Sopravviviamo

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Federica salì sull'auto che era stata di Jerome. Robert montò pochi minuti dopo aver caricato le tute e i materiali da portare al rifugio. Jasmine stava saltando su e giù da un muretto e Rachel le stava dietro a fatica dicendole di stare attenta. Robert rimase un attimo a guardarle e poi mise in moto.
- Se la caveranno- disse Federica. Lui annuì e sorrise.

-È bello vederle insieme- aggiunse Robert mentre lasciavano il Cern. Federica indugio finché non vide il globo scomparire all'orizzonte.

-È certa di non volermi accompagnare su alla stazione meteorologica? - disse Robert dopo un po' di silenzio.

- Ho bisogno di medicine e di dormire- confessò Federica. Robert annuì senza voltarsi. Guardava la strada attento ad ogni detrito.
-Ha detto delle belle parole prima- aggiunse lui.
- Era solo quello che pensavo- alzò le spalle Federica. Perdurava uno strano silenzio imbarazzato nell'auto. Robert era indeciso se farle altre domande, ma gli sembrò così esausta Federica che alla fine tacque e si concentrò sulla strada. Non impiegarono moltissimo a raggiungere l'ospedale, nonostante i detriti.
Quando infine si fermò davanti all'ospedale, Federica lo ringraziò e raggiunse l'ingresso. Robert la intravide parlare con Jerome sulla soglia e poi scomparire all'interno. I toni erano sempre piuttosto accesi tra quei due. Guardò l'ala est dell'ospedale divenuta un cumolo di macerie impilata dagli scavatori in un angolo del giardino, fece un profondo respiro e si convinse di aver fatto la scelta giusta per Jasmine, quindi rimise in moto e si allontanò cercando di non pensarci.

Era come giocare ad una roulette russa, per quanto gli riguardava, una situazione sempre più assurda: tempeste, fulmini, tornado, radiazioni... Davvero non riusciva a concepire come facesse Rachel ad essere così ottimista. Federica non lo era, lo vedeva chiaramente. E quel discorso che aveva appena fatto al parlamento europeo aveva un sottotesto preoccupante, come fosse un addio. Scacciò i tristi pensieri e continuò a salire lungo la strada che si inerpicava su per la montagna. Si ricordava bene l'angoscia con cui aveva percorso la stessa strada pochi giorni prima. Gli sembrava quasi di non essere più lo stesso uomo. Aveva riavuto Rachel, aveva Jasmine, non intendeva perderle. Si sentiva come un gladiatore dietro una grata in attesa di essere ammesso all'arena. Solo che era disarmato. Come avrebbe fatto a proteggerle di fronte ad una forza ostile talmente grande? Accese la radio e il suono di vecchie canzoni italiane che non conosceva riempirono l'abitacolo dell'auto. Non capiva nemmeno una parola, ma la musica diceva abbastanza e lo lasciò molto perplesso. Chi l'avrebbe mai detto che quel vecchietto arzillo in sedia a rotelle era un romanticone!? Sorrise tra sé e sé e alzò il volume. Se non altro la musica lo distraeva dai suoi pensieri e ne aveva fin troppi da dimenticare.

Helene e Sebastian stavano trasportando i viveri dalla cucina al piano sotterraneo quando sentirono un clacson espandersi per la vallata. Si precipitarono all'esterno. Helene zoppicava ancora vistosamente quindi lasciò che Sebastian la procedesse. Sebastian non ci mise molto a riconoscere l'auto. Aumentò anche il passo. Arrivato a valle rimase un attimo ad osservare dispiaciuto: Robert era solo e stava scaricando dal baule diverse scatoloni. Non c'era traccia di Rachel. Sebastian si offrì di dargli una mano. Robert gli batté una mano sulla spalla in segno di ringraziamento.
- Rachel ha detto qualcosa? - chiese dopo un po' senza riuscire a trattenersi.
- C'è una cartellina sul sedile dietro per voi- ricordò Robert.

Nel frattempo, li raggiunse anche Javier. Fece il saluto militare a Robert che si mise a ridere e gli tirò un colpo dietro il collo. Il ragazzo arrossì.
- Mi hanno fatto vedere il filmato, sei un eroe adesso! - aggiunse Robert senza preavviso.
- Fino a quando hai visto? - arrossì lui.

- Abbastanza- confessò lui. Il ragazzo era molto imbarazzato e ripiombò nel silenzio. Procedettero a portare alla stazione meteo i primi scatoloni. Sebastian rimase indietro a leggere. Sembrava più sconvolto ogni riga.
- Non ti farò rapporto tranquillo. - gli disse Robert ancora. - E non ti chiederò di venire a valle adesso. - aggiunse lanciandogli un'occhiata inequivocabile.
- Non riuscirei comunque a raggiungere la mia famiglia e poi... Lei ha bisogno di me- aggiunse arrossendo. - Dobbiamo lanciare le analisi dopo la tempesta, intendo...- si corresse sgranchendosi la voce. Robert rise.

- State solo attenti quassù e dopo non muovetevi dal rifugio finché non veniamo a prendervi- gli ricordò. Javier annuì. Helene li aspettava all'entrata con la porta aperta.

-Michele! - Sebastian li sorpassò di corsa.

- Ehi, non hai portato scatoloni? - fece Javier stupito.

- Ti aiuto con altro paio di giri, poi devo scappare- si offrì Robert. Sebastian si era precipitato nella sala e aveva distratto Michele da quegli enormi faldoni con gli ultimi dati stampati.

- Questo è una bomba! Lo devi davvero leggere. - Sebastian appoggiò il documento sul tavolo. Sembrava un bimbo che passa il suo fumetto preferito al suo migliore amico.

Quando Javier tornò indietro con l'ultimo scatolone erano ancora intenti ad esaminare dei grafici. Lo smollò davanti all'ingresso. Rimase lì con Helene a guardare l'auto di Robert che si allontanava seguendo la strada che lasciava la valle.

-Era pesante? - chiese Helene.

- No, questa è leggera- disse lui prendendo fiato per la salita. Helene la aprì curiosa ed estrasse una tuta giallo in plastica pesante. Rimase allibita davanti al segno delle radiazioni disegnato sulla tuta.

-Stiamo scherzando? - fece arrabbiata. Lascio lì Javier e torno nella sala con la tuta.

-Cosa vuol dire questo? - chiese arrabbiata a Sebastian e Michele.
-E quello che ci aspetta- sospirò quest'ultimo.
-Radiazioni? - fece stupito Javier dietro di lei.
-Per giorni, forse mesi- annuì Sebastian. Javier si sentiva tremare le gambe, non era più sicuro di potercela fare. Helene si sentiva così stanca invece. Franò a sedere su una sedia e fece sparire la faccia tra le mani. Michele le passò il foglio. Non gli veniva in mente altro da dire. Rimasero tutti in silenzio finché Javier ed Helene ebbero completato la lettura.
-Se avete domande fate pure- disse allora Sebastian.
-Sono solo ipotesi, non è detto che succeda tutto quello che hanno scritto o in quell'ordine o che non abbiano previsto qualcosa- aggiunse Michele.
- Quindi forse le radiazioni non arriveranno? - tentò Helene.
- Su quello metterei la mano sul fuoco- sospirò Sebastian.
- Quindi che si fa? - chiese Javier.
- Quindi spegniamo tutto, smontiamo i pannelli solari e prepariamo un rifugio giù nella sala server con i viveri, le tute e tutto il necessario. Una volta passata la tempesta rilanciamo Sphere e aspettiamo di poter inviare i dati via radio. - riassunse Sebastian.
- Sempre se non moriamo prima- aggiunse Helene sarcastica.
-È più sicuro qui che a valle, credimi. - tentò Sebastian.
-Robert mi ha detto che dopo ci verranno a prendere- aggiunse Javier. Il pensiero rallegrò Helene. Sebastian invece sospirò.
-Non mi avrebbe mai mentito- aggiunse Javier arrabbiato.
-Non l'ha fatto, solo che non ha specificato quando è questo dopo... - puntualizzò Michele.
- Ci vorrà almeno un mese prima che qualcuno si possa muovere secondo queste previsioni- annuì Sebastian. Helene lo guardò terrorizzata.

-E cosa facciamo per un mese da soli in questo posto? - fece Helene sconvolta.
-Sopravviviamo- tagliò Sebastian.

- L'inversione dei poli è una gran seccatura, ve l'ha mai detto nessuno? - li accusò Helene lasciando la stanza arrabbiata. Javier le andò dietro cercando di tranquillizzarla. Michele e Sebastian si guardarono desolati. Non potevano che essere d'accordo con Helene. Non c'era affatto di che stare allegri.

SPHERE - Tempesta MagneticaWhere stories live. Discover now