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WILLA

La maggior parte dei liceali americani attende l'arrivo dell'ultimo anno con impazienza, pianificando nel minimo dettaglio gli eventi ai quali partecipare, poi ci sono io. Per iniziare, alla Weston High ci vado solo perché ho una borsa di studio. 

Non mi potrei mai permettere una retta come quella che pagano la maggior parte dei miei compagni di classe. Io e mamma ci siamo trasferite da Atlanta a Weston – a un'ora di distanza - quando avevo cinque anni e lei ha iniziato a lavorare per un servizio di catering. 

Una delle donne per le quali lavorava aveva una figlia che frequentava la Weston High e propose a mia madre di presentare una domanda formale per ottenere una borsa di studio completa. La accettarono. Ancora non sapevo che quello sarebbe stato il giorno peggiore della mia vita. Scendo dall'auto e sbatto lo sportello, il fuoristrada di mia madre è un catorcio arrugginito e ricoperto di adesivi. 

Lavorando lei soprattutto di sera, posso usarlo per venire a scuola e risparmiarmi i mezzi pubblici. Mi sistemo la giacca della divisa e prendo un respiro profondo mentre mi incammino verso Tara, la mia migliore amica. Sollevo una mano in segno di saluto, lei ignora la mia difficoltà con il contatto fisico e mi lancia le braccia al collo.

«Ci credi che siamo all'ultimo anno?» esclama.

Sorrido e ricambio l'abbraccio prima di mettere la giusta distanza tra di noi.

«Grazie a dio, non vedo l'ora di salutare per sempre questo inferno».

Tara sospira e mi prende a braccetto, trascinandomi all'interno. Vorrei piantare i piedi sull'asfalto e piagnucolare come una bambina, ma so che questo attirerebbe solo l'attenzione dei Tigers. 

 Non ho voglia di uno psicodramma adolescenziale in piena regola. Superiamo le doppie porte in mezzo alla confusione degli studenti che si riabbracciano e si raccontano della loro fantastica estate, Tara mi parla di un tizio che ha conosciuto in campeggio in Oregon e che sta sentendo da quando è tornata a casa un mese fa, io annuisco di tanto in tanto fingendomi interessata. 

Il cuore mi pompa così velocemente che temo tutti quanti possano sentire il rumore e non riesco a fare a meno di guardarmi intorno alla ricerca dei Tigers e delle cheerleader. Mi avvicino al mio armadietto e compongo la combinazione che mi ha fornito la segreteria per e-mail qualche giorno fa, per poi inserire la mia.

«Mi stai ascoltando?»

La voce di Tara mi fa sussultare.

«Ma certo, Tom dell'Oregon è un figo pazzesco».

«Io stavo parlando del nostro ultimo anno. Voglio che sia da ricordare, epico nel vero senso della parola. Farò tutto quello che si deve fare prima di andare al college e tu sarai con me. Inizieremo con la festa a casa di August sabato sera».

La osservo con espressione sconvolta.

«Sei impazzita, per caso?» esclamo.

«Mai stata meglio. È ora di sbocciare, fiorellino».

Si scosta i capelli biondi dal viso e sorride, gli occhi azzurri brillano di eccitazione.

«Non sono un fiorellino e non ho intenzione di sbocciare».

Curva le labbra verso il basso.

«Andiamo, è solo una festa, magari anche loro sono cambiati» protesta.

«August, Tara? Mi ha chiusa dentro il bagno dell'auditorium a inizio estate. Ho avuto un calo di pressione e sono svenuta, mi hanno ritrovata solo perché a mia madre serviva l'auto per andare al lavoro e ha avuto l'intuito di vedere se fossi ancora a scuola» le ricordo, citando solo una delle stronzate che ho dovuto sopportare.

«Sono giocatori di football, lo sai che non hanno cervello».

«Beh, io passo».

