20. Evacuazione di emergenza

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Bucky
Mi ero immaginato un risveglio diverso. Invece, alle sei e mezza, la suoneria del telefono della ragazza accanto a me, ci obbligò ad aprire gli occhi.  Naomi si mise seduta, scivolando via dalle mie braccia. Emisi un grugnito di disapprovazione, con gli occhi socchiusi. Quando si alzò, mi tirai su anche io, portai le ginocchia al petto e appoggiai i gomiti sopra. Mi persi a guardarle la schiena e le gambe nude, quando la sentii pronunciare il nome di Sam. Se le aveva telefonato così presto, era evidente fosse successo qualcosa. Rimasi attento e cercai di ascoltare il resto della conversazione, che però non durò molto.
"Si, ti aspettiamo. A stasera" disse, prima di attaccare e posare il telefono dov'era.
"Che succede?" domandai, impaziente di sapere.
Lei tornò a letto, accanto a me. Si mise al mio fianco e incrociò le gambe.
"Ieri sera Joaquin ha intercettato un segnale di Karli qui, a New York, mentre gli altri giorni erano solo in Europa. Combinazione stasera il GRC deve votare per quel cavolo di Patch Act, è chiaro che attaccheranno"
Io annuí.
"Sam sta partendo, sarà qui fra qualche ora. Dobbiamo decidere come agire" 
"D'accordo" sussurrai
"Buongiorno, comunque" disse lei, assumendo una espressione più dolce e meno seria.
Si lanciò verso di me, per stamparmi le labbra sulla guancia destra. Le circondai le spalle con il braccio e la strinsi, lasciandole un bacio fra i capelli.
"Parlando di Sam, - si allontanò - cosa gli hai dato quando eravamo a casa sua? Me lo sono sempre chiesto"
"Mh, penso che lo vedrai stasera" risposi, tirandola nuovamente verso di me.
Fortunatamente, avevamo ancora qualche ora per noi.

Naomi
Bucky ed io camminavamo con passo deciso, mentre raggiungevamo il palazzo nel quale il GRC avrebbe tenuto la sua riunione ed espresso il suo voto. Il sole era calato, il cielo era ormai scuro. L'adrenalina per la missione mi scaldava il corpo, non facendomi sentire il freddo della sera. Avevo indossato un jeans nero, una maglia grigia con scollo a cuore nascosta dal giubbotto di pelle. Per non avere i capelli davanti al viso, avevo fatto una morbida coda bassa, lasciando fuori i ciuffi più corti, e alcune piccole trecce.
L'asfalto era bagnato dalla pioggia del pomeriggio e ogni metro era coperto da militari, vestiti di nero con i loro fucili carichi, alcuni puntati verso il palazzo e altri verso la strada. Io e Bucky ci facemmo strada fra loro, parlando con Sam attraverso gli auricolari. Il Soldato mi teneva per mano, per evitare di perderci fra la folla.
L'edificio aveva un'intera facciata fatta di finestre e vetri, e si potevano vedere accesse le luci rosse di emergenza: Sam ci aveva spiegato che era stata staccata la corrente. Non avevamo idea di come Karli volesse attaccare, e dovevamo scoprirlo ed intervenire il prima possibile.
"Sam, dove sei?" chiesi, spingendo sull'auricolare nero per posizionarlo meglio.
"Sto arrivando. Tenete gli occhi aperti, Karli sarà in giro" disse lui. La sua voce era disturbata dal rumore dell'aria che sferzava con le sue ali mentre ci raggiungeva.
"Potrebbe essere ovunque" commentò Bucky, ed io sospirai.
Quattro militari ci bloccavano la strada, posarono lo sguardo su Bucky e lo squadrarono brevemente. Uno di loro gli guardò il braccio di vibranio e poi annuì verso i suoi compagni.
"Sergente Barnes" disse quello che stava nel mezzo, abbassando il capo in segno di saluto. I tre si aprirono, spostandosi a lato per farci passare.
"Lei è con me " disse lui, stringendomi più forte la mano. I tre annuirono, tornando poi nelle loro posizioni prima del nostro arrivo.
Avanzammo solo di qualche passo, prima di essere bloccati nuovamente. Mi sentii afferrare la mano libera, e mi voltai di scatto.
"Avete il permesso di entrare?" disse un uomo, con un completo marrone e un cappello nero in testa.
Prima che potessimo rispondere, si tolse il cappello rivelando una chioma bionda, e si strappò la sottile maschera tecnologica che le permetteva di camuffare il suo volto. Alzai un sopracciglio e mi trattenni dallo sbuffare.
