Al supermercato

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Robert si svegliò nel rumore della pioggia, un lento regolare ticchettio. Ogni tanto un tuono rimbombava. A parte quel rumore non c'era nulla. Aprì gli occhi lentamente. Sentiva un peso sul cuore, era stordito, spaventato. Puntò le mani a terra, tossì. Vide la gamba inerte del suo collega la scosse fortemente. Aveva la bocca impastata. – Javier! - uscì quasi un sussurro. Il ragazzo diede uno scatto, i suo occhi neri si aprirono . Gli tremavano le mani.

– Stai bene?- chiese Robert.

–Sì capo- aggiunse.

Robert scosse la testa:- niente gradi oggi – aggiunse con un sospiro. Poi si tirò verso la ragazza. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca. Era pallida , immobile. La toccò. Le sue mani si ritrassero. Era come se fosse di porcellana, come se fosse finta, un manichino. Ma non era possibile! Non serviva un medico legale per sapere che non doveva essere morta da molto. E poi perché era morta? Non aveva ferite visibili.

–Oddio, oddio- Javier rinculò. Il primo morto non si scorda mai. Questo Robert lo sapeva bene. Fece un bel respiro e si alzò. I vetri erano in frantumi. Si tolse alcuni frammenti che si erano conficcati nella sua gamba.

–Va tutto bene Javier, adesso cerchiamo se ci sono persone ferite da aiutare, ok? - lo incoraggiò Robert. In qualche modo non gli dispiaceva essere lì con lui invece che con un collega più anziano. Avere quel ragazzo lì, lo obbligava a non crollare. Si spinse contro la cassa e si alzò. Le sue gambe erano rigide, i muscoli contratti, quasi avesse fatto una maratona, ma aveva corso poco più di 100 metri in un parcheggio. Quando si rizzò in piedi completamente quasi gli mancarono le forze, afferrò la cassa e inspirò profondamente. Tutti i neon del supermercato erano franati a terra. Il pensiero di quanta gente fosse lì sotto lo amareggiò. Aveva sbagliato? Erano giù al sicuro in auto? Non lo sapeva più. I tubi, le corsie: era tutto stato scaraventato a terra, tutto nel posto sbagliato. Il soffitto era innaturalmente spoglio, come quello di un capannone vuoto.

Ciò che subito non aveva notato, ma che ora lo colpiva di più era il buio. Nel parcheggio nemmeno un lampione era acceso, c'erano automobili che fumavano e radi bagliori che la pioggia stava man mano spegnendo. E nel supermercato le uniche luci che funzionavano era qualche neon di emergenza che si accendeva e spegneva ad intermittenza sopra le porte metalliche spalancate dal vento.

–Perché è buio? - chiese Javier alzandosi a sua volta.

–Forse è il temporale- aggiunse Robert con poca convinzione. Fece uno o due piegamenti sulle ginocchia. Gli fecero male , ma piano piano il dolore sciamò , come se i suoi arti si sciogliessero. Javier stava studiando il suo braccio destro: un vetro conficcato per metà. Ogni volta che lo toccava tremava.

–Dici che dovrei toglierlo?- chiese indeciso. Si vedeva che lottava per non piangere. Robert fissò il suo viso pallido alle luce intermittenti. Doveva essere completamente sotto shock se non urlava dal male . Meglio fare in fretta. Prese con entrambe le mani il frammento e lo estrasse. Javier urlò di dolore contraendo il braccio.

–È passato- aggiunse Robert gettando a terra il pezzo di vetro e dando a Javier una pacca sulla spalla. –Vieni- gli fece cenno di seguirlo lungo una corsia. C'erano molti prodotti a terra, alcune persone cominciavano a muoversi, altre invece rimanevano inerti a terra. Robert riconobbe la signora che aveva aiutato prima era rannicchiata contro una corsia, il viso in una posizione innaturale, le mani raccolte sul petto.

– Credi che abbia sofferto? - aggiunse Javier.

–Non credo che abbia avuto molto tempo, come tutti noi. Spero di aver fatto la cosa giusta Javier- aggiunse Robert.

–Nel parcheggio le auto sono tutte nere- aggiunse Javier come per scusarlo. Robert si voltò perplesso. –Anche se c'è poca luce la vernice riflette, ma le macchine sono tutte bruciate, senti questo odore! - spiegò Javier.

SPHERE - Tempesta MagneticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora