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WILLA

Sarà un anno lunghissimo, me ne rendo conto mentre cammino verso l'aula del corso di letteratura inglese e Tara non fa altro che parlare di Logan. 

Che problemi hanno le ragazze con i giocatori di football? Perché diavolo non riescono a stare lontane da loro? 

La cosa spaventosa della popolarità è che non puoi sapere in che modo la acquisirai. Io sono diventata popolare perché sono esattamente tutto ciò che loro non vogliono essere. Se Kayden non avesse diffuso su internet le pagine del mio diario segreto in terza media, forse non saremmo a questo punto. Ma io l'ho dimenticato a scuola e lui l'ha trovato, perciò la colpa è mia quanto sua. 

Quell'episodio mi ha insegnato che un piccolo errore può segnare la tua vita per sempre, tanto più se c'è di mezzo un atleta popolare con un cuore di ghiaccio. Seguo Tara e accelero il passo, controllo di aver preso tutti i libri dall'armadietto e cerco di recuperare il filo del discorso. Negli ultimi giorni ho analizzato l'episodio della festa nella mia mente a oltranza. 

Il ragazzo misterioso mi ha toccata al buio e mi ha presa in contropiede, ma io non sono sicura di avergli esplicitamente detto che la situazione mi metteva a disagio e resto ancora confusa sull'intera faccenda. 

Mi sono convinta a lasciare perdere, perché se mi ci arrovello rischio di impazzire. Forse sto già impazzendo, le mie coetanee non perderebbero tempo ad analizzare una cosa del genere. 

 Sbatto le palpebre e guardo la mia amica. Si vede con Logan dalla sera della festa, non è assolutamente un tempo valido per definirla una relazione, ma siamo al liceo. Qui tutto nasce e muore a una velocità inafferrabile.

«Aspetta, mi stai dicendo che Logan ti ha chiesto l'esclusiva?»

Mi calo gli occhiali sul naso e la seguo mentre entra nell'aula di letteratura inglese. L'insegnante è in ritardo e nessuno è seduto al proprio posto, tranne Kennedy. 

Mi lascio cadere accanto a lui, Tara si siede sul mio banco e non mi sfugge lo sguardo di Kennie che segue la stoffa della sua gonna che si solleva. Anche oggi non porta gli occhiali ed è spettinato.

«Vuole l'esclusiva e la voglio anche io» replica la mia amica.

Kennedy si irrigidisce al mio fianco.

«Siete usciti due volte, Tara».

«Siamo al liceo. Non ho intenzione di uscire con qualcuno per mesi prima di decidere se faccia per me o meno».

Kennedy si schiarisce la voce e penso che stia per dire qualcosa, ma resta in silenzio mentre afferra una penna e scrive la data di oggi sul suo blocco d'appunti. Sospiro e torno a fissare Tara negli occhi.

«Non sarò io a contraddirti, stai attenta».

«Potrai assicurarti delle sue buone intenzioni alla festa di sabato».

Gemo e ringrazio l'insegnante che entra in classe proprio in quel momento. Tara salta giù dal banco e si siede due file davanti a noi, facendo il gesto con la mano che indica che parleremo dopo. Annuisco e mi avvicino a Kennie, è rimasto in silenzio tutto il tempo.

«Tutto bene?» bisbiglio.

«Più o meno».

«Mi dispiace per lei» sussurro.

Lui scrolla le spalle e accenna un sorriso. È davvero un bel ragazzo e non posso credere che la mia amica non lo veda. Ha un anno in meno di noi, è vero, ma non significa nulla. È che non incarna lo stereotipo perfetto del liceo e quindi per lei non è degno di considerazione.

«Mangi con me a pranzo?» mi chiede.

Annuisco e gli strizzo l'occhio.

La professoressa attira la nostra attenzione scrivendo qualcosa al centro della lavagna, mi sporgo per leggere meglio e aggrotto la fronte quando leggo la parola Dear.

«Bene, vi starete chiedendo cosa significa» esordisce. «Vi avevo parlato di un progetto al quale avremmo lavorato quest'anno ed ecco la parola chiave. Di solito vi assegno un lavoro di gruppo o di coppia, quest'anno ho deciso di farvi fare qualcosa di più personale e che possa lasciarvi un ricordo indelebile alla fine dell'ultimo anno. La Weston High ha preso parte a un progetto con un'altra scuola del territorio, verrete abbinati a un amico di penna con il quale dovrete scambiarvi delle lettere ogni settimana. Sarà tutto anonimo, dalla vostra identità alla scuola che frequentate. Alla fine dell'anno scolastico, organizzeremo una festa in occasione della quale potrete conoscervi».

Sbatto le palpebre per la confusione e noto che i miei compagni mostrano la stessa espressione.

«A quale indirizzo le spediremo?» chiede qualcuno.

«Le spedirò io. Ovviamente gli insegnanti conoscono le due scuole e faranno da tramite. Oggi riceverete il nome del vostro amico di penna e potrete scrivere la vostra prima lettera. Userete solo il vostro nome, niente cognomi».

Alzo la mano e ignoro le occhiate infastidite del resto della classe.

«Sì, Willa?»

«Qual è lo scopo del progetto?» domando.

Lei scrolla le spalle e si appoggia al bordo della scrivania.

«Deve esserci per forza uno scopo didattico? Lo scopo è fare un'esperienza formativa, anche se non prevede lo studio di alcune nozioni, e conservarne il ricordo».

L'idea non è male, lo ammetto, ma c'è qualcosa che mi spinge a pensare che parlare con uno sconosciuto è una pessima idea.

«Vi divertirete» ci rassicura. Poi prende una serie di bigliettini e si mette a distribuirli. Quando arriva al nostro banco ne lascia cadere uno per me e uno per Kennedy. Lo sollevo e leggo il nome scritto sul mio.

«Atlas?» borbotta Kennie.

Mi sporgo verso di lui e sorrido.

«Carly?»

Scoppiamo a ridere e torniamo a fissare l'insegnante.

«D'accordo, avete mezzora di tempo per scrivere qualcosa al vostro nuovo amico di penna. Non dovete per forza presentarvi, basta anche solo un saluto che faccia capire che tipo di personalità avete. Quando avete finito, ponete il biglietto nella scatola sulla cattedra. Li spedirò domani».

Abbasso lo sguardo sul mio foglio e mordo il cappuccio della penna, poi decido di buttarmi.

Caro Atlas,

sono Willa e odio il liceo.

Tu cosa odi?


***

Ciao fiorellini, ecco un nuovo capitolo! Commentate e consigliate la storia, come sempre!

Thea

DEAR WILLAWhere stories live. Discover now