erano estremamente attenti a non farsi vedere insieme. Camelie aveva osservato da lontano Kennedy Holsen per quattro anni e non le era sfuggita nessuna delle ragazze che gli ronzava intorno. Eppure, fino a qualche giorno prima, non aveva mai visto né sentito nominare Sybil Greenfield.

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