Prologo

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Mia nonna ripeteva sempre che, affinché le cose belle accadano, bisogna imparare a lasciarle succedere.
"Se piloti troppo la tua vita" mi diceva "rischi di non assaporarla mai del tutto."
Non ho mai dato un grosso peso alle sue parole: mi sembravano quelle di una vecchia sentimentale.
E invece sto per accorgermi di quanto fossero vere.
Sono appena uscita dalla doccia. Stasera l'aria è soffocante e ho lasciato che i capelli appena tamponati mi ricadessero sulle spalle per darmi un po' di sollievo. Mattia dorme nella sua cameretta già da un'ora. Addormentarlo è sempre più estenuante e l'ansia che si risvegli all'improvviso a causa di qualche incubo, costante.
Scendo in cucina per prepararmi una camomilla.
Non credo nel suo potere rilassante, ma amo il gesto di farmi questa piccola coccola prima di andare a letto.
Ho appena messo su il pentolino per scaldare l'acqua quando suona il campanello.
Guardo in direzione della porta, stranita.
Sono quasi le undici e non aspetto nessuno.
Penso ad un'improvvisata di Lisa o Marylu ma poi mi ricordo che una è in gita con figlio e marito e l'altra è fuori per un corso di aggiornamento.
Il campanello suona di nuovo.
"Chi è?" chiedo guardinga avvicinandomi alla porta.
"Sono io, Sam."
Mi immobilizzo.
Quella voce è un pugno dritto al plesso solare. Sento mancarmi il fiato e mi appoggio allo stipite della porta perché ho come la sensazione che il pavimento mi vada via da sotto i piedi scalzi.
Quella voce è profumo di mentolo. È risate a crepapelle e sorrisi rubati. Litigi furiosi seguiti da scuse imbarazzate.
Mi lacera e mi ricuce nello stesso istante.
"Sam potresti aprire, per favore? Sto evaporando con questo caldo."
Penso se farlo soffrire ancora un altro po': per certi versi se lo meriterebbe.
Ma la voglia di vederlo è così forte che ho già la mano sulla maniglia.
Apro.
E Noah è lì.
Davanti ai miei occhi increduli.

The rainbow in my heartWhere stories live. Discover now