01. Sei una divinità

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Olivia Rodrigo - Brutal
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Quando Dio distribuiva la fortuna e la pazienza, io ero probabilmente in qualche vicolo buio della città, impegnata a scrollarmi di dosso la merda e a prendere a calci in culo qualche stronzo

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Quando Dio distribuiva la fortuna e la pazienza, io ero probabilmente in qualche vicolo buio della città, impegnata a scrollarmi di dosso la merda e a prendere a calci in culo qualche stronzo.

La pazienza è la virtù dei forti, dicono.

E io in questo momento mi sento forte come Ercole, perché anziché dare di matto e sbuffare ogni cinque secondi come fa Mallory, infilo le dita tra i fili di metallo del pendolo di Newton e faccio oscillare le palline avanti e indietro per calmarmi.

Di solito non sono così irascibile. Ma ogni volta che mi ritrovo davanti delle scartoffie da firmare e una fila di gente dietro che borbotta spazientita, la mia clemenza si annulla con uno schiocco delle dita.

La donna dietro il bancone si terge la fronte con un fazzoletto di stoffa e mi scocca un’occhiata torva.

«Fa caldo oggi, eh?», le dico, muovendo le palline con più forza.

«Basta», dice tra i denti. «Stai facendo perdere la pazienza pure a Dio». Afferra il pendolo e lo getta nella scatola di cartone stracolma di fascicoli, alle sue spalle.

Riporta lo sguardo su mio fratello e si schiarisce la voce. «Il nome, prego», esclama con tono professionale, rientrando di colpo nel personaggio.

Mio fratello guarda la carta d’identità, che rigira ormai da dieci minuti tra le dita. «Azriel Parker», il tono piatto, l’espressione arcigna.

Le dita della donna smettono di battere sulla tastiera; si abbassa leggermente gli occhiali sulla punta del naso a patata e lo guarda con i suoi piccoli occhi incavati e traboccanti di stupore. Con un gesto quasi meccanico si porta una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, poi si tocca le punte incurvate del caschetto, come se volesse accertarsi che la sua piega sia ancora intatta.

«Come Azrael», pronuncia, squadrandolo con distaccato interesse. «Nella tradizione islamica viene chiamato Azrael, l’angelo della morte.»

Lui, però, rimane impassibile. Picchietta le dita sulla carta d’identità, impaziente, e lancia un’occhiata tagliente alla donna, cercando di incuterle timore. Lei riporta lo sguardo sullo schermo del computer.

Funziona sempre.

Lo sguardo di Azriel è inquietante e privo di vita. Se non lo conoscessi così bene, probabilmente lo scambierei per un introverso con tendenze sociopatiche.

«Giorno di nascita?», continua a chiedere la donna.

«Due novembre», risponde lui, trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo. Spinge la carta d’identità sotto il suo sguardo. «Ha tutto ciò che le serve qui», indica il documento. «Legga.»

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