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KAYDEN

Kennedy entra in cucina con i capelli ancora umidi, siamo rientrati a casa stamattina e abbiamo dovuto affrontare mamma che era fuori di sé dalla rabbia. Kennedy era ancora ubriaco, ho dovuto guidare io e penso che nel vederlo fuori controllo mia madre abbia rischiato un aneurisma.

A dire il vero, ho provato un piacere perverso nel vedere mio fratello ubriaco. Kennedy era troppo confuso per i postumi della sbronza per affrontarla, mi sono fermato in cucina con lei e le ho permesso di dare sfogo alla sua delusione. 

Papà ha capito che era troppo anche per lui e se l'è data a gambe, sono tre anni che si fa vedere solo a Natale e da quel momento mamma ha aumentato la sua pressione su Kennie, rendendogli la vita un inferno. 

Il fatto che ieri sera si sia lasciato andare è una cosa buona, anche se c'è implicata Willa Woods. Osservo mio fratello versarsi una tazza di caffè e prendere un analgesico. Mamma lo guarda scuotendo la testa.

«Sono molto delusa, Kennedy».

Stringo i pugni sul bancone, mamma mi fulmina con lo sguardo e mi apre le dita con la forza. Il gesto non sfugge a mio fratello che si limita a serrare la mascella.

«Sei delusa perché invece di mettermi alla guida da ubriaco ho preferito dormire da August?»

«Non avresti dovuto proprio bere!»

«Mamma» ringhio.

Kennedy sbatte la tazza nel lavello e solleva le mani, il viso è paonazzo ed è la prima volta che vedo mio fratello rispondere a mia madre.

«Lui però può, vero?» urla. «Mi mandi a una festa piena di adolescenti ricchi e annoiati, io stesso sono un adolescente, e pretendi che stia in un angolo a vigilare su mio fratello come se non mi meritassi di divertimi anch'io».

Cazzo, sì. Non so da dove esca questo coraggio, ma è esattamente ciò che mia madre merita di sentirsi dire.

«Sei andato a quella festa con un compito preciso, Kennedy. Mi aspetto molto da te, ricopri un ruolo importante in questa famiglia».

Kennie fulmina mia madre con lo sguardo e inforca gli occhiali da vista, sembra voglia fuggire e non lo biasimerei onestamente. Mia madre si sta comportando come una psicopatica.

«Io non sono la maledetta ombra di Kayden! È lui quello...»

«Attento a come parli di lui» lo avverte lei.

Mi alzo e mi metto in mezzo, è arrivato il momento di intervenire.

«Adesso basta, mamma. Kennedy fa sempre quello che desideri, lascialo libero di vivere la sua vita».

«Ma lui non...»

Kennedy tira un calcio allo sgabello sul quale era seduto.

«Anch'io sono tuo figlio! A volte mi chiedo cosa diavolo ci faccia in questa famiglia».

Esce dalla cucina e afferra le chiavi dell'auto. Stringo di nuovo i pugni e mia madre lancia uno sguardo a lui e alle mie mani, è combattuta e so già chi sceglierà, per questo invece di smetterla affondo le unghie nei palmi. Abbasso lo sguardo e vado avanti fino a quando non compare il sangue.

«Kayden, smettila».

«Devi fermarlo».

«Lui se la cava da solo».

«Ha i postumi di una sbronza e si sta mettendo al volante, mamma. Va' da lui».

Ma mia madre viene da me, mi afferra i polsi e cerca di obbligarmi ad aprire i palmi. Mi divincolo dalla sua stretta e la supero. 

DEAR WILLAWhere stories live. Discover now