Capitolo 2

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Due giorni, ecco quanto ci impiega Taranee a ricacciarsi nei guai.

Dopo una lite furiosa avuta prima con me e poi con suo padre, è andata via, ha detto che sarebbe rimasta a casa della sua migliore amica per due o tre giorni. La lite furiosa non è stata iniziata da me però, ho provato a parlarle con la calma, a spiegarle che qualsiasi cosa stia facendo danneggia solo se stessa, la verità però come si suol dire, fa male, perciò ha reagito in modo eccessivo.

Ho chiamato la sua migliore amica poco fa e mi ha detto che non era con lei, non ci è mai andata, perciò mi sono data da fare e ho chiamato alcuni dei suoi altri amici per vedere se sapessero dove fosse. Risultato? Taranee ha strinto delle amicizie nel Bronx ed è lì che è stata in questi due giorni, frequenta l'Ares già da tempo.

«Perché diavolo viene nel Bronx? Ha messo sottosopra Manhattan e ora vuole cominciare con il Bronx? Ha istinti suicidi a quanto pare.» Kenny si sistema in modo nervoso la coda di cavallo che tiene stretti i suoi capelli scuri, si, si è negata di farmi venire fin qui da sola.

A quanto pare a differenza di mia sorella, McKenna si preoccupa per me.

«A Manhattan tutti conoscono suo padre, credi che le venderebbero mai della droga? Sanno a cosa vanno incontro.» le dico, mentre continuo a prestare attenzione alla strada.

Andare all'Ares è l'ultima cosa che vorrei adesso, mi tocca farlo però, perché Milton è da ieri che chiama Taranee senza ricevere risposta, ha chiesto a me se l'avessi sentita e gli ho mentito dicendogli di si, che non voleva parlare con lui perché era arrabbiata, mi ha creduto però mi ha ordinato di convincerla a tornare a casa. Se sapesse dove e con chi si trova in questo momento, finirebbe in tragedia.

«Credi che venga nel Bronx per la droga?» mi chiede Kenny con gli occhi spalancati per lo stupore, insomma è di Tara che parliamo, per noi è ancora la ragazzina di quindici anni che voleva tatuarsi la faccia di Justin Bieber.

«Non vedo altri motivi.»

Mentre spingo leggermente sull'accelleratore do un'occhiata al vestitino leggero bianco a fiori che indosso, non è decisamente l'abbigliamento adeguato per andare all'Ares, non che ci sia un dress code però mi sentirò fuori luogo ma ci sono abituata ormai.

«Tua sorella ha davvero bisogno di essere rimessa in riga e detto da me vuol dire che la situazione è grave.»

Non posso di certo dar torto alla mia migliore amica, sto perdendo le redini con Tara ormai e non so proprio come comportarmi, è sempre stata una ragazzina ribelle, prima però appunto erano bravate di una ragazzina, più che passabili, ora c'è di mezzo la droga e no, non credo che si conceda solo delle canne una volta e ogni tanto.

«Pensi che non lo sappia Kenny? Non so più cosa fare con lei, però non posso dire ciò che combina a suo padre, non posso dargliela in pasto così.»

«Hai vent'anni e una responsabilità più grande di te Ava, non sei sua madre.» dice e anche questa volta ha ragione ma Tara è l'unica famiglia che ho, farei di tutto per lei.

«Sono sua sorella.»

«Sei una giovane donna che dovrebbe pensare a godersi la vita, non a rimediare ai casini della sorella minore.» e con questo mi zittisce del tutto, sia perché non so cosa ribattere che perché ho appena parcheggiato fuori all'Ares.

«Tu la immagini la sorpresa dipinta sulla faccia del motociclista detto mister finezza non appena ti vedrà qui? Com'è che ti aveva chiamata? Acqua santa?»

«Non mi ricordavo neanche di lui fin quando non l'hai nominato.» bugia, enorme bugia Avalyne, «E poi, non m'interessa, sono qui per Tara.» questo è vero, «Cercheremo di non dare nell'occhio.»

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