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Mi alzai con fatica.
Sapevo che oggi stavo a casa per preparare il pranzo per gli ospiti, d'altronde facevo sempre così, lui mi ordinava di preparare il pranzo e io obbedivo per non beccarmi gli schiaffi.

Non so come faceva quest'uomo essere amico di mio padre, evidentemente non sapeva chi era davvero.

Dopo che il pranzo era pronto, il campanello suonò e dovetti, come sempre, andare ad aprire io mentre papà aspettava seduto a tavola.
Oggi era elegante, maglioncino nero e dei jeans strappati dello stesso colore, io invece indossavo dei jeans attillati e una maglia semplicissima nera.
Non volevo mostrarmi in pigiama.

Aprii la porta e la persona che mi trovai davanti mi fece spegnere il sorriso.
Che ci faceva qui Aaron?
«Ma cosa ca-» dico sorpresa ma appena vidi un uom, che presumo sia il padre, mi ammutolii e finsi un sorriso facendoli entrare.
«Ciao amico!» dice l'uomo che era con Aaron a papà, si abbracciarono e si misero a tavola.

Io e Aaron ci stavamo guardando malissimo.
«Dai venite, a tavola!» esclamò papà.
Quando c'erano persone a casa faceva tanto il santo ma sappiamo entrambi che non è così.
Ci guardiamo per l'ultima volta e poi andiamo a sederci.

«Allora Aaron, tuo padre mi ha detto che vai a scuola da mia figlia da almeno 5 anni, lei però non mi ha detto niente» sorride per poi guardarmi malissimo.
Mi strinsi nelle spalle.
«Non andiamo molto d'accordo, in realtà non parliamo quasi mai» sorride Aaron.

Bugiardo.
Lo odio. Non sopporto nessuno in questa casa.
«Perché non avete portato le valigie?» chiese papà al signor Davis.
«Valigie?» ripetei.
«Oh staranno con noi per un po' di tempo, solo il figlio però, il papà torna in Florida» mi spiega papà.

Spalancai la bocca.
Aaron vivrà qui?
Mi alzai di scatto dalla sedia e mi incamminai verso la mia camera ignorando mio padre che mi urlava contro di risedermi a tavola.
No. Non poteva vivere qui.

C'era mio padre che mi picchiava e non volevo che lui lo scoprisse.
Non poteva invadere il mio spazio.

Sentii dei passi fuori dalla mia porta e io trattenni il respiro.
Magari facendo così non bussa.
Le mie preghiere però non funzionarono perché subito dopo sentii due colpi alla porta.

Non risposi, lui però entrò lo stesso.
Io ero seduta sulla mia sedia girevole della scrivania e guardavo il vuoto.
Alzai gli occhi su di lui.
«Non ti hanno insegnato che non bisogna entrare senza chiedere il permesso?» dissi con voce calma.

Litigare è l'ultima cosa voglio al momento.
«Non hai risposto, perciò sono entrato» alzò le spalle e si appoggiò allo stipite della porta.
Alzai gli occhi al cielo e lui lo notò perché fece un ghigno.
«Perché ti da fastidio che io resti qui?» chiede ritornando serio.
«Me lo chiedi pure?» domandai facendo una risata falsa.

Annuisce e io sospirai.
«Mi hai fatto del male»
Lui sembrò confuso ma io prima che capisse lo spinsi via e gli chiusi la porta in faccia.
Lo sentii imprecare non so cosa a bassa voce e sorrisi vittoriosa.

Cosa intendevo con quella frase? A quello che è successo quella sera di aprile.
Andare a letto con lui mi fece prendermi una sbandatella per lui e vedere che il giorno mi aveva dimenticato del tutto e che aveva detto a tutti che non sapevo scopare bene o che non ero scopabile, be', il mio cuore si spezzò in mille pezzi.

Pensavo fosse la stessa cosa per me ma dopo un po' di tempo mi resi conto che non era così.
Aaron non era solo una scopata per me.
Ma per lui si.

Si fece l'ora di cena e come ogni giorno non mangiai nulla. Mi punivo così io.
Quando qualcosa non va, smetto di mangiare, è più forte di me, quando sto male non riesco a ingurgitare niente, se lo faccio vomito dopo 1 secondo.

Andai subito a dormire, anche se sentii le voci di mio padre e di Aaron. Del signor Davis nemmeno una traccia.

Mi addormentai dopo alcuni minuti ad ascoltare la conversazione tra Aaron e papà.

«Mamma!» la chiamai girando per casa.
«Mamma!» gridai nuovamente.
Andai in cucina, non era lì.
Andai in salone, non era li.
Andai in bagno, non era neanche li.

Andai in camera di papà e mamma e quando entrai vidi papà con una pala nelle mani sporca di sangue.

Abbassai lo sguardo a terra e vidi la mamma tutta sanguinante. Mi coprii la bocca con la mano scioccata.
Papà aveva ucciso la mamma con una pala.

ti proteggerò Where stories live. Discover now