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Volevo scappare.
Chiedere aiuto.
Ma non potevo.
Era da un'ora che stavo subendo calci da parte di papà, non voleva smetterla e io stavo soffrendo così tanto.

Aaron non si decideva a tornare e io in quel momento avevo bisogno di lui.
«Dove cazzo sei stata!» urlò.
Non risposi. Mi rifiutavo di farlo.
«Dimmi.dove.cazzo.sei stata!»

«Da una mia amica!» mentii urlando.
«Non ti credo! Sei bugiarda come tua madre!» continuò a darmi calci, schiaffi e alcune volte pugni.

Ero esausta. Troppo dolore.
Sto provando in tutti i modi a trovare pace ma
non funziona, sento un dolore costante che mi attraversava tutto il corpo, e non smette mai.
Mi sento come uno scoglio, fisso, perennemente colpito dalle onde per tutta la sua esistenza, ripetute onde che ogni secondo invandono la mia testa e mi martellano i pensieri.

La porta di camera mia si aprii di scatto, evidentemente si era dimenticato di chiudere a chiave.
Quando vidi che era Aaron piansi ancora di più.
Mio padre smise di darmi calci.
«Fuori!» urlò papà.

«Se osi di nuovo toccarla, ti mando in galera brutto bastardo!» dice Aaron con occhi sgranati.
Mio padre senza dire una parola se ne andò, mentre io stavo accovacciata accanto a letto senza forze. Incapace di alzarmi.

«Blaire» si inginocchiò alla mia altezza.
Sorrisi. Non avevo più parole. Non riuscivo più a parlare.
«Porca puttana» imprecò guardandomi.
«Mi dispiace Blaire, se l'avessi saputo.. sarei tornato prima»

«Basta fare finta di essere interessato a me» dico von voce debole.
Lui mi guardò e a me divennero gli occhi lucidi.
Senza dire niente si alzò e va in bagno a prendere il kit del pronto soccorso.
Quando tornò aveva una faccia diversa, sembrava...triste?

Mi disinfettò le ferite sulla faccia, sulle braccie e sulle gambe.
Alcune volte imprecavo ma con lui era tutto meno doloroso, in questi giorni mi sentivo strana, alcune volte avevo cedimento alle gambe, perdevo sangue dal naso e mi sentivo debole, ma con lui non sentivo niente.

Con lui era come se il mondo non esistesse.
«Ti hanno detto qualcosa all'ospedale?» chiedo.
Scosse la testa.
«No» rispose mentre mi metteva un cerotto.
Deglutisce poi alza lo sguardo su di me.
«Non sopporto vederti con questi segni addosso» dichiarò.
Sospirai.

«Ci sono abituata, non sento niente quando mi picchia» abbasso lo sguardo.
«Da quanto va avanti? Con Kelly e.. tuo padre» mi chiese timoroso.
«Con Kelly da ormai 5 anni e con mio padre da quando mamma è andata via» spiegai.

«Posso confessarti una cosa?» sussurra dopo qualche minuto in silenzio.
Annuisco.
«In realtà..non ho scopato con Kelly» sorrise guardandomi.

Era tutto finto? Perché?
«Perché hai mentito?»
«Ero arrabbiato e so che ti ho ferita, per questo ti chiedo di..perdonarmi anche per le cose che ho fatto in passato»
Dopo quella frase sorrisi.

Per quanto io cerchi di odiarlo mi rendo conto che non ci riuscirò mai a farlo davvero.
Lui si alza probabilmente perché ancora non ho risposto e prima che potesse uscire iniziai a parlare.

«Hai sbagliato tanto Aaron. Mi hai fatta sentire una spazzatura e.. mi hai fatto soffrire» lui si girò nel sentirmi parlare.
«Molto» aggiunsi.
«Ma tutti facciamo degli errori, so che quello che hai fatto tu è imperdonabile ma.. io sono pronta a darti una seconda possibilità» sorrisi.

«Perciò sì, ti perdono» mi dondolai sui talloni, a disagio.
Lui si avvicinò e mi abbracciò piano per paura di farmi male.

Lo strinsi a me. Voglio solo essere felice, non confusa, non stressata, non delusa.
Solo felice, e in quel momento lo ero.

ti proteggerò Where stories live. Discover now