Capitolo Bonus

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KAYDEN

Willa mi lancia uno sguardo interrogativo quando tiro fuori la valigia dall'armadio. La apro e inizio a gettarci dentro tutto quello che trovo. Maglioni, sciarpe, calzini e pigiami. Intimo sexy, perché dopotutto nella vita ci sono delle priorità.

«Ma cosa stai facendo?»

Sollevo gli occhi su di lei e deglutisco rumorosamente. Il mio sguardo si incatena alla scollatura del suo vestito di lana, poi scende fino alle gambe e sui suoi fianchi. Mi lecco le labbra e mi schiarisco la gola.

«Partiamo» la informo.

Lei sgrana gli occhi e si scosta i capelli scuri dalla fronte.

«Partiamo?» sbotta. «Ma oggi è la Vigilia di Natale! Dove andiamo? Che ne è stato del Natale in famiglia?»

La confusione sul suo volto mi fa quasi scoppiare a ridere. Chiudo la valigia e la trascino fino alla porta, poi prendo il suo cappotto e glielo sistemo sulle spalle. Willa mi fissa come se fossi fuori di testa, la fronte corrugata e le labbra arricciate in una smorfia.

«Abbiamo altri piani, staremo comunque in famiglia» la rassicuro.

«Ma la tua famiglia è qui».

La attiro al mio petto e abbasso lo sguardo su quella bocca rossa e piena, il bisogno di baciarla mi fa quasi tremare.

«E la tua è a Boston».

Un piccolo respiro tremante lascia le sue labbra.

«Andiamo a Boston da mio padre?»

«Abbiamo un volo tra un'ora».

Lancia un urlo eccitato e mi getta le braccia al collo, la sollevo e premo le labbra sulle sue per un rapido bacio.

«Non posso crederci, sei pazzo».

«Stiamo facendo tardi».

«Il mio regalo non è minimamente paragonabile a questo, maledizione».

Avvampa e pagherei per premere le dita su quelle guance rosse e sentirne il calore, ma la mia malattia me lo impedisce. Non sento il dolore, il calore e il freddo. Non sento nemmeno più gli odori e il mio tatto è andato a puttane quasi del tutto, ma quando la tocco ho come l'impressione di poterla percepire con tutti i miei sensi. Willa è un amplificatore di emozioni. Mi basta toccarla per esserne pervaso, è come se fossi attraversato da una scossa. Forse è per questo che ho perso la testa per lei, perché è l'unica persona che è stata in grado di farmi sentire davvero qualcosa. Le scocco un bacio sulla fronte, poi mi allontano mentre lei si chiude il cappotto e prende la borsa dal ripiano della cucina. Il monolocale di mio padre è casa nostra da quando sei mesi fa siamo venuti a viverci insieme, mi sembra ancora incredibile essere qui.

«Mi vengono in mente uno o due modi in cui puoi sdebitarti più tardi».

Alza gli occhi al cielo e mi supera. Afferro la valigia e la seguo, non mi sfugge il rossore sul suo collo. È una sfida enorme resistere alla tentazione di trascinarla dentro e spogliarla.

***

A Boston, la neve ricopre le strade e il vento soffia gelido. Willa mi stringe la mano sul sedile del taxi mentre si muove impaziente sulla pelle logora. Mi ha ripetuto almeno dieci volte che è in pensiero per sua madre che passerà le feste da sola, non le ho confessato che la mia sorpresa include anche lei solo perché ormai sono maledettamente allenato. Giuro che, se il viaggio dura altri dieci minuti, glielo dico.

«Chissà come se la passa mamma» mormora di nuovo.

«Da quando sei diventata così paranoica?»

«E tu da quando sei così gentile? Ricordo un principe crudele che si divertiva a darmi il tormento».

DEAR WILLAWhere stories live. Discover now