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TOM POV'S
Stava già per finire il mese che palle dovevamo di nuovo tornare in quel buco, era così noioso,mhhh
Vabbè.

Vidi la piccola Kyla scendere dalle scale dell'hotel erano le 4:00 del mattino chissà cosa stesse andando a fare, magari stava andando ha prendere una boccata d'aria, io in ogni caso la seguì.

Stava attraversando la strada come se volesse andare in spiaggia, poi osservai meglio e sì decisamente voleva andare in spiaggia magari non riusciva a dormire, la raggiunsi, <<hey, bimba perché sveglia ha quest'ora?>> si girò di scatto nel buio della notte profonda, aveva una voce spezzata e ansimava<<non riuscivo ha dormire..>> disse borbottando e con voce stanca.

<<posso stare con te piccola?>> lei non rispose e continuò ha camminare lungo il marcia piede e così feci anche io <<hai problemi di insonnia?>> lei mi guardò, lo capii quando si fermò e la sua sagoma si girò verso di me, non la vidi bene ma sembrava stesse per piangere <<hey, hey piccola che ti succede?>> dissi per poi prenderla dai fianchi e attirarla verso di me così che si scontrasse contro il mio petto <<sto bene sto bene tranquillo...>> disse per poi scoppiare ha piangere, con la faccia incollata al mio petto, la sentii urlare disperata, stava svegliando tutti con le sue grida disperate, non sapevo bene il perché quindi con molta delicatezza glielo chiesi <<piccola perché piangi? Non sembri tu in sti giorni, sembri molto più triste del solito>> mi guardò negli occhi, lo percepii quando staccò il suo piccolo viso dal mio petto e vederla così mi faceva stare male, iniziai a stare male io per lei, volevo sapere cosa gli stesse succedendo, i suoi problemi volevo che fossero anche i miei, è quel vuoto dentro di me diventò una voragine incolmabile.

Non ce la facevo quindi gli presi il suo bellissimo visino, che ora era molto triste e gli asciugai le lacrime con il mio pollice ruvido, poi gli diedi un bacino in fronte e feci riappoggiare al mio petto, per poi tornare ad abbracciarla così tanto forte, quasi fino ha farmi mancare il respiro.

Lei non resistette e ricambiò l'abbraccio, mi tenne stretto a lei, mentre io mi abbassavo un po' per appoggiare la testa nell'incavo del suo collo.

Quel contatto fisico mi rese felice ma allo stesso tempo triste, per vederla così star male, per una cosa che io non sapevo, che aveva paura di raccontarmi faceva più male che prendere a pugni una porta in acciaio.

Mi sforzai per chiedergli nuovamente cosa avesse <<piccola mi vorresti spiegare cosa c'è che non va?>> lei mi guardò intensamente come se non sapesse cosa fare, ma alla fine cedette a quella tristezza, e si lasciò andare <<andiamo ha sederci su una panchina, poi ti spiego tutto>> cercammo la panchina più vicina e ci sedemmo nel mentre lei continuava ha singhiozzare, molto meno di prima.

Era.. meno disperata in confronto ha 5 minuti fa, ma era comunque triste e si vedeva.

Ci sedemmo sulla panchina più vicina e mentre la abbracciavo gli rifeci la domanda <<perché stai piangendo?>> lei mi guardò un attimo, come se dentro di se, il suo cervello stesse chiedendo al suo cuore ormai penso in frantumi, se si picconi davvero fidare di me dicendo.

Passarono 5 minuti sembravano interminabili, ma dopo quel tempo di tensione e ansia finalmente parlò <<mamma fa i turni di notte in ospedale.. lei mi aveva detto di partire, io però non sapevo niente della sua malattia.. ha un cancro al cuore>> la guardai come se stessi male per lei, mi venne un conato di vomito per le immagini di mio padre chiuso dentro quelle 4 mura mentre gli infermieri correvano per i corridoi per salvargli la vita, ma nulla, per lui non ci fu più niente da fare, al solo pensiero che fosse una malattia, mi vennero i brividi, io non le sopportavo, le odiavo le malattie, star male, svenire, i cancri.. in pratica ogni cosa che ti porterebbe all'ospedale, in poche parole.. l'ospedale letteralmente, quel posto pieno di persone malate che stanno per morire, che cercano di rassicurarti dicendoti: "andrà tutto bene" quando tu sai per certo che non sarà così, ti illudono, giocano con la tua vita, fin quando non muori e alla fine dici: "avevo ragione" ogni cosa che mi riporta a mio padre, che morì per un ictus improvviso in macchina, non fece in tempo ad arrivare in quel posto di merda, che morì su una barella d'acciaio.

Uno splendido disastro - Tom KaulitzOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz