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 La sveglia suona alle sette di mattina, come al solito mi alzo e vado in bagno per farmi una bella doccia e lavare via la stanchezza. Accendo l'acqua è appena sento che è calda mi ci fiondo dentro, sento tutti i nervi sciogliersi quando il getto caldo mi colpisce la schiena. Esco, mi metto le ciabatte e l'accappatoio, mi tolgo la cuffia che avevo messo per non bagnare i capelli e vado in camera apro l'armadio e scelgo di vestirmi sportiva 

Mi pettino, prendi lo zaino e esco di casa dato che sono in ritardo, cammino sul marciapiede, passo affianco al parco e una folata di vento mi investe e mi fa diventare una foglia vivente. Me ne levo qualcuna di dosso, e ricomincio a camminare. Mancano due minuti al suono della campanella e io entro in classe con i capelli tutti arruffati, a causa della corsa e del vento, decido quindi di legarli in una semplice coda alta. Mi siedo al mio banco e tiro fuori i libri dallo zainetto. Poco dopo entra Brayan Andrews (È un ragazzo che ha la mia stessa età che si crede Dio sceso in terra), in ritardo come al solito, subito dopo entra la prof che inizia a spiegare, che NOIA!!
Voi non sapete che tortura è ascoltarla, scandisce le parole pensando di aiutarci a capire ma peggiora solo le cose, durante i suoi lunghi discorsi ci sono studenti che dormono, altri che disegnano e altri che ammirano gli uccellini fuori dalla finestra. Due ore di questo strazio, non lo sopporto, mi perdo nei miei pensieri mentre guardo un punto non definito,

-Milbert mi sta ascoltando?- chiede la prof, ma sta parlando con me? Mi giro per verificare ma lei mi sta già guardando con gli occhiali blu e rotondi sulla punta del naso

-si, si certo prof- spero mi creda

-allora può andare nella classe 42 dal professore di matematica a dargli questi fogli?- dice allungandomi dei foglietti,

-certo- le rispondo, mi alzo e vado a prendere i fogli per poi dirigermi all'uscita. Il corridoio della scuola è completamente vuoto, fa impressione. Sento degli urli provenire da un'aula, mi giro ed ecco la 42, perfetto! Cammino a passo sostenuto fino alla porta, mi fermo e busso. Le urla si interrompono e sento una voce carica di rabbia dire -AVANTI!- i brividi si espandono in tutto il corpo, afferro la fredda maniglia e apro la porta. Il prof ha la faccia tinta di un rosso peperone e gli studenti avevano tutti la testa china sul banco tranne uno, aveva un ghigno stampato un faccia, coglione. Mi avvicino alla cattedra e ci appoggio sopra i fogli dicendo

-salve, la professoressa Lorens mi ha chiesto di darle questi-

-va bene, grazie-

-arrivederci-

-ciao bellezza!- dice il ragazzo del ghigno, mentre chiudo la porta sento il prof urlare

-STIA ZITTO- me ne torno in classe e mi risiedo al mio banco, tra una lezione e l'altra la giornata passa abbastanza velocemente.
Finalmente suona la campanella che indica la fine della quinta ora, metto tutto dentro lo zaino ed esco da scuola appoggiandomi su un muretto di fianco all'entrata della scuola per aspettare Dali, estraggo le mie cuffiette dalla tasca, non esco mai senza, me le metto e faccio parlare la musica. Gli alberi che sono davanti a scuola stanno già fiorendo, è passato tanto tempo da l'ultima volta che li ho visti in piena fioritura, mi perdo nei ricordi e poco dopo sento una lieve spintarella sulla spalla. Mi giro e vedo gli occhi nutella della mia migliore amica che mi guarda incuriosita, mi tolgo le cuffiette e la saluto con un caloroso abbraccio, come al solito mi accompagna a casa.

il mio stronzo preferito💛|| Payton MoormeierWhere stories live. Discover now