La scienza tacque

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Robert vide Rachel crollare a terra. Rimase senza fiato, con le lacrime agli occhi guardando quei frammenti staccarsi dal soffitto. Quando l'edificio smise di tremare, fece per alzarsi, ma un profondo rumore rotolò dal cielo. Sembrava un tuono, ma era terribilmente basso e profondo. Jasmine iniziò ad urlare. Sentiva le orecchie che gli fischiavano, il cuore della bambina che andava a cento allora. La strinse a sé ingoiando le lacrime. Il tuono cessò all'improvviso, si alzò in piedi e vide il mondo oscillare. Urlò a Jasmine di non muoversi. La bambina cercò di trattenerlo, terrorizzata. Lo graffiò. Non poteva lasciare Rachel là in mezzo, da sola! Robert si staccò di forza dalla bambina. Fece un profondo respiro e fece qualche passo ignorando volutamente il pianto insistente della bambina. Almeno non l'aveva seguito. Barcollò fino a raggiungere Rachel, la prese da sotto le braccia e la trascinò fino al materasso. La appoggiò al muro. Guardò la profonda ferita sulla spalla sentendosi impotente e distrutto. La scosse finché lentamente i suoi occhi colmi di lacrime si riaprirono.

-Andrà tutto bene- disse Robert mettendosi tra lei e la bambina e abbracciando entrambe. Allora un altro tuono più forte del precedente squassò l'intero edificio. Rachel lo guardava attonita, mise un dito sull'orecchio di Robert e poi lo ritrasse senza riuscire a dire nulla. Si toccò il suo orecchio. Non sentiva quasi più nulla di ciò che Robert urlava, solo un sibilo lontano. Jasmine gridava. Non avevano previsto tutto questo. Cos'altro era sfuggito loro? Prima che potesse rispondere la luce saltò nella sala.

-Via dalla pareti- urlò Rachel. Trascinò Robert e Jasmine a terra sdraiati. Robert spostò il materasso sulle loro teste. Nubi di polvere si alzavano da terra. Scariche elettriche venivano lanciate dai lampadari e dalle prese elettriche. Rachel sentiva solo il sangue caldo colarle lungo la spalla. Tremava. La temperatura nella stanza era scesa drasticamente in pochi minuti e potevano vedere il loro fiato spandersi attorno a loro come nubi. Non sentiva più nulla, nemmeno la sua stessa voce. Si sforzava solo di respirare una volta dopo l'altra. Vide Robert abbracciare Jasmine: le sue orecchie sporche di sangue, il suo volto teso, gli occhi chiusi, serrati. Come quelli della bambina. Il suo volto rigato di lacrime. Tutti piangevano in quella sala. Quei tuoni rimbombavano nella sua testa come un'eco, uno sopra l'altro. Insopportabili. Sempre più forti. Si può morire per il rumore? Questo si chiese Rachel un attimo prima di svenire.

Javier si era bloccato guardando Helene e studiando i rumori attorno a lui. L'edificio tremava senza sosta. L'urlo di Michele lo lasciò senza fiato. Scattò verso la finestra. La montagna stava franando. Enormi sassi scendevano verso valle scagliando alberi in ogni direzione. Era una montagna di fango e masse informi che sembrava fosse sul punto di sommergerli. L'intero finestrino venne coperto di fango. Si gettò su Helene e la costrinse a mettere la faccia nel materasso. L'intera stanza si riempì di polvere pesante, la sentiva penetrare nei polmoni. La visuale completamente azzerata. Precipitarono nel buio più assoluto. Poi il rumore profondo del tuono li costrinse a tapparsi le orecchie. Uno sopra l'altro, nel nulla. Tossendo. Sentendosi soffocare...Quel sibilo entrava sempre di più nella loro testa. Helene si chiese solo se fosse finita, se stava per morire. Le luci saettarono nell'ambiente per un istante. I server lanciavano scariche elettriche. Nonostante fossero spenti conducevano l'elettricità presente nell'aria. Helene urlò e non sentì nemmeno la sua stessa voce, quasi fosse afona, spenta. Girò il suo sguardo per un attimo lungo la parete di server che tremava pesantemente. I ripiani si piegarono ed iniziarono a crollare su di loro. Uccisa da un server? Fu l'ultimo pensiero amaro prima di precipitare nell'incoscienza.

Quel tuono fu il rumore del nulla per gli uomini sulla terra. Nonostante la gabbia di Faraday, nessun essere umano poteva rimanere cosciente ad un'onda sonora di quella portata. I tuoni non erano mai stati tanto forti nelle tempeste precedenti, quindi nessuno scienziato sulla faccia della terra aveva mai preso in considerazione il fenomeno. Non potevano prevederlo. La natura è sempre più forte di noi. È sempre avanti. Perché è stata creata da un'energia di un'entità che noi non riusciamo nemmeno a concepire. È oltre la nostra portata, oltre la nostra comprensione. Quando arrivò l'onda, nessun uomo sulla terra poté vederla. Nessuna telecamera riuscì a riprenderla. Nessun sensore poté registrarla. Di fronte a quell'onda la scienza si fece silenzio. Tacque. Quindi cosa rimaneva all'uomo? Cosa poteva fare per sopravvivere? La sua vita e la sua morte dipendevano da un battito di ciglia dell'universo.

Il caos è un concetto che temiamo, ma che fa parte intrinsecamente di noi, del nostro modo di esistere, di vivere, del nostro stesso universo. Noi non saremmo chi siamo senza il caos. La scienza tenta di spiegare il caos, ma a volte alza solo le mani e rimane a guardare. Quel 23 aprile il nostro pianeta invertì i suoi poli magnetici. Nessuno poteva fermarlo. Il resto è storia.




SPHERE - Tempesta MagneticaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora