27. I fake a smile and fall apart

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Sigrid ft. Bring me the horizon,
Bad life


TW: dca, molestia

 

Guardare gli altri e sentirsi smarriti, come una macchia nera che fluttua in un cielo perlaceo.

Mi chiedo se anche gli altri, quando gettano un’occhiata al passato, si sentano intrappolati in un intrico di ricordi più o meno vividi, più o meno dolorosi.

Sollevo lo sguardo verso il cielo e istintivamente penso: «Vorrei essere egocentrica e menefreghista come te, mamma. Forse il respiro sarebbe meno pesante».

Chiudo gli occhi e sento l’alito gelido del vento sferzarmi il volto, il crepitio della neve sotto la suola degli stivali; scelgo di camminare al buio quando intorno a me ho una coltre di cristalli bianchi pronta ad accogliermi nel suo freddo e confortevole abbraccio.

Apro gli occhi, figure sfocate guizzano davanti a me da una parte all’altra. E capisco che la vita scorre velocemente anche quando intorno a me sembra che il mondo si sia fermato.

Sento le risate dei bambini sciabordare nell’aria e penso che anche io alla loro età avrei amato perdermi tra le braccia dei miei genitori.

Forse mi sarebbe piaciuto fare l’angelo della neve con mio padre; magari avrei apprezzato ricevere una palla di neve in faccia e ridere di quel dolce dolore.

«Vieni, zio! Vieni», grida una bambina, facendogli posto sulla slitta. Con un gesto privo di malizia si siede dietro di lei, l'abbraccia con tenerezza e poi dà una spinta alla slitta ed entrambi volano giù, sulla scia dei sogni e dell'ingenuità.

«Nives, tesoro, vieni qui», mi disse lo zio un pomeriggio, quando la mamma era impegnata in una delle sue sessioni di shopping con le sue amiche e la mia presenza nella sua vita iniziava ad acquisire un certo peso. «Siediti qui, accanto a me», batté la mano sullo sgabello e io, felice di essere nei pensieri di qualcuno, mi avvicinai, allora senza paura e senza sentire il peso della vita gravarmi sulle spalle.

«Adesso sei cresciuta, hai quasi dieci anni. Il tuo corpo si sta sviluppando in fretta, hai le forme che una bambina non dovrebbe ancora avere», posò le sue mani grandi e ruvide sui miei fianchi e tentennò, prima di farle scivolare lungo le mie cosce per poi risalire fino alla vita. In quel momento rimasi immobile e guardai con occhi innocenti le mani dello zio su di me.

«Ti piace mangiare, non è così?», mi diede una pacca sul sedere ridendo e io cercai di dissimulare la confusione dietro ad un sorriso timido.

È stata la prima volta in cui mi sono chiesta se fosse normale che un uomo toccasse in quel modo alcune parti del mio corpo.

Alla sua domanda risposi: «La nonna dice sempre di non rifiutare il cibo».

«Forse è per questo che il tuo corpo sta cambiando così velocemente. E sai cosa succederà?», la sua mano però non si spostò di un millimetro dal mio corpo. «I ragazzini inizieranno a guardarti, a corteggiarti, e non solo i ragazzini, Nives. Gli uomini cacciano come i leoni, dovrai guardarti le spalle. E se vuoi che non ti succeda niente, dovrai mangiare un po' di meno», mi pizzicò il fianco, strinse un rotolino di ciccia tra le sue dita, e poi lo lasciò; sul suo volto danzava spesso un un sorriso divertito, come se sapermi fragile e impotente davanti a lui lo rendesse fiero. «Ti insegnerò a proteggerti e a tenerti lontano dagli uomini. Tua madre non ne capisce molto e tuo padre vive nel suo mondo. Ognuno di noi ha un angelo custode», mi accarezzò il volto, si alzò in piedi e si mise dietro di me. Mi strinse in un abbraccio forte, la sua mano risalì sul mio petto. «Per fortuna tu hai me».

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now