Capitolo 2

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Hai smesso di bere

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Hai smesso di bere.

Hai smesso di bere quella merda, perciò porta il tuo culo lontano da qua.

Continuo a ripetermi davanti all'entrata del mio club, è notte fonda, dovrei essere da qualsiasi altra parte, ma non qui. Se entro adesso, se prendo da bere, mando a fanculo tutto ciò per cui ho lavorato nell'ultimo anno e mezzo.

Ha il colore dei miei occhi e la forma dei suoi.

Continuo a ripetermi anche questo, perché cazzo, da quando li ho rivisti non riesco a smettere di pensarli.

Ma a chi voglio prendere per il culo? Non c'è stato un solo cazzo di momento in cui la mia mente non è volata a loro in questi due anni e sette mesi.

Ho contato ogni giorno, ogni fottuta ora, ogni cazzo di minuto e secondo da quando lei è andata via. Da quando io le ho suggerito di farlo.

E cercando di annegare il dolore, di placare le voci nella mia testa e la furia che mi scorreva nelle vene, sono quasi diventato un alcolizzato di merda.

«Che fai, non entri?» la mia testa scatta in automatico in direzione di Goldy.

Sta lontano anche da Goldy, sei fuori di te in questo momento e sei riuscito a tenere il tuo uccello lontano da lei per quasi tre anni. Non mandare tutto a puttane, fai marcia indietro e vattene.

«Ho altro da fare.» mi limito a dirle, senza aggiungere molto altro, perché non sono cazzi suoi ciò che devo o voglio fare.

«Tipo cosa? Andare a pregare in ginocchio che fiorellino ti perdoni?»

Guarda tu questa stronza.

Mi guarda con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso nel mio, anche se dalla sua espressione, credo abbia capito che ha esagerato.

E non mi piace quando la gente esagera o si prende il diritto di dire la sua sui cazzi miei.

«So che mi stai stuzzicando perché vuoi che ti ficchi l'uccello in bocca per zittirti, è ciò che fai da una vita. Ma non succederà, perciò o ti togli dal cazzo o inizierò a dirti cose molto cattive anch'io.»

Sono bravo a far piangere le persone, a ferirle in ogni senso possibile e immaginabile.

Sono stato bravo a ferire lei.

Spingo i miei pensieri in un cazzo di cassetto creato a posta per metterli a tacere, anche se a volte non sembra funzionare molto.

«Ha tenuto tuo figlio, tu lo sapevi?» mi chiede, guardandomi e basta, nessuna sfida nella sua voce.

Lascia cadere le braccia ai lati dei suoi fianchi e sono tentato di dirle di farsi i cazzi suoi.

«Sì.» rispondo però, sorprendendo lei e anche me per averlo fatto.

CAIROWhere stories live. Discover now