Che ci faceva lí?
Bucky mi lesse nel pensiero, chiedendolo a voce alta. Nemmeno lui mi sembro troppo felice di vederla, e ne fui sollevata.
"Ho chiamato i rinforzi" sentii dire Sam al mio orecchio destro.
"Non che ce ne fosse bisogno" commentai a bassa voce, grattandomi il naso.
"Eh dai, non è così male" Sam ridacchiò.
Lasciai perdere Falcon e tornai con l'attenzione su Sharon e Bucky. La vidi fare un passo in avanti, prendendo sottobraccio l'uomo. Sorrisi divertita quando lui sfilò il braccio e afferrò la mia mano.
"Ciao Sharon" dissi inclinando la testa di lato, dato che sembrava non avermi nemmeno vista.
Lei ricambiò il saluto, fissando le nostre mani.
"Ora non mi cerca nessuno, ma ho sentito dire che la grazia non ha tantissimi vantaggi" aggiunse subito dopo.
"Dipende dalla psicologa" rispose Bucky, guardandosi intorno. Aveva il suo tipico sguardo serio, in piena concentrazione per la missione.
"Poi me la devi far conoscere" commentai. Portò immediatamente gli occhi su di me, e una parvenza di sorriso gli fece sollevare le labbra, mentre annuiva.
"Ehm, andiamo?" intervenì Sharon, fissandoci.
"Si, muovetevi. Attaccheranno presto l'edificio" aggiunse Sam, così riprendemmo a camminare.
Mi muovevo a passo svelto fra Bucky e Sharon: eravamo in fila indiana e costeggiavamo il perimetro dell'edificio, per prevenire a qualsiasi membro dei Flag Smashers di introdursi all'interno. Alzai la testa nel momento giusto per vedere Sam entrare nell'edificio, sfondando una finestra, e contemporaneamente sentii i rumori del vetro che si infrangeva nel mio orecchio destro.
"Sam, tutto bene? Qua non si avvicina nessuno!" gli dissi. Sentii un rumore che era impossibile da non riconoscere: lo scudo che spezzava l'aria e sbatteva contro qualcosa, o qualcuno. Lanciai uno sguardo a Bucky, che si voltò verso di me nello stesso istante, e lo vidi sorridere.
"Sto bene. Non penso Karli voglia entrare" mi rispose Sam.
"Sta cercando di far uscire tutti, forse. Per portarli via" ipotizzai, aggrottando le sopracciglia.
"Sam, tieni tutti all'interno" alzò la voce Sharon. Bucky, qualche istante prima, le aveva dato un auricolare collegato ai nostri.
Udii Sam ripetere la stessa frase ad una guardia.
"Perché stanno cercando di portare via la gente?" chiese lei.
"Vogliono degli ostaggi, è ovvio" risposi.
Io, Bucky e Sharon passammo sotto il metal detector per entrare all'interno dell'edificio e notai, con la coda dell'occhio, alcune guardie uscire.
"Non fate uscire nessuno, nemmeno le guardie!" urlò Sam.
Strinsi le labbra, prima di far uscire un sonoro "Cazzo".
"Guardate là! È uno di loro" intervenne Sharon, indicando un uomo non molto lontano da noi. Stava scortando donne e uomini verso una scala.
Intanto, una voce dagli altoparlanti dettava le istruzioni per l'evacuazione di emergenza.
Sharon raggiunse la guardia sospetta, cominciando a seguirlo.
"Salviamo quella gente" dissi, e afferrai la mano di Bucky per incentivarlo ad andare avanti, ma venimmo interrotti un'altra volta.
"Signor Barnes?" disse una voce femminile: proveniva da una donna sulla quarantina, i capelli scuri raccolti in uno chignon e addosso portava un tailleur nero. Porse un telefono al diretto interessato.
"É Karli" aggiunse, prima di girarsi e andare via.
Osservai Bucky portarsi il telefono all'orecchio, mentre il cuore iniziava a battermi più forte nel petto.
"Karli?...No, so come va a finire... Ho lottato anche io contro una causa più grande... Tutti i morti che stai lasciando, non valgono la pena... Non prendere quella strada..."
Mi arrotolai una delle trecce intorno all'indice, ascoltando le battute di Bucky al telefono. Avevamo già tentato di parlare con lei, e sembrava irremovibile. Eravamo lì, entrambi, senza fare nulla di utile o che non avessimo già fatto. Stavamo solo...perdendo tempo.
