11. 1000 bitcoin per gli assassini

491 28 1
                                    

Al termine delle scale c'era una porta, che Zemo aprì, e passò per primo, seguito da Sam. Bucky si fermò, attendendo a lato della porta. Allungò un braccio, come segno per farmi passare, e così feci, ringraziandolo con un cenno della testa.
Delle luci a neon rosse illuminavano il corridoio che stavamo attraversando, in fila indiana, con dietro un uomo con un completo elegante e un fucile.
Sul lato destro, chiuse da un cancello di ferro battuto, c'erano delle scatole, che contenevano buste di pillole blu. Sul sinistro, invece, si trovava un lungo tavolo in legno pieno di mazzette di banconote.
Le luci rosse si affievolirono, finché arrivammo in una grande stanza. Ad attenderci all'ingresso, c'era una guardia alta e snella, che imbracciava il fucile con sicurezza. Con un cenno dell'oggetto ci indicò di entrare, così facemmo.
Era illuminata dalla luce che proveniva da fuori, e da alcuni faretti che emettevano luce calda. Era piena di oggetti, e di scaffali con bicchieri di cristallo e bottiglie ricolme di qualsiasi tipo di bevanda alcolica esistente. Altre due guardie se ne stavano ai lati della stanza, nella stessa posizione di quella all'entrata.
"Vieni nel mio locale avanzando pretese, Barone?" esordì una voce femminile. Tutti e quattro ci voltammo verso il divano dalla fantasia pitonata, dove seduta, c'era una donna. Portava i capelli bianchi corti, con un accenno di cresta. Era truccata, ma non pesantemente, e il suo corpo era stretto in una camicia bianca, una giacca marrone e dei pantaloni di pelle scuri. Aveva un braccio appoggiato alla testiera del divano, dove picchiettava le dita, su cui brillavano tre anelli, lentamente.
"Non è una pretesa, è un'offerta" rispose Zemo, sedendosi su una poltrona scura davanti a Selby.
Sam e Bucky si posizionarono lateralmente, in lati opposti, dando entrambi le spalle al muro, mentre io rimasi in piedi dietro Zemo.
"Naomi" disse lei, con un cenno della testa, che ricambiai, dicendo il suo nome.
"Non stavi marcendo in una prigione in Germania?" chiese poi lei, a Zemo.
"La gente come noi trova sempre un modo. Sai già perché sono qui, scommetto"
Lei lo ignorò, e dedicò la sua attenzione a Sam, indicandolo.
"Sei più alto di quanto pensavo, Tigre Sorridente"
Sorrise in modo quasi inquietante, e sussurrò un "Grr", mentre faceva il gesto degli artigli con la mano. Ridacchiò e tornò con lo sguardo da Zemo. Nel frattempo, Sam mi guardò, con un'espressione che mostrava tutto il suo disagio, e mi trattenni dal ridere.
"Qual è l'offerta?" chiese lei, ancora divertita.
"Dacci informazioni sul siero, Selby. In cambio, noi ti daremo lui..." dissi, guardandola, e facendo scattare il suo sguardo su di me. Mi mossi verso Bucky, e lei mi seguì con lo sguardo, attenta.
Mi posizionai al fianco dell'uomo, prima di riprendere a parlare, guardandola negli occhi.
"Insieme alle parole chiave per controllarlo, così lui farà tutto quello che vorrai"
Vidi il suo sguardo spostarsi dal mio, e attraversare lentamente il corpo di Bucky, mordendosi il labbro inferiore. Capii cosa stesse pensando, e decidi di accontentarla per convincerla, quindi spostai lo sguardo verso il Soldato e gli appoggiai una mano sul petto, facendola lentamente scivolare giù, verso il suo ventre, mentre sentivo i suoi muscoli irrigidirsi sotto al mio tocco.
"Fidati, Selby, - tornai a guardarla con un sorriso malizioso - proprio tutto quello che vuoi"
Posai un bacio sulla guancia dell'uomo, che rimase impassibile, perfettamente nel suo ruolo. Lo sentii solo espirare un po' più forte di prima.
"Okay, accetto l'offerta. Mossa arrogante ma super azzeccata." disse, accavallando le gambe, ancora guardando Bucky.
