0. PROLOGO

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WILLA

Cara Willa,

se potessi vedermi adesso rideresti di me. Sono patetico. Ti scrivo delle lettere che so non leggerai mai e lo faccio perché non so in che altro modo comunicare con te. So di non poterti parlare davvero, perché mi cacceresti a calci.

Cara Willa, so che non vuoi parlarmi e che ho sbagliato tutto con te e con questa storia delle lettere e della corrispondenza. So anche di aver fatto molto peggio e di aver tradito la fiducia che avevi nelle cose belle. So che pensi che io non possa capire, invece capisco e soffro, sento un dolore nel petto che mi fa venire da vomitare ogni volta che provo a respirare normalmente. Anche questo ti farà ridere, vero? Io che sento dolore. Eppure sto male e mi sento morire ogni volta che fingi che io non esisto.

Cara Willa,

ho sbagliato.

Mi manchi.

Perdonami.

Cara Willa,

ti prego,

scrivimi ancora.

Atlas

Prendo i biglietti dalla cassetta postale e li strappo, li getto nel cestino all'angolo. Non posso credere che uno come lui potesse dispiacersi e scusarsi con una come me. Me ne sono tenuta alla larga e, se avessi continuato a farlo, non avrei conosciuto il dolore. 

Prendo un foglio dallo zaino e cerco una penna nell'astuccio, poi salgo in auto e guido fino a casa sua. Ormai lo so, so chi è e so che mi ha preso in giro per mesi, ridendo delle cose che confidavo a una persona della quale avrei dovuto fidarmi. 

Le sue lettere me l'hanno confermato e vedere tutte quelle che non ha spedito mi mostra solo come questa storia sia stata un disastro fin da subito. Se ripenso a quei momenti, non so se ridere o piangere.

Mi stavo innamorando di Atlas in quel periodo, quindi sono sempre stata innamorata di lui. Parlare con lui mi piaceva, era una delle poche cose della mia vita che non mi faceva schifo e detesto il fatto che me l'ha tolta. Lo odio con tutta me stessa per questo modo di scegliere per tutti e due che ha. 

Odio che sia così difficile riuscire a farlo ora che so tutte quelle cose. Inchiodo davanti alla villa alla fine dell'isolato, afferro carta e penna e mi chino sul cruscotto per scrivere.

Caro Atlas,

vaffanculo.

Ti odio,

Willa

Scendo dall'auto e infilo il biglietto nella cassetta della posta, poi mi volto verso la finestra della sua camera, trovandolo lì ad osservarmi. Solleva una mano e mi saluta, ricambio con uno sguardo prima di salire a bordo della mia auto.

Caro Atlas, ti odio con tutta me stessa e non ti perdonerò mai.

Ti odio.

Mi manchi.

Vai all'inferno.



***

Ecco il prologo, è un po' corto e Willa sembra un po' cattiva, ma piano piano capirete le sue ragioni. Commentate, votate e seguitemi! 

Love, Thea

DEAR WILLAWhere stories live. Discover now