Capitolo 5

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-Hai capito allora il piano?- Domandò Matthew guardando Mark negli occhi. Il ragazzo annuì, distratto. Erano passati alcuni giorni da quando aveva scoperto del rapimento di sua madre, ed il suo desiderio di riaverla cresceva ogni secondo sempre di più, riempiendo quella voragine che gli si era formata nel cuore con sentimenti che non aveva mai provato così ardentemente: rabbia e vendetta. Si trovavano ad una cinquantina di metri dalla casa, il quale tetto in piastrelle rosso scuro sbucava tra le folte chiome dei pini innevati. Non sapeva dove si trovassero, probabilmente nessuno, se non gli scienziati sempre a lavoro nel piano sotterraneo, era in grado di dirlo. Faceva decisamente freddo per essere il 15 di Febbraio. Dovevano trovarsi a poco meno di mille metri d'altezza.

-Sì, mi è tutto chiaro- Disse con un filo di voce mentre guardava le due catene montuose ai lati di quel grande bosco. Matthew lanciò un sassolino sulla superficie del lago d'avanti a loro. Indossavano entrambi vestiti pesanti per coprirli dal gelo. A differenza dell'amico tremolante, Mark non soffriva molto il freddo, anzi, gli piaceva. Quel luogo era il più silenzioso che avesse mai visitato. Il lago sfociava in un torrente che proseguiva lungo il lato opposto della casa. La neve cadeva leggera, spostata lentamente da piccole folate di vento.

-Beh, che ne dici di ripetere tutti i passaggi dentro? Qui si gela!- Si sfregava di continuo le mani, in cerca di calore.

-Come vuoi, entriamo pure.

Il ragazzo si voltò ed incominciò a camminare verso casa. Una piccola scia di fumo proveniente dall'uscita del camino si alzava in cielo, disperdendosi poco dopo col vento. Entrarono nel salotto, venendo immediatamente avvolti da un calore accogliente, come il resto dell'abitazione.

-Casa dolce casa!- Disse Matt levandosi la giacca ed andandosi a sedere su una poltrona vicina al camino acceso. Il ragazzo fece lo stesso, e si posizionò di fronte a lui.

-Non è male questo posto- Mark guardava la grande stanza dove si trovavano. Era accogliente e soprattutto riparava dal freddo. Lui e Matthew passavano la maggior parte del tempo ad allenarsi oppure ad informarsi il più possibile sui Custodi. Quelle persone vivevano per vincere una guerra del tempo, e loro non potevano fare di meno.

-Eh già, sono d'accordo con te, ma è un po' troppo silenzioso per i miei gusti. Ma bando alle ciance! Hai capito il piano?

Mark abbassò la testa, lasciando che i capelli neri, abbastanza cresciuti durante quei mesi, gli cadessero sulla fronte. Piegò la schiena e poggiò i gomiti sulle ginocchia, posando il mento sulle mani congiunte. Come posso essere d'aiuto? Pensò mentre il suo sguardo si faceva sempre più cupo ed insicuro. Sono solo un ragazzo... Normale.

-Senti, Matt. Non capisco come possa aiutarvi. Io sono solo... Mark- Disse senza spostare lo sguardo dal pavimento in legno. L'amico smise di tenere le mani vicino al fuoco e le poggiò entrambe sulle spalle del ragazzo.

-Mark, ti sei mai chiesto perché tua madre insistesse così tanto nel farti imparare la scherma o a difenderti? Perché volesse che tu imparassi la storia alla perfezione? Ti stava preparando a questo giorno. Solo che tu non ne eri al corrente!

Il ragazzo spalancò gli occhi, e qualche secondo dopo annuì lentamente. Matt tornò a riscaldarsi come prima.

-Bene, adesso che ti ho convinto, ascoltami. Un mese prima del tuo compleanno eravamo riusciti a rubare ai Custodi alcuni diari. Fra uno di questi c'era quello di tuo padre e di Erik Thawne.

-Chi è Erik Thawne?

-Un nobile inglese del Settecento. Allora faceva parte dei Custodi. Andremo il giorno quando aveva scritto di aver incontrato tuo padre, durante un ballo al carnevale di Venezia, e scopriremo che cosa sa riguardo La Clessidra.

I custodi del tempo: ContinuumWhere stories live. Discover now