Mi allontanai da lui, e tornai vicino a Zemo, ma questa volta mi sedetti sul bracciolo della poltrona, accavallando le gambe come la donna davanti a me, che smise di guardare James per tornare sul discorso siero, con me e Zemo.
"Il siero del Super Soldato si trova qui, a Madripoor. Dovete ringraziare il Dottor Wilfred Nagel, o condannarlo, nel vostro caso. Lo ha fatto lavorare Power Broker, alla creazione del siero" spiegò, con la sua aria altezzosa.
"Nagel, è ancora a Madripoor?" chiese Zemo, e la donna si alzò dal divano.
"Non pretendere troppo, Zemo. Se volete sapere altro, voglio essere pagata. Senza di me, non troverete mai Nagel"
Feci per rispondere, ma una vibrazione del cellulare mi fermò.
Tutti ci voltammo verso Sam, che sfilava il cellulare dal taschino interno della giacca.
Maledizione, pensai.
Fui certa che anche Zemo pensò la stessa cosa, a giudicare dalla sua espressione, ed anche Bucky si irrigidì.
"Rispondi - disse Selby - in viva-voce"
Indicò, dietro Sam, una delle guardie, che si stava avvicinando stringendo la presa sul fucile.
Mi alzai dal mio posto, camminando verso di loro, e Bucky fece lo stesso, posizionandosi dietro di me.
Selby iniziò a girare intorno a me e Bucky, in modo lento, pronta ad attaccare mentre aspettava un nostro errore.
Sam era al telefono con una donna, e lei gli voleva parlare di una certa situazione, che non conoscevo. Lui fu molto bravo, tenne la parte perfettamente, ed anche Selby sorrise nel sentirlo dire che avrebbe ammazzato un certo banchiere.
Poi, quando al telefono venne pronunciato il nome "Sam", la situazione degenerò.
"Sam? Chi è Sam? Uccideteli tutti!" ordinò, ma la sua frase venne quasi spezzata a metà da uno sparo, che le arrivò dritto al centro del petto. Una macchia di sangue colorò la camicia bianca e lei cadde a terra.
Le guardie scattarono, due attaccarono Bucky e l'altra Sam.
La quarta mi venne addosso, spingendomi a terra. Si posizionò sopra di me, e quando caricò un pugno, fui più veloce di lui, colpendolo sul fianco. Il colpo gli fece perdere il fiato, così ne approfittai per divincolarmi dalla sua presa e sgattaiolare via. Mi tirai su velocemente, alzai la gamba, e gli afferrai la testa, per farla sbattere contro il mio ginocchio sinistro.
Quando cadde a terra afferrai velocemente la pistola dalla fondina sulla mia coscia, e corsi verso l'uscita, come gli altri tre. Mi posizionai in ginocchio, per metà nascosta dietro lo stipite della porta, puntando la pistola verso il centro della stanza, in caso qualcuna delle guardie si rialzasse.
Bucky mi imitò, restando in piedi dietro di me. Teneva stretto un fucile, rubato ad una guardia che aveva messo ko qualche secondo prima.
"Accuseranno noi!" disse Sam nervoso, riferendosi all'uccisione di Selby, mentre teneva in mano, anche lui, un fucile.
"Sicuramente! Cì sarà già una taglia sopra le nostre teste" dissi, alzando le spalle con fare ovvio.
"Esatto, abbiamo un problema serio. Posate le armi, usciamo di qui" ordinò Zemo.
Gli altri due abbandonarono i fucili a terra, mentre io sollevai il tessuto nero del vestito sopra la coscia, per rinfilare la pistola nella fondina.
Alzai lo sguardo e notai che Zemo e Sam erano già usciti dalla stanza, e Bucky mi aspettava, con lo sguardo posato sulle mie gambe.
"Andiamo?" gli dissi, distraendolo.
Lui annuì, e aspettò che io oltrepassassi la porta per mettersi dietro di me, come stava facendo da tutta la sera. Attraversammo nuovamente il corridoio, correndo per raggiungere i due, e rallentando quando arrivai dietro Sam.
Zemo non aprí la porta da cui eravamo entrati, ma svoltò a destra per trovarne un'altra. Una grigia, con un maniglia rossa antipatico, che portava alle scale di emergenza sul retro.
Scendemmo i gradini velocemente,
aspettando istruzioni da Zemo.
