14. Heaven is a place on earth with you, tell me all the things you wanna do

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Lana del Rey, Videogames


«Ti ho preso una cosa», esordisce mia madre entrando in cucina con due buste in mano. Dior e YSL. «Ho notato che il tuo profumo è quasi finito ed è sparito il tuo rossetto preferito», posa le buste sul bancone, i suoi occhi indagatori, piccoli e profondi, mi scrutano.

Quel rossetto l'ho regalato a Zahra, ma lei non lo scoprirà mai.

«E poi, ti ho preso un'altra cosa...», si morde il labbro, lo scetticismo di dissolve nel nulla, lasciando spazio all’entusiasmo.

«Cosa?», chiedo con aria scocciata.

«Di qua», dice Sam, indicando la strada ai tre uomini che trasportano l’oggetto ingombrante avvolto nella carta per regali e fiocchi enormi rossi decorati da stelline dorate.

Scendo dallo sgabello e li seguo tentennante nel corridoio.
Mia madre posa le mani sulle mie spalle e le stringe leggermente, dicendo: «Spero tu possa trovare rifugio di nuovo nella musica nei momenti di noia».

«Stai forse dicendo che…?», non termino la frase. Mi precipito nella mia stanza e tolgo la carta regalo, gettandola per terra. Davanti agli occhi c'è un bellissimo pianoforte nero lucido, identico a quello ho lasciato a San Francisco.

«Come sapevi che mi sarebbe piaciuto averne uno anche qui?», le chiedo.

Mia madre si stringe nelle spalle. «Sei mia figlia, ti conosco, no? So che non suoni da un po', ma quelle poche volte che suonavi ti faceva sentire bene. Voglio che tu stia bene qui».

Mamma, se solo sapessi che casino sono...

«Visto? A volte non sono così stronza», mi fa l'occhiolino.

«Ovviamente è anche grazie a me», Sam alza una mano dietro di lei, attirando la mia attenzione.
Mia madre sorride e alza gli occhi al cielo. «Sì, possiamo dire così».

Mi siedo sullo sgabello e passo i polpastrelli sui tasti.
«Grazie».

Più lo guardo, più vedo papà accanto a me mentre posa le dita sulle mie e suoniamo insieme. Le prime note, la prima canzone, i primi sbagli.

Le serate trascorse davanti ad un pianoforte, ad intonare una canzone a bassa voce quando entrambi non riuscivamo a dormire, la malinconia e l'addio a mia madre, che non è mai riuscito a pronunciare a voce alta.
Attraverso una melodia mi ha comunicato il triste finale della nostra favola e adesso, sempre attraverso una melodia, io continuo a narrare i capitoli vuoti della mia vita.

«Ci sono storie che leggiamo e interpretiamo a piacere, e ci sono storie che viviamo in prima persona. In entrambi i casi impariamo qualcosa. La nostra storia non è mai stata perfetta e abbiamo strappato spesso pagine o capitoli interi. Quel vuoto non verrà colmato e, per favore Niv, non cercare di comprendere la lettura di quei paragrafi che non esistono più».

Adesso i ricordi sono soltanto immagini sfocate e incorniciate dalle lacrime. Mio padre non vuole più suonare insieme a me. Non vuole più chiacchierare come una volta. Mio padre si è perso tra quelle note che hanno trovato rifugio nella mia testa ed è rimasto incastrato tra le parole pronunciate anni fa. Mio padre si è trasformato in un tasto rotto del pianoforte, che mi rifiuto di sfiorare troppo spesso, ma che tante volte provo a fare funzionare.

Adesso non mi chiama perché gli manco. Lo fa soltanto quando ha bisogno di aiuto.

«Non puoi voltargli le spalle. È tuo padre e ti ha regalato anche cose belle», mi ha detto la nonna.
E come darle torto. Mi porto addosso perfino il peso delle sue parole.

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now