Sbatto l'armadietto e sussulto quanto mi ritrovo davanti Chelsea Logan, capitano delle cheerleader e stronza numero uno della Weston High. Gemo e mi scosto i capelli dalla fronte, il suo sguardo punta sulla mia camicetta e io vorrei tirarle in testa la pila di libri che tengo tra le mani.

«Hai messo su qualche chilo, Willa? Quella camicetta non terrà».

«Ciao, Chelsea».

La aggiro e la supero, lasciandomi alle spalle anche Tara. Chelsea è la figlia di lucifero in persona ed è stata troppo morbida nei miei confronti, è un buon motivo per fuggire a gambe levate.

«Willa, aspetta!»

Tara mi chiama, ma io accelero il passo. Perché conosco Chelsea, August, i Tigers e questa scuola. Conosco ognuno di loro e so di non essere la benvenuta dal primo giorno in cui ho messo piede qui dentro. Infatti, non sono così attenta come dovrei, e per ascoltare la voce della mia amica non guardo dove sto andando. Inciampo e mi ritrovo a terra con il fondoschiena in vista e i libri sparsi sul pavimento. So di avere le guance paonazze e vorrei sotterrarmi. Tara mi raggiunge e si inginocchia per aiutarmi.

«Oddio. Fatti aiutare».

«Lascia stare, è tutto ok».

Mi inginocchio e mi chino per raccogliere i libri dal pavimento, in quel momento il bottone della mia camicetta decide che è troppo anche per lui e si stacca. Chelsea fischia e scoppia a ridere, poi mi raggiunge prendendo sottobraccio il peggior stronzo sulla faccia della terra. Ogni cheerleader ha un quarterback a cui attaccarsi, giusto? Lei ha il suo: Kayden Lancaster. Il migliore amico di August.

«I dolci devi venderli, Willa, non mangiarteli di nascosto quando non ti vede nessuno. Avrai messo su almeno cinque chili negli ultimi due mesi, è disgustoso» esclama lei.

Tara ringhia un'imprecazione tra i denti e cerco di richiudere la camicetta e rialzarmi, ma i libri pesano e senza un aiuto non ci riesco. Ho gli occhi di tutta la scuola puntati addosso e mi viene da vomitare. 

Ha ragione Chelsea, ma non sono solo gli ultimi chili presi durante le vacanze estive il problema. Sono in sovrappeso da sempre e pesare quasi ottanta chili al liceo non è divertente come avere quel peso in una commedia romantica. 

Vengo bullizzata da tre lunghissimi anni e il loro modo di ferirmi non fa altro che farmi venire ancora più voglia di mangiare fino a vomitare. Sto ancora riflettendo su come alzarmi senza cadere di nuovo davanti a tutti quando Kayden si fa avanti, punta i suoi occhi verdi nei miei e mi fissa senza nessuna emozione. A volte credo che non sia umano. 

Mi porge una mano in segno d'aiuto. Mi stanno fissando tutti, se rifiutassi sarei un'idiota, ma non mi fido di Kayden Lancaster.

«Prendi questa mano, sfigata. Non ho tutta la mattina».

Trattengo un'imprecazione e afferro il suo palmo, ma appena mi do la spinta per alzarmi ecco che lui mi lascia andare e cado di nuovo, scatenando le risate di tutti.

«Mai fidarsi del nemico, Willa Woods».

Chelsea scoppia a ridere e io sollevo il dito medio nella loro direzione.

«Fottiti, Kayden» sbotto.

«Anche tu vorresti tutto ciò che disprezzi, lo sappiamo tutti».

Dopodiché se ne va, lasciandomi lì con le guance rosse d'imbarazzo. Afferro la mano di Tara e mi alzo, poi mi chiudo in bagno per rimediare al piccolo atto di ribellione del mio bottone. Una festa da August per inaugurare l'anno scolastico? Neanche morta.



***

Ecco anche il primo capitolo! Votate, commentate e seguitemi!

Love, Thea


DEAR WILLAOn viuen les histories. Descobreix ara