Un orologio in strada segnava le undici e un quarto di sera, eravamo in missione da poco più di 24 ore e già stavamo scappando da chi voleva ucciderci.
Tornammo sulla strada dove l'autista ci aveva fatto scendere, camminando velocemente. I cellulari di tutti ricevevano diverse notifiche e, dopo averle lette, le persone ci guardavano, e una di loro mimò una pistola con la mano, facendo finta di spararci: sicuramente Power Broker stava diffondendo la nostra taglia.
"Così non va bene" fosse Zemo, che camminava davanti a noi.
Nessuno ebbe tempo di rispondergli, perché degli spari riempirono l'aria.
Tutti e quattro ci abbassammo contemporaneamente, prima di iniziare a correre.
"Merda!" urlò Sam, seguendo Bucky.
Corsi dietro di loro, superandoli.
"Come diavolo fai a correre con i tacchi?" esclamò ancora Sam, alzando la voce per sovrastare gli spari.
Tre moto iniziarono a seguirci, così svoltai nei vicoli, prima a destra e poi a sinistra, cercando di depistarli.
Ci fermammo dietro a dei bidoni della spazzatura, e mi allarmai subito dopo.
"Dov'è Zemo?" dissi ai due.
"È scappato in un'altra direzione" mi risponde Sam ed io aggrottai le sopracciglia, preoccupata.
Quando sentii il rombo di una moto avvicinarsi, sfilai la pistola dalla fondina, e mi tirai su lentamente, portando l'indice alla bocca, suggerendo ai due di restare fermi e in silenzio.
Allungai il braccio destro, stringendo la pistola, e mirai alla spalla dell'uomo, che subito cadde dalla moto.
Quando altre due arrivarono, mi preparai a colpire anche loro, ma Sam mi bloccò, suggerendo di andare via.
Così riprendemmo a correre, di nuovo seguiti dalle moto.
Quando svoltammo in un altro vicolo, trovammo un uomo ad aspettarci, che imbracciava il fucile. Lo anticipai, sparandogli per prima.
Altri due colpi, non miei, fermarono i motociclisti, così mi voltai per individuare chi ci avesse appena salvato. Anche Bucky e Sam si guardavano intorno, l'ultimo con il respiro più irregolare del primo.
"Avete un angelo custode" disse una voce famigliare, così mi voltai per trovarmi Zemo davanti, e non riuscii ad evitare di sorridere nel vederlo tutto intero.
"State bene?" ci chiese, e noi annuimmo, avvicinandoci tutti e quattro.
"Ma che incontro perfetto!"
Una voce femminile mi fece voltare di scatto, e Zemo mi imitò subito.
Una donna, che rivelò i suoi capelli biondi togliendosi il cappuccio, ci puntava una pistola. Sorpassai Zemo e allungai la mia verso di lei, inclinando la testa mentre la guardavo.
"Posala, ragazzina!" mi ordinò, e io, sicura, feci un passo verso di lei, facendole capire che non avrei abbassato l'arma.
"Sharon?" disse la voce di Bucky alle mie spalle.
"Mi avete fatto perdere tutto" disse lei, amara, guardando i tre dietro di me.
"Ferma, Sharon. Il siero del Super Soldato è stato ricreato e abbiamo una pista" le spiegò Sam.
Evidentemente si conoscevano, ed effettivamente era famigliare anche a me, ma non riuscivo esattamente a darle un ruolo.
"Ah, ecco perché siete qui e Selby è morta. Avete fatto un bel casino" disse lei, evitando di posare lo sguardo su di me.
Ci puntava ancora la pistola contro, e la cosa mi dava alquanto fastidio.
Scattai in avanti, colpendole il braccio con il calcio della pistola, per farle allentare la presa, e le sfilai l'arma dalla mano.
"Meglio, no?" dissi, guardando Zemo che accennò un sorriso compiaciuto.
"Tu che ci fai qui, invece?" chiese Bucky, avvicinandosi.
"Ho rubato lo scudo del tuo amico, ho preso le ali per salvarti il culo, perché salvassi lui da quello. Quindi, mi nascondo a Madripoor" disse lei, la voce colorata di rabbia, indicando con la testa prima Bucky, Sam, poi di nuovo Bucky ed infine Zemo.
Adesso capii qualcosa in più, evidentemente aveva aiutato Steve, Sam e Bucky quando erano stati arrestati.
