Capitolo 4

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Erano ormai giorni che Hanna non riusciva a dormire. La scena dei sotterranei le era rimasta impressa come un chiodo fisso nella mente, irremovibile. Scoprì le pesanti lenzuola e si alzò dal letto. Aveva bisogno di camminare. Quella notte faceva meno freddo, ma non abbastanza da lasciar aperta la finestra attraverso cui la luce argentea della luna arrivava al centro della grande stanza. Indossò la vestaglia di seta poggiata sulla sedia della scrivania, mise le pantofole ed uscì silenziosamente dalla camera. L'aveva fatto già diverse volte, anche se era vietato per evitare che qualcuno si perdesse nel palazzo. Probabilmente c'erano zone che nemmeno lei conosceva, magari qualche passaggio segreto. Si fece strada per i corridoi con una piccola torcia, prestando attenzione ai pochi domestici che girovagavano ancora per la residenza. Il silenzio era interrotto solamente dal ritmo dei suoi passi leggeri.

Non seppe ben dir quanto tempo passò, ma ad un certo punto si ritrovò di fronte alle scale che portavano ai sotterranei. Poté riconoscerle dalle pareti più trascurate rispetto a quelle degli altri corridoi e dalle torce spente ai lati. Era l'unico luogo del palazzo lasciato esattamente com'era centinaia di anni prima. Iniziò a scendere i gradini uno ad uno titubante, mentre lentamente l'oscurità l'avvolgeva, lasciandosi guidare dal cono di luce emesso dalla torcia nella sua mano. Non sapeva perchè lo stesse facendo, forse era spinta dalla curiosità verso quel luogo o dalla voglia inspiegabile di parlare con la donna dell'altra volta. Quello sguardo non sembrava appartenere ad una cattiva persona, ma più che altro a quello di qualcuno spaventato e che aveva perso tutto.

Arrivò alle celle. Questa volta c'era solo una torcia a far luce su Rosie. La donna giaceva su una branda di legno, coperta fino alla testa e girata verso il muro. La ragazza rimase guardarla per qualche secondo, quasi come se si aspettasse qualcosa da lei. Ma cosa sto facendo? Pensò osservando il luogo circostante. Sarebbe finita nei guai se l'avessero scoperta, quindi si voltò e fece per andarsene.

-Chi sei?- Disse la donna ancora avvolta dalle coperte con un tono più fermo di quanto Hanna si aspettasse. Lei si girò e si riavvicinò alla cella. Voleva sapere la sua versione dei fatti.

-Io... Sono Hanna Mason- Mormorò appena, quasi intimidita. L'altra si alzò lentamente e guardò la ragazza dritto negli occhi. Nonostante fosse lei quella fuori la cella, quando i loro sguardi s'incontrarono, ad Hanna sembrò piuttosto il contrario. Quella donna aveva qualcosa di speciale.

-Tu... Sei la figlia di Marcus. Cosa vuoi?

Quegli occhi color nocciola emanavano adesso non più paura, ma intraprendenza e decisione. Hanna fece un respiro profondo e poi parlò.

-Cos'hai fatto per finire qui?- Chiese indicando con una mano il luogo attorno a sè. La donna scosse leggermente il capo e rispose con una piccola risata mentre andava a sedersi sul letto.

-Mi trovi divertente?- Aggiunse questa volta leggermente irritata. Rosie tornò seria e riprese a guardala negli occhi. Sembrava quasi provasse compassione per la ragazza.

-Non ti hanno raccontato nulla, vero?- Pronunciava quelle parole quasi sussurrandole per paura che qualcuno le potesse sentire.

-Di cosa stai parlando?- Rispose la ragazza, incuriosita.

-Povera, sei dalla parte sbagliata della scacchiera e nemmeno te ne rendi conto- Continuò mormorando con lo sguardo basso.

-Si può sapere di cosa parli?- Disse con rabbia. Quelle parole erano senza senso, eppure lei voleva scoprire cosa ci fosse dietro quella frase. Rosie si alzò di scatto e si avvicinò alla ragazza, serrando le mani sulle sbarre.

-Non ti fidare dei Custodi, sono malvagi e non sai di cosa sono capaci- Scandì quelle parole col viso a pochi centimetri dal suo. La ragazza rimase esattamente dov'era, finché non incominciò a sentire alcune voci provenienti dal buio corridoio alle sue spalle. I domestici dovevano averla sentita, aveva poco tempo. Si voltò alla ricerca delle luci emesse dalle loro torce, ma non c'era nulla se non l'oscurità. Erano ancora lontani.

I custodi del tempo: ContinuumWhere stories live. Discover now