3. Your body lightweight speaks to me

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Chris Brown, Under the influence



«Brutto figlio di puttana!», grido stringendo saldamente il lavandino e guardando il mio riflesso allo specchio. «Sei un maledetto bastardo, pezzo di merda!», continuo ad insultarlo come se ce l'avessi davanti agli occhi.

Mi asciugo le lacrime e scivolo con la schiena contro le piastrelle bianche, sedendomi infine per terra con le ginocchia strette al petto.
Il bagno è piccolo, sporco e vi aleggia un odore acre; forse qualcuno ha vomitato di recente qui dentro e qualcun altro ha pisciato fuori dalla tazza del water. Cerco di non pensare a tutti i germi che ci sono in questo posto, altrimenti finirei per sentirmi male. Non ho comunque intenzione di abbandonare il bagno troppo in fretta.

Questa è la mia prima festa a Santa Barbara ed è completamente un disastro.

Mi è capitato di andare a qualche festa, ma non erano di certo così. E non ero neanche così invisibile. Sì, tutti si avvicinavano a me per un preciso motivo, ma qui sono semplicemente Nives. Non è forse quello che volevo?
Grazie a mia madre ho sempre frequentato gente educata, e a qualcuno come Kyle probabilmente io non avrei mai rivolto la parola. Eppure è successo. E lui è un grandissimo stronzo.

Tutto questo è un incubo.
Ignoro lo schiamazzo che proviene dal piano di sotto e cerco di focalizzare la mia attenzione su questo momento.
Prendo il mini profumo che porto sempre nella borsa e inizio a spruzzarlo addosso dalla testa ai piedi.
Qualcuno bussa alla porta del bagno; l'inquietudine inizia di nuovo a serpeggiare dentro di me.

Beh, chiunque sia, che si fotta!

Afferro il cellulare e vado su titkok. Guardo un paio di video, ma qualcuno riprende a bussare.
Ruoto gli occhi al cielo e alzo il volume.

«Se non apri questa cazzo di porta, finirò per buttarla giù e non so quanto ti piacerà», grida un ragazzo. Dalla voce sembra ubriaco.

Non voglio in alcun modo metterlo alla prova, perché sono sicura che sarebbe in grado di farlo, quindi mi alzo, giro la chiave nella serratura e apro molto lentamente la porta, ma un essere nerboruto dai modi incivili entra come un tornado, richiude la porta a chiave e avanza barcollando verso la doccia. Crolla sulle ginocchia come un animale moribondo e apre il rubinetto, restando fermo così, con la testa piegata verso il basso e le mani sulle cosce; il getto d'acqua gli scorre sul corpo, inzuppandogli piano piano i vestiti.

Allunga un braccio verso il muro e si sorregge, tendendo leggermente i muscoli della schiena. Un gemito soffocato abbandona la sua bocca e io, come una perfetta idiota, resto immobile a fissarlo.

«So che sei tu, Nives. Soltanto il tuo profumo sarebbe in grado di soverchiare l'odore di vomito, piscio e di merda che c'è qui dentro». Kyle inclina il capo, mi guarda con quegli occhi stanchi e al contempo intimidatori. Si alza in piedi e piega la testa all'indietro, guardando verso l'alto. Sospira profondamente e serra gli occhi, restando per un paio di secondi in silenzio.
È un bel ragazzo. Diamine, ha un profilo che sembra sia stato dipinto dagli dèi! La maglietta bianca che indossa, ormai bagnata, aderisce al suo petto e alle spalle larghe, evidenziando la rigidità dei suoi muscoli. Un orecchino a forma di piuma pende dal lobo sinistro e l'inchiostro scuro spicca sulla pelle dorata.

«Ti starai chiedendo perché sono qui, sotto la doccia, vestito. Giusto?». Il modo buffo in cui articola la frase mi fa sorridere.

«Perché evidentemente sei un-»

«Un?», si lecca le labbra ed esce dalla doccia. Si sorregge al muro per non perdere l'equilibrio e si avvicina me, tutto gocciolante.

«Una persona intelligente».

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now