"Mi sono nascosto anche io, per due anni" disse Sam, rispondendole a tono.
"È diverso, Sam. Io non posso tornare in America, non posso parlare con mio padre, che nemmeno sa dove sono" rispose ancora lei, avanzando di un passo.
"Sharon, dacci una mano. Per favore" le chiese Bucky, e lei rise. Una risata che sembrava più che altro amara, e non divertita.
"Venite, andiamo a High Town, lì dovreste essere al sicuro" concluse voltandosi, certa che la avremmo seguita.
Sam e Bucky si guardarono velocemente e poi presero a camminare, superandomi.
Aspettai Zemo, e appena arrivò al mio fianco, gli afferrai un polso, e lui si girò a guardarmi.
"Non mi piace" gli dissi, riferendomi a Sharon.
"Nemmeno a me, fidati. Forza" mi rispose, sospirando e prendendomi a braccetto.
Mi passò il telefono, con la scheda del contatto di Akash aperta.
"Chiamalo e avvisalo. Digli che non torneremo da lui" mi ordinò.
"Abbiamo i vestiti a casa sua" dissi, guardandolo.
"Li ricompreremo, poi ti porto a fare shopping, dai!" mi rispose, stringendo la presa sul mio braccio e sorridendo.
Sharon ci guidò verso una macchina, e nel tragitto telefonai ad Akash, come richiesto da Zemo.
Avrei di grand lunga preferito tornare da lui, piuttosto che seguire la bionda, ma decisi di non oppormi.
Arrivammo nel quartiere ricco di Madripoor, e l'auto ci lasciò davanti ad un'enorme villa. Il cancello, stretto fra due colonne bianche, si aprì per permetterci di passare. Accanto alle colonne, due guardie fecero un cenno con la testa a Sharon, che ricambiò velocemente.
Entrammo nella prima stanza, che sembrava più un museo.
Diversi quadri autentici, come La grande onda di Kanagawa di Hokusai o l'Autoritratto di Van Gogh, erano appesi al muro, sotto la protezione di teche di vetro.
"Ci hai guadagnato ad infrangere la legge!" esclamò Sam.
"Se fai la truffatrice, meglio farla in grande e godersi la vita. Questi quadri sono tutti veri! Non toccare, Sam"
rispose lei, allargando le braccia.
Si aprì un dibattito sull'autenticità dei quadri: Sam non pensava fossero veri, mentre io, Bucky e Zemo, gli confermammo che quelli falsi erano nei musei, e spesso nei traffici illegali c'erano quelli che davvero valevano milioni.
Sharon ci guidò al piano di sopra, dove ci fece accomodare in salotto, dalle mura chiare.
Si versò da bere, prima di prendere a parlare.
"Di là - indicò una porta - c'è il bagno, usatelo pure. Vado a prendere qualcosa da mangiare, intanto vi faccio portare dei vestiti, se volete cambiarvi. Tra un'ora arrivano dei clienti"
Butto giù il liquido marrone, e iniziò a camminare, mentre Sam e Bucky la ringraziavano.
Si fermò accanto a me, porgendomi la mano.
"Bella mossa, prima. Sono Sharon"
Tentennai un secondo, prima di ricambiare la stretta e di presentarmi.
Lei sparì dietro una porta, e io ne approfittai per andare in bagno.
Mi sciacquai i polsi e le guance con acqua fredda, senza toccare gli occhi per non sbavare il trucco.
Successivamente mi passai le dita fra i capelli, per cercare di pettinarli un minimo. Non mi sentivo stanca, nonostante il poco riposo dei giorni precedenti, l'adrenalina mi manteneva sveglia ed energica.
Quando tornai in salone, trovai Zemo seduto su una sedia, mentre sorseggiava lo stesso liquido marrone di Sharon.
Sam, senza maglia, osservava con attenzione dei vestiti appesi su un attaccapanni, scegliendo cosa mettersi.
Ed infine, Bucky era seduto sul divano, con le mani incrociate sul suo ventre. Si era cambiato, ed oltre ai jeans ed una maglia scura, indossava un blazer nero, con dei dettagli in pelle nelle estremità.
Con la sua solita espressione contratta, si fissava le mani. Una parte di me, voleva andare a sedersi accanto a lui, ma non volevo disturbarlo.