"Bucky! Attacca, è solo un diversivo per prendere tempo"
Sentii la risata di Karli mentre lui allontanava il telefono dall'orecchio e lo scaraventò sul pavimento.
"Accidenti!" imprecó, ed iniziammo a correre verso il parcheggio sotterraneo, dove avevano portato gli ostaggi.
"Complimenti a tutti e due, avevate un solo compito" commentò Sharon.
"Oh, 'sta zitta!" mi lasciai sfuggire, nervosa per essere caduta nel tranello della Morgenthau.
"Pensa al tuo uomo" aggiunse Bucky.
Il parcheggio era buio, le luci sul soffitto sfavillavano, e soprattutto, era vuoto. Il rumore dei motori era comunque vicino: dovevano essere partiti solo da qualche istante. Vidi Bucky dirigersi verso una moto, e trafficare con dei cavi, per accenderla senza chiavi.
"Forza, sali!"
Non me lo feci ripetere due volte, e montai in sella alla moto. Cinsi i fianchi dell'uomo con le braccia.
"Spero tu non abbia paura" disse lui, voltandosi verso di me.
"Parti, idiota"
Mi diede ascolto, diede gas e face partire il mezzo.
Accumulavamo velocità ad ogni metro, e mi strinsi più forte alla schiena di Bucky.
"Fai il giro opposto, Buck! Arriviamo davanti, così blocchiamo loro la strada" urlai per farmi sentire. Lo vidi annuire, e accelerare ancora. Il vento mi raffreddò le guance e mi spingeva i capelli all'indietro, mentre l'adrenalina cresceva all'idea di combattere di nuovo.
"Ci siamo" sussurrai, più a me stessa che a Bucky, quando vidi i Flag Smashers in lontananza.
Avevano bloccato la strada con dei blocchi di cemento, e dietro di essi c'erano i furgoni grigi con dentro gli ostaggi. Nonostante l'ostacolo, Bucky non accennava a rallentare. Capii immediatamente cosa fare. Spostai le mani sulle sue spalle e trovando il giusto equilibrio, portai i piedi sulla sella della moto, con lo sguardo fisso sul mio obiettivo: una donna, con la maschera del gruppo terroristico, in piedi accanto al furgone.
Ad un metro di distanza dai blocchi di cemento Bucky frenò di colpo ed io, facendo leva sulle sue spalle, mi sollevai e mi spinsi in avanti. Mi lanciai addosso alla donna, mentre sentii la moto schiantarsi contro il cemento.
Rotolammo per qualche metro, e cercai di portarmi sopra di lei. Bloccai, afferrandole il polso, un pugno che tentò di darmi. Con la mano libera le spostai la maschera e feci subito scontrare le mie nocche contro la sua guancia.
Una mano mi afferrò i capelli e mi spostò violentamente dal corpo della donna, ignorai il dolore alla testa, portai le mani su quelle dell'uomo e cercai Bucky con lo sguardo: era impegnato a combattere e mi sembrava stesse avendo la meglio. Mentre l'uomo mi trascinava sull'asfalto, sentii i miei jeans bagnarsi e vidi la donna che avevo atterrato avanzare verso di noi. Lui liberò i miei capelli, ma mi afferrò le braccia e le incastrò dietro la mia schiena, facendomi alzare. Provai a dimenarmi ma era decisamente più forte. La donna si avvicinò, sorridendo divertita e stringendo i pugni.
"Due contro uno, come siete scorretti" commentai, copiando il sorriso della donna.
Alzò il pugno destro e lo caricò verso il mio viso. Sperai di avere fortuna, e abbassai subito la testa. La mano di lei andò a scontrarsi contro la faccia dell'uomo che mi stringeva, che per il dolore allentò la presa. Ne approfittai per tirargli un calciò fra le gambe, liberandomi. Lui crollò a terra, probabilmente svenuto per il pugno ricevuto.
Non potevo battere dei Super Soldati fisicamente, quindi cercai di usare astuzia ed ingegno. Però, con la donna non servì: la vidi stramazzare al suolo colpita da Bucky, il quale poteva competere con loro alla perfezione.
Gli sorrisi grata, ma il mio sorriso si spense immediatamente.
"Oh mio dio, Bucky!" urlai, iniziando a correre.
Il camion grigio con gli ostaggi aveva preso fuoco, probabilmente era un diversivo, per farci distrarre.
Il cuore iniziò a battermi più forte, mentre pensavo a tutte quelle persone chiuse dentro, che urlavano pregando di essere salvate. Afferrai le maniglie, tirandole, con scarso successo.
