Capitolo 9

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Mentre le fiamme divoravano con rapidità l'edificio, Mark seguiva Matthew per le vie di Venezia. Si facevano strada tra gli stretti vicoli, cercando di allontanarsi il più possibile da quel luogo; Erik Thawne ormai era morto, ma non se n'erano andati a mani vuote.

-Ventiquattro, dieci settembre, Londra, 1885...- Disse Matt dolorante continuando a tenere una mano sul braccio ferito. Per fortuna era solo un colpo di striscio, ma agli occhi di Mark, e contando l'espressione di dolore dell'amico, doveva fare molto male. -Alla fine è andata bene.

-Hai soltanto incendiato un palazzo, giusto.- Rispose lui mentre camminava al suo fianco con passo veloce. -Che fine ha fatto la tua maschera?- Gli chiese rendendosi conto solo allora che il compagno non la teneva da nessuna parte.

-Te l'avevo detto io che ogni runa ha un potere. La mia è Sol, rappresenta il focolare. Per il resto... Ho avuto un contrattempo.- Mormorò vago per poi guardarsi intorno; il vicolo da dove erano sbucati tramite il portale doveva trovarsi da quelle parti. -Ho incontrato uno strano tizio, era un viaggiatore anche lui.

-Un Custode?- Domandò prima di superare un piccolo ponte di pietra. Quella zona più buia della città era decisamente lontana dal centro ancora in festa, ma si poteva udire dalle finestre in alto persone parlare e ridere mentre l'unica cosa ad illuminare quella strada era una torcia che di tanto in tanto appariva su una delle pareti ai loro lati.

-Non credo, persino loro non sapevano da che parte stava.- Matthew finì la frase con fare incerto. Mark lo notò, ma fece finta di nulla. Nonostante volesse sapere cosa lo turbasse, non proferì parola; a volte alcune cose era meglio non conoscerle. -Aveva due rune.- Disse semplicemente il compagno, dopodiché svoltò alla sua sinistra ed imbucò quindi il vicolo da dove erano venuti poche ore prima.

-Due rune? Ma è impossibile, avevate detto che non esistessero persone con più di una.- La sfera di luce viola illuminava il volto di Mark. Era a pochi passi dietro Matthew quando quest'ultimo si apprestava ad aprire con un semplice gesto della mano il portale, che esplose per tramutarsi nel tipico vortice. Ormai aveva capito una cosa, che in quel mondo ci sarebbero sempre state delle cose inspiegabili. Un brivido gli percorse la schiena; forse era paura, o magari l'eccitazione causata da tutto ciò. I pensieri e le emozioni del giovane erano confusi, mischiati. Tutto ciò da un lato gli piaceva: l'adrenalina che scorreva senza sosta e l'avventura che stava percorrendo alla scoperta di un mondo nuovo. Quell'atmosfera gli faceva credere che tutto sarebbe stato possibile. Il timore però che qualcosa andasse storto, che perdesse le persone che amava, lo faceva tornare con i piedi per terra.

-A quanto pare ci siamo sbagliati... E di grosso, anche.- Ammise l'amico prima di voltarsi verso di lui. Gli porse la mano e Mark l'afferrò senza esitazione, ritrovandosi entrambi faccia a faccia col portale. Mark alzò lo sguardo sul cielo stellato di quella notte di fine settecento, non trovando differenza con quello del presente. Forse era solo una sua sensazione, ma guardando quel cielo si accorse che l'unica cosa a non esser cambiata nel corso del tempo, e che niente avrebbe potuto variare, erano proprio quelle stelle che assistevano immobili alla lenta autodistruzione dell'uomo. Chissà come sarebbe stato essere una stella, pensò, e vegliare su una persona cara. Saltò nel portale con Matthew con la speranza che, magari, qualche stella avrebbe vegliato proprio su di lui e su Rosie.

A Stephen non dispiaceva possedere una runa del tempo, ma detestava quei laboratori e soprattutto gli esperimenti a cui doveva quasi quotidianamente venir sottoposto. Non che provasse dolore o chissà cosa gli facessero, ma quando entrava in quelle stanze si sentiva come una cavia da laboratorio. Era seduto su un lettino e di fronte a lui c'era un ragazzo in camice bianco, probabilmente più grande di lui di diversi anni, che con una siringa gli prelevava un po' del suo sangue. Gran parte del volto era coperto da una mascherina, come anche il secondo scienziato presente in quella stanza dalle candide pareti. Esso era decisamente più vecchio. Doveva avere una sessantina d'anni, e lavorava ad un microscopio osservando diversi campioni di sangue.

I custodi del tempo: ContinuumWhere stories live. Discover now