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Kyla

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Kyla

🏎️

È per Carlos?

Principato di Monaco,
Maggio 2023

🏎️

La gara in Italia era stata cancellata qualche giorno prima e un aereo per il Principato di Monaco era stata la mia unica scelta.

Ero atterrata a Nizza il giorno prima della conferenza stampa, avendo avuto dei problemi a trovare un volo che decollasse.

La regione era spezzata, l'intero paese lo era. Erano partite tante campagne per aiutare le città e avevo visto perfino Yuki Tsunoda scendere in strada nella sua Faenza, quartier generale del suo team.

Fortunatamente il Gran Premio successivo coincideva con la mia città e gli spostamenti si erano ridotti a uno solo. Inoltre gli ultimi giorni a Imola li avevo passati a letto con qualche linea di febbre, lasciandomi con una tosse insopportabile al ritorno.

Ma dovetti fare i conti con le conseguenze, ovvero dover andare nel mio appartamento. Che non era solo mio.

I vestiti di ricambio nella valigia erano finiti, avevo bisogno di cambiarli, di cambiarmi e avevo bisogno di casa.

Mi mancava la sensazione di sedermi sul mio balcone e osservare il mare, andare a correre di prima mattina sulla spiaggia.
La mancanza verso il Principato di Monaco era tanta.

Le mie amiche mi mancavano, mi sembrava di non vederle da anni e di essere stata abbandonata a me stessa.
Perciò varcai l'uscio di casa in silenzio, appoggiai le due valigie sul pavimento e alzando lo sguardo, vidi Abigail sul divano.

Si era accorta di me ovviamente, ma restava senza parole anche lei.
Per la chiusura della porta, Adalia fece capolino all'ingresso, uscendo dalla cucina.
Nessuna di noi disse nulla, ci osservammo senza neanche respirare.

«Mi dispiace.» Ruppi quel mutismo.

Dell'altra parte ci fu incomunicabilità, fin quando la bionda corse verso di me e mi diede un abbraccio.
Feci fatica a ricambiarlo inizialmente, perché ero confusa. Abigail si alzò e con un'espressione strana si unì alla stretta.

«Scusami Kyla.» Parlò Adalia, staccandosi e facendomi indietreggiare. Le osservai entrambe prendere posto sul divano e io mi appoggiai sulla poltrona davanti.

«Non è colpa tua, cioè un po' sì, ma questo non può mettere fine ai nostri rapporti.» Continuò sempre lei, alzando le spalle, come quando ammetteva di aver torto. Si grattò il sopracciglio poi, segno che fosse nervosa per qualcosa.

«State bene?» Chiesi ed entrambe annuirono. A volte i pensieri parevano difficili da mettere in ordine, ma sembrava assurdo che, qualche volta, bastasse solo parlarne per risolvere la situazione.

Mad Max | Max Verstappen | Vol. 5Where stories live. Discover now