4 - È tutto un equilibrio sopra la follia

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Sono alla soglia dei trenta, ma ho la sensazione che la mia vita si sia fermata a cinque anni fa.
È difficile togliersi dalla bocca un sapore così amaro.
La maternità ha congelato i miei progetti, consumato i miei sogni.
La maternità è stata una mano meschina che mi ha strattonato all'indietro tirandomi per i capelli quando ero ad un passo dal traguardo.
Adesso annaspo nel quotidiano cercando di gestire da sola un figlio, una libera professione che non vuole decollare e una Scuola di Psicoterapia cui mi sono iscritta perché sentivo l'esigenza viscerale di fare finalmente qualcosa per me.
Cammino in bilico tra sentimenti opposti che mi prendono a schiaffi in maniera sibillina e costante.
"È tutto un equilibrio sopra la follia." canterebbe Vasco.
Caro Vasco: dammene un po' di questo equilibrio.
Perché se la follia è fatta di emozioni che ti divorano da dentro, allora di quella ne ho già abbastanza.
Una lacrima mi scivola sulla guancia mentre preparo la colazione per Mattia. L'asciugo con un gesto nervoso della manica.
Eccolo lì. Il senso di colpa.
Quello che non lascia spazio a tristezza, rimorsi o incertezza.
Ogni volta che mi perdo in questi pensieri mi sembra di derubare mio figlio di un pezzetto d'amore.
Lo squillo del cellulare mi allontana dalle mie elucubrazioni.
Meglio così.
"Non capisco perché tu non abbia portato Mattia qui ieri sera. Invece di lasciarlo ad una sconosciuta."
O forse no.
Come mia madre sappia sempre tutto rimane per me un enorme mistero. Soprattutto considerando il fatto che io le racconto giusto il minimo indispensabile.
Poi mi ricordo di aver mandato un paio di messaggi a mio fratello maggiore la sera precedente: deve essere stato lui ad informarla.
È così raro che mi prenda una serata per me che, quando lo faccio, la notizia fa subito il giro delle sette chiese.
"Mamma, Laura non è una sconosciuta. È di famiglia." cerco di tranquillizzarla.
Le mie parole non sortiscono l'effetto desiderato.
"Di famiglia! Noi siamo la sua famiglia."
"Certo mammina" tiro fuori la tattica del vezzeggiativo "lo sai che però Mattia ha difficoltà a dormire in ambienti diversi dal suo."
Una zappata sui piedi sarebbe stata una mossa meno stupida.
"Sciocchezze!! Qui è come fosse casa sua." esclama risentita.
Fa una breve pausa e io aspetto la mazzata che so arriverà, inevitabile.
"Io non so come aiutarti se tu non chiedi mai."
Touchè.
"Hai ragione mamma. Se dovesse ricapitare ti chiamerò. Ti chiedo scusa." affogo come sempre nelle mille cose che vorrei dirle.
"Preparo Mattia per la scuola, ok? Ci sentiamo più tardi."
Stacco la chiamata.

"Mamma" Mattia è sulla soglia della cucina e si stropiccia gli occhi assonnati. Mi chiedo se e quanto abbia sentito della conversazione.
"La nonna ha ragione, sai?" prende posto sullo sgabello e si avvicina la tazza di latte al cioccolato e la scatola di cereali.
"In che senso, amore?"
"Portami dai nonni la prossima volta che esci." dice con la risolutezza genuina tipica dei bambini.
"Non ricapiterà molto presto, piccolo mio. Non ti ci ho portato perché temevo non avresti dormito." gli spiego. Ho sempre usato la carta della sincerità con lui, fin dove mi è stato possibile.
Mi guarda facendo spallucce.
"Bhe, non lo possiamo sapere se non proviamo. Magari adesso sono pronto."

Mentre accompagno Mattia a scuola in macchina e la sua canzone preferita del momento -"Flowers" di Miley Cyrus- risuona nell'abitacolo, gli faccio la stessa raccomandazione che gli ripeto ogni mattina.
"Ricordati che se ti senti stanco o troppo agitato puoi chiedere alla maestra Giorgia di fare una pausa. Se senti di aver bisogno del tuo spazio, puoi parlare con lei senza vergognarti."
Lui non mi risponde neppure. Devo sembrargli piuttosto noiosa. Ma il semplice fatto di dirgli queste parole mi tranquillizza.

Saluto Mattia con un bacio, lo avverto che verrò a riprenderlo subito dopo il pranzo e risalgo sulla Smart per dirigermi all'appuntamento con Marco.

The rainbow in my heartWhere stories live. Discover now