03. Sfidarmi ti costerà caro

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The All-American Rejects - Hope it gives you hell

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Attraverso Madison Street con la divisa stretta sotto il braccio ed entro rapidamente in una caffetteria

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Attraverso Madison Street con la divisa stretta sotto il braccio ed entro rapidamente in una caffetteria. Infilo la mano nella borsa e prendo il portafoglio. Poso una banconota sul bancone e attendo il mio caffè doppio da portare via. Visto quello che andrò a fare tra poco, mi sembra quasi ridicolo pagare come tutti gli altri esseri civili, ringraziare e andare via - non prima di aver augurato a tutti una buona giornata.

Mentre stringo il bicchiere caldo tra le mani, mi pare quasi di sentire la filippica di Azriel; riesco persino ad immaginare i movimenti impacciati delle sue mani mentre gesticola e cerca di spiegarmi perché non dovrei bere così tanto caffè durante la giornata.

Lo so che ha ragione, e il tremore alle mani ne è la conferma.

Il liquido caldo si riversa nella mia gola e mi lecco le labbra. È esattamente come piace a me: denso e cremoso, lievemente dolce con un retrogusto di mandorla. Perfetto.

Passo davanti ad un’edicola; una signora bionda litiga con un signore. Stringe il chihuahua al petto, poi afferra un giornale, lo arrotola e colpisce l’uomo sul braccio. Dunque, c’è chi si sveglia non solo con la luna storta ma anche con il sole e tutte le altre stelle.

Continuo a camminare a passo spedito, trangugiando la mia bevanda, adesso tiepida.

Conosco benissimo questa via e, oserei dire, anche la casa.

Caroline, la nonna di Elias, mi conosce bene. Be’, forse bene è un eufemismo, però mi ha visto crescere insieme a suo nipote, quindi più o meno credo si ricordi la mia faccia.

Questa donna mi batteva il cinque ad ogni scherzo ben riuscito. Credo che in fondo abbia sempre tifato per me.

Purtroppo, ho dovuto sopportare la faccia di Elias sia all’asilo e sia alle elementari. Poi, fortunatamente, le nostre strade si sono divise per diverse ragioni o per volere degli dei. Sono convinta che qualche divinità nel mondo si sia stancata di vederci battibeccare.

Ricordo perfettamente quel periodo buio, in cui bastava incrociare il suo sguardo per sentirmi sopraffatta da una rabbia accecante.

Il suo nome era una specie di maledizione per me. Una punizione divina. Un tormento perpetuo. Un’inesorabile agonia.

Quando gli insegnanti dovevano formare le coppie o i gruppetti per qualche dannato  progetto, il mio nome era sempre accanto a quello di Elias. Ogni. Maledetta. Volta.

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