9. Coincidenza

37 0 0
                                    

Pagato il conto, ci alzammo e ce ne andammo. Per un po' passeggiammo lungo la Darsena in silenzio. Il vociare delle persone e il rumore del traffico ci facevano da colonna sonora e a noi bastava quello. M'ero dimenticato cosa volesse dire camminare accanto ad una ragazza. Accesi una sigaretta e lasciai che il fumo mi riempisse i polmoni.

Se in quel momento un passante mi avesse fermato in mezzo alla strada e mi avesse chiesto come stavo, avrei risposto che stavo bene. Perché davvero stavo bene. E di certo non era per via di quel campari di troppo, né per la bella giornata che stavo passando o per il resto. Ma era solo per via di Olimpia. Stare con lei mi faceva bene. Il solo guardarla me lo faceva capire.

Olimpia camminava aliena in mezzo a tutte quelle persone, cantando con un filo di voce "Mardy Bum" degli Arctic Monkeys, mettendo un piede davanti all'altro facendo finta di camminare su una fune. Ed era bello stare a guardare quello che faceva. Mi prendeva a braccetto e iniziava a raccontarmi delle persone che aveva conosciuto in Inghilterra, del piercing che s'era fatta fare a Camden Town nel sottoscala di un negozio di dischi vintage. Si fermava a discutere con i venditori ambulanti, provava occhiali da sole dalle forme e dai colori più idioti, voltandosi ogni volta per chiedermi come le stessero, e faceva finta di arrabbiarsi con me ogniqualvolta non le rispondevo come voleva. Mi metteva il muso giusto per tre secondi, poi mi sorrideva e andava avanti a fare quella che stava facendo, noncurante di tutto ciò che le accadeva attorno. Se ne stava nella propria bolla di sapone e si lasciava trasportare dal vento.

- Hai mai visto I Soprano? -.

Stavamo tornando molto lentamente a Porta Genova, parlavamo di film e serie televisive.

- E' la storia di una famiglia di italo-americani che vive nel New Jersey. Il padre, Tony, è anche il capofamiglia di un clan della criminalità organizzata. È una serie incredibile, tra le mie preferite. Pensa che quattro dei personaggi principali hanno anche recitato in "Quei bravi ragazzi" di Scorsese. – mi spiegò lei.

- Quello l'ho visto, bellissimo. -.

- Io amo i film sui gangster. Ho avuto una cotta per Vincent Vega. -.

- Intendi dire John Travolta? -.

- No, no. Intendo proprio Vincent Vega. È così forte, complesso, un vero uomo. E il modo in cui si prende cura di Mia? Quando le infila la siringa di adrenalina in pieno petto per non farla morire? Ho pianto vedendo quella scena. -.

Sfilai due sigarette dal pacchetto.

- Non ti facevo una così. – dissi, portandomi entrambe alla bocca. Le accesi e ne passai una a Olimpia.

- Così come? – chiese lei, accettandola.

- Non lo so. Forse non ti ho ancora bene inquadrata. –

- Non sono mai riuscita a capirmi io, figuriamoci tu. -.

Prendemmo la metro. Ci sedemmo uno di fronte all'altra e non parlammo. Sentivo che con lei non ero tenuto a dover riempire quel vuoto ad ogni costo, e questa cosa mi dava come un senso di leggerezza. Parlare è sopravvalutato e il silenzio è qualcosa di cui spesso non si comprende l'importanza. Semplicemente ci guardavamo, come se stessimo giocando a chi fissa più a lungo. Ed era sempre ed inevitabilmente lei a perdere, quasi come se fosse imbarazzata. Ma dietro al velo di quella timidezza, avevo ormai intuito che c'era molto altro. Capitò che si mettesse a fare delle smorfie a dei bambini, oppure che spiasse cosa stava scrivendo al cellulare la donna seduta vicino a lei. In tutto quello che faceva trovavo una sorta di legittimità. In un'altra persona avrei trovato quegli atteggiamenti noiosi e piuttosto fastidio. Ma con lei era diverso. Lei sapeva rendere ciò che più detestavo di una bellezza sconfinata. E non sapevo spiegarmi come ci riuscisse.

La bellezza nascostaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora