4

29 2 2
                                    

Scene di violenza, non troppo esplicite però se vi da fastidio skippate la parte🫶🏻

Entrai in casa cercando di non fare rumore ma fu tutto inutile perché lui mi aspettava già in cucina seduto sulla sedia.
Sospirai.
Lo sapevo.

«Così..vai male a scuola» mi guardò dritto negli occhi e per qualche istante vidi un fuoco dentro.
Non risposi.
«Rispondimi!» urlò.
«P-papà c'è Aaron a casa!»
«È agli allenamenti» risponde avvicinandosi a me.

Mi prese per i capelli, non riuscii a respirare, il dolore era troppo.
«Lurida puttana!» mi diede un calcio in pancia.
Mi piegai in due dal dolore.
Alzai la testa e mi diede due schiaffi su tutte e due le guancie.
«Se mi dicono che vai male a scuola di nuovo, ti faccio di peggio!» gridò nuovamente.

Annuii e corsi in camera con dolore dappertutto.
I lividi che stavano scomparendo dal mio corpo furono sostituiti dai nuovi.
Non me ne importai se Aaron passasse di qui tornato dall'allenamento, piansi.

Piansi tutte le lacrime che ho in corpo accovacciandomi davanti alla porta e portandomi le gambe sul petto.
Presi il cellulare e feci una pazzia.
Chiamai Aaron, non so perché lo feci, potevo benissimo chiamare Nina nonostante non sapesse la situazione.
«Blaire?» risponde confuso e con l'affanno, gli ho interrotto l'allenamento, ottimo!

«Aaron» dissi ancora piangendo.
«Che succede?» chiede sentendo probabilmente la voce rotta dal pianto.
All'improvviso mi resi conto della pazzia che stavo facendo perciò attaccai.
Gli stavo per dire tutto e non me lo sarei mai perdonato.

Papà mi ammazzava se lo avessi fatto.
Chiusi la porta a chiave e mi accovacciai di più contro la porta.

Dopo alcuni minuti sentii la porta di casa sbattere e sentii la voce di Aaron salutare papà. Trattenni il respiro quando sentii la sua presenza oltre alla porta.
«Blaire» dice con voce roca.
Non risposi.
«Che hai?» ritenta.
Non risposi.
Sospirò e dopo aver imprecato per l'ennesima volta se ne andò.

Finalmente mi alzai e andai a letto sotto le coperte e mentre guardavo il soffitto qualcuno bussò di nuovo alla porta.
Decisi di aprire perché almeno ero un po' presentabile.
Davanti alla porta si presentò Aaron che manco dirmi ciao che si fionda dentro camera mia.

«Dimmi»
«Perché mi hai chiamato mentre piangevi?» dice con una nota di..preoccupazione?
«Oh emh ho sbagliato numero» abbasso lo sguardo, colpevole.
«Stronzate» dice avvicinandosi a me e subito io mi misi in allerta e mi copri la faccia con entrambe le braccia.

Quando mi resi conto che non mi voleva far male abbassai lentamente le braccia.
Lui sembrava perplesso, era confuso.
«Blaire» dice con dolcezza.
«Non..ti voglio fare niente» dice calmo ancora confuso.
Feci un respiro di sollievo.
«Ripeto la domanda: perché mi hai chiamato mentre piangevi?» scandiva bene le parole e io non seppi cosa rispondere.

Era stato un errore chiamarlo, me ne rendo conto, ma non sapevo che cosa fare in quel momento, ero troppo spaventata.
«Emh, avevo litigato con Nina, ora è tutto apposto» sorrido nervosa.
Lui mi guardò con sospetto.
«E perché hai chiamato me?» mi chiede aggrottando le sopracciglia.
Alzai le spalle.

«Ora puoi andare?» gli chiesi.
Lui annuisce e se ne andò sbattendo la porta.
Era incazzato.

Mi faceva male tutto.
Anche il cuore.
Mi fece malissimo, non avevo mai sentito un dolore simile, faceva così male che sentivo come delle mani strappare il mio cuore in due.

Non sapevo cosa fare, volevo solo che il dolore si fermasse, volevo solo capire il perché.
Ma non dissi niente, rimasi in silenzio, senza dire una parola.

Sbuffai, mi faceva male tutto e non ho neanche degli antidolorifici.
Cazzo.

*
Il giorno dopo mi alzai tutta dolorante, i lividi erano appena apparsi e mi misi la pomata apposta prima di andare a scuola.
Ieri sera Aaron insisteva nel chiedermi il perché avessi litigato con Nina e il perché ho chiamato lui.

Ovviamente, gli risposi che non erano fatti suoi e alla fine lui si arrese e se ne andò in camera sua.
Dovetti trattenermi dal fare una smorfia di dolore davanti ad Aaron oggi a colazione quando per sbaglio ho urtato con l'anta del mobile. Non volevo che si accorgesse di nulla. Non potevo permetterlo.

«Blaire! Mi stai ascoltando?» Nina mi passa una mano davanti al viso.
Sbattei le palpebre e la guardai.
«Eh?»
Sbatte la sua mano sulla sua fronte e sospirò.
«Stavo dicendo se domani posso venire a casa tua!» mi chiede prendendomi a braccietto.

Stetti per risponderle quando all'improvviso vidi Aaron baciarsi con una ragazza.
Non era una ragazza qualsiasi.
Era Kelly, la ragazza che mi procurava i lividi oltre a papà.
«Quindi?» mi dice poi Nina.
Mi ero dimenticata di lei, ero impegnata a guardare quella stronza baciarsi con lo stronzo.
«Sisi» risposi distratta.

Nina mi disse qualcosa che non capisco ancora impegnata a guardare loro due.
La mia migliore amica se ne andò e capii che doveva andare a lezione.

Feci per andare in bagno ma ovviamente la fortuna non è dalla mia parte.
«Ei stronzetta» mi dice Kelly.
Alzai gli occhi al cielo.
Non la saluto nemmeno ed entrai in bagno, lei mi seguì come fa una brava cagnolina.
Mi prese per i capelli e io mi girai.

«Non mi ignorare puttana!» esclamò.
La guardai impassibile nonostante quella tirata di capelli mi aveva fatto male.
Intanto mi portò fuori dal bagno, non seppi il perché ma non dissi niente, rimasi in silenzio.

Non era con le sue amiche, era da sola, di solito aveva le sue cagne a seguirla.
Mi diede uno schiaffo nella stessa guancia in cui la fatto mio padre, alcune volte penso che si siano messi d'accordo.
Mi misi una mano sulla guancia, mi ero messa il correttore per il livido che mi era venuto.

Una lacrima stette per cadere ma la raccolsi prima di farla scendere. Mai e poi mai dovevano vedermi piangere. Sarei stata debole.

Un flash puntò su di me e capii il perché mi aveva portato fuori.
Mi stavano scattando delle foto mentre Kelly mi picchiava.

Corsi via.
Tutti ridevano.
Ridevano di me.
Uscii da scuola piangendo.
Dov'era Nina? Perché se n'era andata.

Mi misi dietro un muretto e caddi in ginocchio e piansi, piansi e piansi fino alla fine delle mie forze.

Avrei voluto che andasse diversamente. Avrei voluto che papà o Kelly non mi picchiassero e che io non mi perdessi.

ti proteggerò Where stories live. Discover now