"Resistete!" urlò Bucky, al mio fianco.
"Riesci ad aprirla tu?" domandai, quasi in panico. Le porte erano bloccate da uno strano aggeggio tecnologico a forma di stella.
Mi tolsi di mezzo, guardando Bucky afferrare le maniglie con entrambe le mani. Quando notò che tirare non era abbastanza, iniziò a prendere a pugni il marchingegno metallico, alternando il destro e il sinistro. Alcuni pezzi di metallo saltarono via, così riprese a tirare usando solo il braccio di vibranio.
Sapevo che poteva farcela, ma il tempo stringeva ed ero terrorizzata all'idea che quelle persone bruciassero vive.
Con un ultimo urlo, Bucky tirò di nuovo e l'aggeggio saltó via, lasciando che le porte si aprissero. Mi lanciai in avanti spalancando quella destra.
"Forza, uscite!" urlai, afferrando la mano di una signora, aiutandola a scendere.
Qualche istante dopo, tutti erano fuori. Sospirai, chiudendo una delle due portiere.
Andarono tutti via, mettendosi in salvo. Un uomo indugiò prima di correre dietro agli altri, e afferrò le mani di Bucky. Vidi il suo sguardo aggrottarsi, mentre il signore gli scuoteva il braccio.
"Grazie. Grazie di averci salvati" disse riconoscente, prima di andare via.
Sorrisi istintivamente, guardando davanti a me un Bucky incredulo.
Aveva appena salvato della gente da morte certa, e so che questo faceva diventare il suo cuore più leggero.
"Sei stato bravissimo. Sono tutti vivi grazie a te" gli dissi, intrecciando le mie dita con le sue.
Mi guardò e sbattè le palpebre diverse volte, prima di sorridere.
Mi tirò verso di lui ed insieme ci allontanammo dalle fiamme, a passo svelto. Dietro il furgone era in corso un combattimento, e rimasi di stucco quando notai John combattere contro Karli.
"Secondo round" dissi, lasciando la mano di Bucky. Corsi verso di loro, aiutando l'uomo, che era in netta difficoltà: era sdraiato a pancia in sù, e la ragazza gli colpiva il viso ripetutamente. Ci trovavamo in un tratto di strada in cui erano in corso dei lavori, quindi cercai qualcosa che potessi usare come arma: pezzi di metallo, mattoni, attrezzi. Mi guardai intorno: alla nostra destra c'era un camion dei lavori giallo, e davanti ad esso, la strada finiva, lasciando spazio ad una fossa. Ecco dove stavano facendo i lavori. Ero troppo lontana per guardare, ma pensai ci fosse un'impalcatura. Tornai a cercare un arma, e notai una catena di ferro, abbandonata sull'asfalto, quindi la arrotolai intorno al polso e colpii Karli sulla testa. La vidi traballare e le diedi un calcio sulla schiena, facendola cadere sul corpo di John. Se la scrollò di dosso immediatamente, sbuffando, senza nemmeno guardarmi o ringraziarmi.
Quando si alzò distolsi anche io lo sguardo, spostandomi e cercando Bucky: stava combattendo con l'uomo che mi aveva trascinato sul pavimento. Come era successo diverse volte, rimasi incantata dalla sua forza e dalla sua bravura nel combattere. Con un calcio, lo spinse contro un cancello, e lui rimase immobile a terra. Fu troppo tardi quando notai Karli alzarsi e raggiungere il mio Soldato. Con l'aiuto di bastone di metallo, lo attaccò, spingendolo lontano, verso lo strapiombo. Per cercare di rallentare, Bucky usò il braccio sinistro, che creava scintille dall'attrito con l'asfalto. Non sapevo quando profondo fosse, quale materiale ci fosse sul fondo, ma in ogni caso e con ogni possibilità, lui avrebbe avuto più chances di sopravvivere rispetto a me. Eppure, ciò che provavo per lui mi spinse ad iniziare correre per raggiungerlo, quando capii che non sarebbe riuscito a frenare in tempo. Semplicemente smisi di respirare, e anche di ragionare lucidamente.
Arrivai in scivolata, e con le ginocchia che sporgevano dal bordo, allungai una mano per tentare di afferrarlo. Non ero nemmeno sicura di riuscire a tirarlo su, una volta preso. Ma in ogni caso, il problema non si porse: vidi Bucky volare nel vuoto.
Urlai il suo nome.

The Border / Bucky Barnes Where stories live. Discover now