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Kyla

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Kyla

🏎️

Pezzo di mer...

Baku, Azerbaijan,
Aprile 2023

🏎️

La gara non era andata come mi aspettavo. Max Verstappen non aveva vinto e per questo mi sentivo nervosa.

Agli occhi dei giornalisti era sembrato anche lui, nervoso. Con quelle stesse movenze subito dopo la Sprint del sabato, dove per dei danni causati da Russell, non aveva potuto fare altro che completare la gara e non giocarsi nessun altro posto del podio, se non quello più in basso.

In diretta dal box della McLaren, sotto richiesta di Lando, avevo assistito a una mezza litigata con l'inglese. Inutile dire che il primo pensiero era stato a quando gli avrebbe alzato le mani, non al se.

Ma Max Verstappen non l'aveva fatto.

Max Verstappen mi aveva stupita, come quando si era accovacciato al mio fianco e mi aveva fatto appoggiare la testa sul suo petto.
Non aveva dato di matto.

Sì, qualche parolaccia, qualche alzata di voce e risata ironica, ma questo non contava, perché per la prima volta sembrava diverso ai miei occhi.
Pareva cresciuto, maturo.
Ma solo con gli altri, mai con me.

Mi sdraiai sul letto della camera d'hotel in accappatoio. La gara era finita da qualche ora e non mi restava altro che attendere il giorno seguente. Il mio aereo sarebbe partito a metà mattinata e fino ad allora, il mio piano era ordinare cibo d'asporto e guardare la televisione.

Perciò asciugai i capelli, infilai una maglietta blu e delle culottes, per poi sdraiarmi sul materasso e chiudere gli occhi.

Da quando avevo iniziato a lavorare per Netflix, non mi restavano molti momenti morti. Momenti in cui avevo il tempo di pensare e riflettere.

Nei momenti liberi mi vedevo con Garrett, ma ora non esisteva più neanche quello.
Attiravo verso me stessa tutto ciò che potesse farmi star male, come se ormai persino la mia anima sapesse che più di quello, non meritavo nulla.

Uno scrigno perduto rimasto senza chiave, tutti i problemi, le insicurezze, erano obbligati a stare con me, attaccati alla mia pelle come un tatuaggio e dovevo portarmeli dietro per il resto dell'eternità.

Delle voci oltre la porta mi fecero drizzare le orecchie, qualcuno nel corridoio aveva deciso di intraprendere una conversazione con un sordo, perché il fracasso che arrivava perfino nella mia stanza era irreale.
Mi alzai, avvicinandomi all'entrata e abbassando meglio la maglietta, spalancai la porta trovando Daniel Ricciardo davanti a me che era con il pugno in aria, segno che stesse per bussare.

«Daniel?» Domandai confusa, erano settimane che non lo vedevo. Lui mi ignorava e io fingevo di non esistere ai suoi occhi.

«Proprio io. Posso entrare?» Cercò di sorridere ma l'aria imbarazzata tra di noi si faceva sentire. Mi spostai, facendolo entrare e chiusi la camera, seguendolo.
L'australiano si appostò sul mio letto, come se non fosse cambiato niente, come una vecchia abitudine.

Mad Max | Max Verstappen | Vol. 5Where stories live. Discover now