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Mentre camminavo per andare a casa, sentii il mio telefono squillare.
Era Nina.
«Ciao»
«Blaire, guarda instagram, ora!» grida per poi riattaccare.

Aggrottai le sopracciglia e andai su instagram, come prima foto mi uscii una delle foto peggiori che abbia mai visto.
C'ero io, avevano messo tutte le volte dove mi avevano picchiato, dal primo anno ad adesso.
Mi diventarono gli occhi lucidi.

Alla fine tornai a casa e andai subito in camera dove ci trovai Aaron con il cellulare in mano.
«Aaron non sono dell'umore giusto perfavore» dico buttando lo zaino a terra, avevo ancora gli occhi gonfi per il pianto mentre lui sembrava incazzato.

«Che cazzo è questo?» quasi urlò per dirlo mentre mi faceva vedere la foto che avevano pubblicato le galline.
Abbassai lo sguardo e mi andai a sedere sul letto.
«Dimmi che cazzo è» ripete.
«Lo sai bene, è inutile che me lo chiedi» dissi a bassa voce.
«No, chi è che ti ha fatto questo? Cazzo» dice passandosi una mano nei capelli ricciolini.

«Non lo sai?» dico alzando un sopracciglio.
«Se vedi bene le faccie delle ragazze sono offuscate, ora dimmi chi cazzo sono porca puttana!»
Sospirai.
«Kelly e le sue amiche» sussurrai.
«Cazzo, io le uccido!» gridò andando verso la porta.
Mi alzai di scatto ma una fitta improvvisa alla pancia mi fece piegare in due.

Il calcio che mi aveva dato papà ieri.
Aaron corse da me preoccupato, io avevo ancora il braccio sulla mia pancia.
Oggi mi ero dimenticata la pomata.
«Ei Blaire, che succede?» dice con gli occhi spalancati.
Scossi il capo con le lacrime agli occhi.
Non riuscii ad alzarmi dal dolore.
«Passami la pomata sulla scrivania» dissi indicando il tubetto.

Annuisce e dopo averla presa me la porge.
Mi alzai la maglietta e mi spalmai un po' di crema sulla pancia.
«Cosa?..» Aaron sembrava scioccato.
«Cazzo» imprecai mettendomi seduta.
Si inginocchiò davanti a me e mi guardò il livido, ormai l'aveva visto e non ci potei fare nulla.

«Dimmi il nome e vado ad ucciderlo» sussurra guardandomi dritta negli occhi.
«Non potresti» dico abbassando il capo.
Mi prese il mento e lo tirò su per farsi guardare negli occhi.
«Dimmi.il.nome» scandisce.

"Se qualcuno ti fa del male devi dirlo subito a qualcuno" Mi aveva detto una volta, la mamma.
Mi fido di Aaron? Si, e anche se mi ha fatto soffrire, mi fido di lui più di tutti.
Se gli parlo della situazione mi aiuterebbe?
Decisi di fare una pazzia.
Decisi di dirglielo.
Non me ne importava delle conseguenze, io dovevo dirglielo.

Dovevo parlarne con qualcuno, non potevo tenermi tutto dentro e farmi massacrare di botte.
«Vuoi il nome?» chiedo con voce rotta, avevo gli occhi lucidi.
Annuisce e io chiusi per un attimo gli occhi.
Li riaprii e cominciai a parlare.
«Papà»
«Oh, vuoi che ti chiami tuo padre? Ti può aiutare con il-» lo stoppai prima che finisse la frase.
«No Aaron, è stato papà a farmi questo» indicai il livido in pancia.

Il suo sguardo cambiò e si rabbuiò.
«Come?» disse con un filo di voce.
Mi scesero delle lacrime, per me era difficile dire queste cose, non lo detto neanche a Nina.
«Hai presente quando lo visto in presidenza? Il preside ha detto che io non andavo più bene a scuola e..mentre tu eri all'allenamento, lui ha iniziato a picchiarmi» spiegai.

«Allora non avevi litigato con Nina»
Scossi il capo.
«Per questo mi avevi chiamato?»
Annuisco.
Si passò un'altra volta la mano nei capelli, lo fa ogni volta che è nervoso.
«È la prima volta?» mi chiede quasi timoroso della risposta.

«No» a quel punto lui inziò a fare avanti e indietro.
Poi si fermò e si inginocchiò nuovamente davanti a me.
«Fammi vedere gli altri lividi»
Alzai il sopracciglio mentre altre lacrime scendevano.
Scossi nuovamente il capo, ma la sua faccia mi diceva che non c'erano obbiezioni.

Tolsi un braccio dalla manica della maglia e gli feci vedere i lividi sulla braccia.
A quel punto lui mi prese il braccio e inizio a baciare tutti i lividi che c'erano.
Piansi ancora di più, lui mi attirò a se.

«Ti proteggerò io» mi disse infine mentre continuava a stringermi e io piangevo bagnando tutta la sua spalla.

«Grazie» sussurrai talmente piano che non seppi dire se abbia sentito o meno.
Lo sentii sorridere nell'incavo del mio collo.

Ed è in quel momento che mi resi conto di una cosa.
Mi ero aperta con un ragazzo, che odiavo per giunta. Non avrei dovuto farlo.

Dovevo allontanarmi o altrimenti avrei sofferto il doppio.

ti proteggerò Where stories live. Discover now