Sam mi salvò da quella scelta, chiamandomi.
"Naomi, vieni qua! Aiutami a scegliere" mi chiese, così mi avvicinai a lui, passando in rassegna le maglie appese.
Ne trovai una, rossa con dei dettagli rosa e gialli. La afferrai, appoggiandogli una mano sulla spalla per farlo voltare, e appoggiai la maglia sulla sua pelle.
Mi guardò, alzando un sopracciglio.
"Ma stai scherzando?"
Scoppiai a ridere, mettendo la maglia al suo posto. Ne avvistai un'altra, verde scuro, con il collo alto.
"Che ne dici?" gli dissi, mostrandogliela.
"Mh, mi piace!" confermò, indossandola subito dopo.
"Che schianto! Ucciderai tutte le ragazze" gli dissi, dandogli un pugno scherzoso sulla spalla.
Mi versai un po' di acqua in un bicchiere, e appoggiai il mio peso contro la spalliera del divano.
Bucky si girò a guardarmi, ma feci finta di non notarlo, continuando a fissare la vetrata davanti a me. Sharon tornò, e si sfilò il cappotto, appoggiandolo sul divano giallo.
"Sharon, non vuoi tornare a casa?" le chiese Sam.
"Mi sbattono dentro se metto piede in America, te l'ho detto" gli rispose, mentre ancora una volta si versava del liquore nel bicchiere.
"C'è tanta ipocrisia, comunque. Hai dato via lo scudo, quindi in fondo lo sai anche tu" aggiunse.
"Lo sa bene, e nemmeno così in fondo" rispose Zemo, in piedi accanto al tavolo, con il suo bicchiere in mano, e lei sorrise.
"Ditemi, com'è il nuovo Cap?" chiese lei.
"Oh, chiedilo a Bucky!" le rispose Sam, incrociando le braccia.
"Non mi esprimo, è meglio" disse lui, alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo, Bucky! Prima di essere il suo cane psicopatico - indicò Zemo - eri il migliore amico di Cap! Che ti è successo?" disse ridendo, sedendosi sul divano, accanto a Bucky, appoggiandogli una mano sulla coscia destra.
Allentai la presa sul bicchiere, fino a lasciarlo del tutto. Si schiantò sul pavimento, frantumandosi in tante piccole parti.
"Ops - dissi, guardando i vetri a terra - Mi dispiace"
"Oh, tranquilla. Anthony! Puoi pulire?" mi rispose Sharon. Un uomo spuntò dal corridoio, con una paletta e una scopa, e iniziò a raccogliere i pezzi di vetro, così lo ringraziai.  Mi spostai vicino a Zemo, che mi guardava ridendo sotto i baffi.
"Poi mi spieghi perché lo hai fatto" mi sussurrò.
In effetti, non lo sapevo nemmeno io. Quella donna mi innervosiva, e avevo semplicemente trovato un modo per farla smettere di parlare, anche solo per qualche secondo.
"Alla Morgenthau ed ad altri è stato iniettato il siero, sappiamo chi è stato a crearlo: Wilfred Nagel" disse Bucky, passando subito al motivo della nostra collaborazione.
"Aiutaci a trovarlo, posso farti riabilitare! Non fare quella faccia, hanno riabilitato l'automa che fissa, e lui uccideva chiunque incontrasse" provò a convincerla Sam, mentre Bucky gli rispondeva che lo aveva sentito.
"Sentite, va bene. Facciamolo. I miei clienti hanno tanti contatti. State fuori dai guai, godetevi la festa, io vedo cosa trovo. Naomi, guarda se c'è qualcosa che ti piace fra quei vestiti!" concluse lei, stringendo la mano a Sam per poi dirigersi verso le scale.
"Troverà altri guai, sicuramente" disse Zemo, più a noi che a lei, già sparita al piano di sopra.
Mi alzai, e guardai l'appendiabiti con i vestiti femminili, e cercai qualcosa con cui cambiarmi. Scelsi un pantalone morbido, in pelle, ed una maglia nera attillata. Avvistai anche delle scarpe, un paio ginniche, un paio eleganti e un paio di anfibi, fortunatamente del mio numero. Optai per gli ultimi, e con il mio bottino tornai in bagno per cambiarmi, lasciando i tre uomini a chiacchierare.

The Border / Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora