13. Tracollo

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Bucky
La porta dell'abitazione somigliava più che altro ad un cancello in ferro battuto, che richiusi dopo aver fatto il mio ingresso, a passo svelto.
La casa era in stile antico, il pavimento era azzurro e marrone, con dei decori gialli. L'azzurro si abbinava a quello alle quattro colonne a lato del divano, alla mia sinistra, dalle varie fantasie e colori. Dietro il divano si trovava una porta marrone ed, accanto ad essa, delle lampade, sempre sul tono dell'azzurro.
Nel lato opposto c'era un tavolo, con due sedie, ed alcune bottiglie di liquore sopra. L'illuminazione della stanza era maggiormente naturale; la luce, infatti, filtrava dalle enormi vetrate con dettagli colorati che riempivano la parete davanti a me.
La stanza, quindi, era un enorme salone. Però, quando mi avvicinai a Sam, seduto accanto al tavolo con il suo portatile aperto, notai che c'era anche la cucina, completamente in legno. Sul ripiano erano posizionati in modo ordinato diversi elettrodomestici ed utensili.
"I Wakandiani sono qui. Vogliono Zemo, ma ci hanno dato un po' di tempo" annunciai, riassumendo la mia conversazione con Ayo, di qualche minuto fa.
"Ti hanno seguito?" mi chiese Zemo, che era appena spuntato da una porta che non avevo notato prima. Era avvolto in un accappatoio blu, quindi dedussi che quello doveva essere il bagno.
"No, me ne sarei accorto" dissi, con fare ovvio.
"Di che parlate?"
Naomi uscì dalla porta dietro il divano, con i capelli bagnati, una canotta e una tuta, entrambe nere.
"Bucky ci stava dicendo che i Wakandiani sono qui e vogliono Zemo" le spiegò Sam.
Vidi una scintilla di paura brillare nei suoi occhi marroni, prima che rispondesse.
"Beh, era prevedibile. Quanto tempo abbiamo?" disse, avanzando e sedendosi accanto a Sam, mentre mi guardava.
"Otto ore, non di più" le dissi, con il tono meno duro rispetto a prima.
Lei guardò Zemo, e lui le accarezzò una guancia, facendole l'occhiolino.
Lei sorrise, con un sorriso amaro, e afferrò il suo cellulare, che giaceva abbandonato sul tavolo, e gli diede tutta la sua attenzione.
"Zemo, perché hai ucciso Nagel?" gli chiese Sam, spezzando il silenzio.
"Non ho voglia di discutere di questo" rispose lui, e quando Sam fece per ribattere, Naomi intervenì.
"Ragazzi" disse, con lo sguardo sul telefono e le sopracciglia aggrottate.
"Che c'è?" chiedemmo io e Sam, all'unisono.
"Karli ha fatto esplodere un deposito della GRC, tre morti e undici feriti. Hanno una lista di richieste e promettono di provocare altri danni in caso non venissero soddisfatte"
Mi avvicinai a lei, per vedere la notizia sul suo cellulare.
"Sta peggiorando - commentò Zemo - Completiamo la missione. Quella ragazza è fuori di testa, crede nella supremazia. Il concetto di Super Soldato creerà sempre dei problemi alle persone. Era un'aspirazione distorta che condusse ai nazisti, ad Ultron o agli Avengers"
"Stai parlando male dei nostri amici" disse subito Sam, mettendosi sulla difensiva.
"Spero gli Avengers, non i nazisti" disse Naomi, facendomi scappare un sorriso.
Si alzò, andandosi a sedere sul divano colorato.
"Dobbiamo fermarla, essere un Super Uomo non può essere diviso dagli ideali di supremazia. O la uccidiamo, o lei ucciderà noi" concluse.
Mi mossi anche io, andando a sedermi accanto alla ragazza sul divano.
Eravamo in una situazione pessima, ma qualcosa dentro di me, desiderava starle vicino. Quando il container è esploso, non ho pensato altro che alla sua sicurezza, e farle da scudo con il braccio è stato completamente istintivo. Non volevo dare un nome a tutto ciò, ma lo assecondai comunque.
"Ora lo consegnerei ai Wakandiani" dissi, mettendomi comodo, lasciando cadere la testa all'indietro.
"Cerchiamo di ragionare, ragazzi. Dobbiamo riuscire ad incontrarla, e provare di parlare" disse la ragazza alla mia destra.
"Mama Donya era il pilastro della comunità, giusto? È appena morta, sicuro le faranno un funerale" ipotizzò Sam.
"Si, Sam, sicuramente. Almeno tentiamo" annuì Naomi.
Zemo, nel frattempo, aveva aperto uno sportello della credenza. Lanciò tre caramelle, una per ognuno di noi.
"Delizie turche, irresistibili!"
"Perché a me quella gialla? Passamene una rossa!" gli rispose Naomi, con la caramella fra le mani.
Osservai la mia, rossa, e la allungai verso di lei.
"Facciamo cambio?" le proposi, cercando di essere gentile.
Lei ridacchiò, e scambiò le caramelle. Per un attimo mi pentì dei guanti, che non mi permisero di sentire la sua pelle che sfiorava la mia.
"Andiamo a vestirci, poi usciamo" ordinò Zemo.

The Border / Bucky Barnes Where stories live. Discover now