Pagato il conto, ci alzammo e ce ne andammo. Per un po' passeggiammo lungo la Darsena in silenzio. Il vociare delle persone e il rumore del traffico ci facevano da colonna sonora e a noi bastava quello. M'ero dimenticato cosa volesse dire camminare accanto ad una ragazza. Accesi una sigaretta e lasciai che il fumo mi riempisse i polmoni.
Se in quel momento un passante mi avesse fermato in mezzo alla strada e mi avesse chiesto come stavo, avrei risposto che stavo bene. Perché davvero stavo bene. E di certo non era per via di quel campari di troppo, né per la bella giornata che stavo passando o per il resto. Ma era solo per via di Olimpia. Stare con lei mi faceva bene. Il solo guardarla me lo faceva capire.
Olimpia camminava aliena in mezzo a tutte quelle persone, cantando con un filo di voce "Mardy Bum" degli Arctic Monkeys, mettendo un piede davanti all'altro facendo finta di camminare su una fune. Ed era bello stare a guardare quello che faceva. Mi prendeva a braccetto e iniziava a raccontarmi delle persone che aveva conosciuto in Inghilterra, del piercing che s'era fatta fare a Camden Town nel sottoscala di un negozio di dischi vintage. Si fermava a discutere con i venditori ambulanti, provava occhiali da sole dalle forme e dai colori più idioti, voltandosi ogni volta per chiedermi come le stessero, e faceva finta di arrabbiarsi con me ogniqualvolta non le rispondevo come voleva. Mi metteva il muso giusto per tre secondi, poi mi sorrideva e andava avanti a fare quella che stava facendo, noncurante di tutto ciò che le accadeva attorno. Se ne stava nella propria bolla di sapone e si lasciava trasportare dal vento.
- Hai mai visto I Soprano? -.
Stavamo tornando molto lentamente a Porta Genova, parlavamo di film e serie televisive.
- E' la storia di una famiglia di italo-americani che vive nel New Jersey. Il padre, Tony, è anche il capofamiglia di un clan della criminalità organizzata. È una serie incredibile, tra le mie preferite. Pensa che quattro dei personaggi principali hanno anche recitato in "Quei bravi ragazzi" di Scorsese. – mi spiegò lei.
- Quello l'ho visto, bellissimo. -.
- Io amo i film sui gangster. Ho avuto una cotta per Vincent Vega. -.
- Intendi dire John Travolta? -.
- No, no. Intendo proprio Vincent Vega. È così forte, complesso, un vero uomo. E il modo in cui si prende cura di Mia? Quando le infila la siringa di adrenalina in pieno petto per non farla morire? Ho pianto vedendo quella scena. -.
Sfilai due sigarette dal pacchetto.
- Non ti facevo una così. – dissi, portandomi entrambe alla bocca. Le accesi e ne passai una a Olimpia.
- Così come? – chiese lei, accettandola.
- Non lo so. Forse non ti ho ancora bene inquadrata. –
- Non sono mai riuscita a capirmi io, figuriamoci tu. -.
Prendemmo la metro. Ci sedemmo uno di fronte all'altra e non parlammo. Sentivo che con lei non ero tenuto a dover riempire quel vuoto ad ogni costo, e questa cosa mi dava come un senso di leggerezza. Parlare è sopravvalutato e il silenzio è qualcosa di cui spesso non si comprende l'importanza. Semplicemente ci guardavamo, come se stessimo giocando a chi fissa più a lungo. Ed era sempre ed inevitabilmente lei a perdere, quasi come se fosse imbarazzata. Ma dietro al velo di quella timidezza, avevo ormai intuito che c'era molto altro. Capitò che si mettesse a fare delle smorfie a dei bambini, oppure che spiasse cosa stava scrivendo al cellulare la donna seduta vicino a lei. In tutto quello che faceva trovavo una sorta di legittimità. In un'altra persona avrei trovato quegli atteggiamenti noiosi e piuttosto fastidio. Ma con lei era diverso. Lei sapeva rendere ciò che più detestavo di una bellezza sconfinata. E non sapevo spiegarmi come ci riuscisse.
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La bellezza nascosta
General FictionIn quei giorni cercavo di trovare risposte a domande che pensavo non mi sarei mai posto. Da un lato, c'era l'università, lo studio, quella mia morbosa necessità di sentirmi migliore degli altri, un futuro promettente. Dall'altro lato, c'era lei. L...