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Kyla

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Kyla

🏎️

Danza

Manama, Bahrain,
Marzo 2023

🏎️

Una lunga danza nell'oscurità, che faceva ballare anche le tenebre.
Sempre le stesse tenebre create dalla mente. Sempre lo stesso tunnel che non aveva mai fine.

Chiusa in una stanza, sempre in quel buio asfissiante direbbe qualcuno, ma era ormai un buio confortante, il mio.

Esso abbracciava la mia pelle fredda, sospirava su di essa per riscaldarla, per farla cadere nel tranello e prenderla in giro. Guarda che non sei sola, sussurrava.

Ma gli occhi si abituavano al buio; dopo tempo ti giravi e riuscivi a scovare i dettagli.

La stanza era vuota e tu non eri stato mai così maledettamente solo.

Da quando mio fratello era morto, la solitudine era come lo zucchero nel caffè, come la crema per ripararsi dai raggi del sole, come un'alba che senza due persone a osservarla rimaneva un banale ciclo insignificante. La solitudine aveva scritto un copione, si era messa protagonista e io ero la ragazza banalizzata che non poteva fare altro che sottostare.

Ero da tempo in un limbo infinito in cui volevo dannatamente qualcuno. Altri momenti, la maggior parte, ero abbastanza io per me stessa e odiavo avere compagnia.

Un modo per sottolineare l'incoerenza di Kyla Knight: non sapevo stare da sola, ma ero tutto ciò di cui avevo bisogno.

Con l'inizio del lavoro per SportNoW e la fine dell'università, la mia vita era passata da avere le mie due amiche sempre intorno, a desiderare di tornare sola ancora una volta.
Ma anche lì... Questo mi aveva portato a cambiare idea nuovamente.
La vita mi piaceva, le persone anche, il lavoro per la mia cosa preferita cambiava le carte in tavola, mostrandomi che potevo vivere anche io.

Senza Tyler sì, ma con tutto ciò che lui avrebbe voluto che avessi.

«Non mangi la maionese?!» Urlò Lando, scuotendomi il braccio in modo esagerato. Lo osservai, i capelli completamente ricci e fuori posto, gli occhi spalancati per lo shock. Melodrammatico.

«Non mangio la maionese.» Cercai di coprirmi il viso con le mani e infilare la patatina fritta al di sotto, intinta solo di ketchup.

Eravamo nel motorhome McLaren; era stato buffo guardare le facce delle persone, che ora mi riconoscevano come la ragazza di Netflix, sorprese di vedermi insieme al pilota inglese che mi tirava da un braccio correndo.

Subito dopo la fine delle riprese giornaliere, avevo scritto un messaggio a Lando, che fortunatamente non aveva cambiato numero dall'ultima volta che Abigail mi aveva registrato i contatti sul telefono dell'intero paddock.

Mad Max | Max Verstappen | Vol. 5Where stories live. Discover now