3. La paladina della giustizia

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Mi sveglio già depressa.

Mio fratello invece salta sul letto e ripete a ruota "Inizia il campus! Inizia il campus!" a gran voce.
Sono appena le sette del mattino.

Mamma aiuta Ale con le sue cose e dopo averci inondato le orecchie di raccomandazioni e ammonimenti, ci lascia al tavolo della colazione e va a lavoro.

Mia madre, Elisa Robelli, è una nutrizionista e lavora nel suo studio privato nella città vicina ma per molti anni è stata a casa ad occuparsi di me e Ale. Dice sempre che quel periodo è stato molto stressante ma anche bello ed è grata a papà che ha assecondato questo suo desiderio.

Mio padre esce di casa molto prima invece.
È un imprenditore: ha una ditta che costruisce piscine, ma non da molto.
Quattro anni fa ha deciso che era arrivata l'ora di 'fare il grande passo'.

Mentre mangiamo, mio fratello guarda i cartoni in TV, io invece dò uno sguardo veloce a instragram e metto qualche cuore alle foto nuove delle mie amiche.

"Dai Ale, è quasi ora" dico, guardando l'orologio.
Recuperiamo gli zaini e usciamo fuori casa ad aspettare l'autobus, noleggiato esclusivamente per il tragitto casa-campus e viceversa (si, hanno pensato anche a questo!).

Ale sale sull'autobus e dopo una rapida occhiata, scorge il suo amico del cuore Mattia e lo raggiunge. Io, dopo un buongiorno generale a chi è già a bordo, individuo Manuel e lo raggiungo, abbandonandomi pesantemente sul sedile al suo fianco. Lo bacio su una guancia, non prima di aver indirizzato un bacio al volo a Lya, che e' seduta con Giulio, due sedili dietro Manu.

"Pronta per la nuova avventura?" ride Manuel
"Non vedo l'ora!yuppi!" dico in tono piatto e funereo.
Mi calo gli occhiali da sole sugli occhi, mentre lui ride.

Arriviamo nel luogo denominato 'Campo Base' che altro non è che la Vecchia Masseria, in aperta campagna.
Ogni volta che si organizza un evento di grande portata, si svolge alla Vecchia Masseria.
L' aggettivo 'Vecchia' è solo perché la costruzione risale a moltissimi anni fa ma è stata ristrutturata più volte e ammodernata.
In sostanza è un grandissimo edificio, con moltissime stanze ed è circondato da un immensa campagna di ulivi.

Sono solo le otto e mezzo del mattino e fa già un gran caldo.
Scendiamo disordinatamente dall' autobus, silenziosi e musoni.
Tra i più piccoli c'è chi piange e le Educatrici sono già a lavoro con loro.
Consegno Ale e Mattia al loro gruppo e torno dal mio.

Noi del Gruppo C ci siamo raggruppati sotto degli alti alberi di ulivo, all'ombra, e tra sbadigli e borbottii attendiamo che ci dicano cosa fare.
Siamo sessantatre in totale, noi del gruppo C, trenta femmine e trentatre maschi.
Ce ne fosse uno o una felice di stare qua.

Una ragazza, con una maglietta bianca con su scritto Summer Camp a lettere colorate, si avvicina a noi.
Ha i capelli corti sulle spalle, castano chiari con delle ciocche rosa nel mezzo. Sorride con la bocca e con gli occhi, incorniciati da un paio di occhiali dalla montatura nera.
La riconosco dalla foto che c'era nei documenti. È Camilla.

"Scommetto che voi siete il Gruppo C" dice, con le mani sui fianchi.
Nessuno risponde e lei ride.
"Bene! Io sono Camilla. Andiamo!" dice, facendo con la mano il gesto di seguirla.
Ci conduce in una delle grandi stanze della masseria.
Sulla porta c'è appiccicato un foglio con scritto Gruppo C e
ad accoglierci ci sono tre persone, ovvero i nostri 'baby sitter', come dice Manuel.
Quelle foto sbiadite in bianco e nero inserite nel fascicolo non rendevano loro giustizia, come già si era notato con Camilla.

Federica e' una donna molto bella, con capelli rossi e splendidi occhi verdi.
Matteo un uomo alto, con un pò di pancetta che si intravede dalla maglietta. Ha le orecchie un pò sporgenti e labbra carnose.
E poi Roberto.
Manuel ha ragione: è proprio un figo! E dal vivo lo è ancora di più ché in foto.
Fisico ben allenato, capelli neri disordinati, e due occhi brillanti e neri. Poggiato ad un tavolo, ci guarda con le braccia incrociate al petto, serio.
Noto che tutte le ragazze se lo stanno mangiando con gli occhi. E pure Manuel, che al mio fianco ha la bocca aperta. Gli tiro una gomitata per farlo tornare in sé.

Summer CampWhere stories live. Discover now