16. People can go from people you know, to people you don't

2.9K 301 87
                                    

▶️Play
Cigarettes after sex, Apocalypse




Capelli come cioccolato fondente solleticano l'aria intorno a noi, mentre il soffio delicato del vento si posa sul mio viso, facendomi chiudere gli occhi.

«Non ti sembra un po' noioso stare qui?», chiede Zahra mentre continua a saltellare sull'erba, cercando di non farsi sfiorare dalle farfalle.

«Cosa sarebbe noioso, esattamente?», le chiedo, sollevando lo sguardo dal libro che tengo tra le mani.

«Leggere. Diamine, leggi sempre», fa una smorfia e urla, sventolando una mano e cercando di mandare via una mosca.

«Ti avevo avvisata che ti saresti annoiata, ma sei venuta lo stesso», mi stringo nelle spalle e allungo la mano verso l'acqua fresca sul tavolino.
Zahra si siede sulla sedia e allaccia le dita intorno al bicchiere di Martini. Se lo sapesse mia madre, la farebbe fuori. Fortunatamente non è a casa. Ma se dovesse controllare le telecamere, lo scoprirebbe senza problemi e probabilmente bandirebbe ogni goccio di alcool che c’è in questa casa.

Manda giù un sorso e chiude gli occhi, lasciando che la luce del sole coli come oro sul suo viso senza imperfezioni, rendendolo ancora più luminoso.

Mi porto automaticamente i polpastrelli sulla guancia, esattamente nel punto in cui la mia acne mi ha fatto odiare il mio riflesso allo specchio.
La mia pelle non è liscia come la sua. Dio, solo a guardarla mi viene voglia di accarezzarle la guancia, la sua pelle è uniforme.

Mi passo la mano sudata tra i capelli, spostando all'indietro le ciocche che continuano a ricadermi davanti al viso.

Zahra sospira profondamente e schiude gli occhi, guardandomi con un mezzo sorriso, come se si fosse appena svegliata.

Non riesco nemmeno a guardarla negli occhi a lungo.

Quel sorriso è come uno spiffero d'aria gelida che si infrange sulla mia schiena, facendomi rabbrividire. E non in senso piacevole.

Sono andata a letto con il suo ragazzo. E lei forse non lo saprà mai.
E io non sono sicura di voler davvero sapere cosa ha fatto contro di me.
Fingo di non sapere e lei finge che sia tutto a posto.

«Non è tutto okay», dice all'improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero.

«Come?», chiedo, sento una morsa allo stomaco.

«Hai lo sguardo perso. A cosa stai pensando?», chiede, piegandosi in avanti con fare curioso.

«Mi manca San Francisco», mormoro fingendo di trovare interessante la pagina davanti ai miei occhi.
Penso di aver riletto la stessa frase almeno dieci volte. Le parole si confondono tra di loro, niente ha senso, non capisco ciò che sto leggendo. Non riesco a fermare i miei pensieri.

«I tuoi vecchi amici?», inarca un sopracciglio e la presa intorno al bicchiere diventa più ferrea.

«Anche».

In realtà, non c'è un misero posto nel mondo che sia in grado di farmi sentire a casa.

Perfino stare all'aria aperta sembra soffocante. E i sensi di colpa non aiutano.

La paura non aiuta.

La preoccupazione che si annida dentro di me annienta ogni altra emozione.

Zahra trangugia il resto del drink e con un gesto scocciato posa il bicchiere sul tavolino. Si lecca gli angoli della bocca e incrocia le braccia sotto il seno, messo in risalto dalla scollatura del top bianco aderente che indossa.

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now