Visita

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Arrivati a destinazione, Diego paga l'autista e scendiamo.
Subito intravedo l'azzurra casa di mio padre, col suo grande giardino su cui giace la cuccia da lui costruita a forma di casetta per la sua Jill,un dolce e vivace Alano.

Presi i bagagli, ci dirigiamo alla casa esattamente di fronte alla precedente.
84A leggo accanto al campanello.

Premo il pulsante, sentendo subito il DIN DON.
Nell'attesa io e il mio accompagnatore, curiosi di vedere cosa ci spetterà questa notte, ci guardiamo.

La porta si apre e subito appare un ragazzetto molto carino, dai capelli ricci, occhi scuri e con degli occhiali neri quadrati.
Indossa delle cuffie da gaming, e a dosso una felpa arancione.

-Ehm, ciao. Tu dovresti essere Alex- dico

Lui prima inquadra me con lo sguardo, poi Diego.
Infine esclama:
-Si sono io. Accomodatevi-

E ci fa spazio per entrare.
La casa è molto graziosa, caratterizzata da tonalità molto calde, un misto di arancione, giallo e legno marrone.

Portati i bagagli in soggiorno, intravedo delle mini statuette tribali poste su un mobiletto e dei portafoto. Mi avvicino per guardare meglio, notando una foto di una donna in bikini rosso, al mare, molto carina, bionda, che tiene in braccio un bambino dai folti capelli ricci color oro.
Immagino sia la madre di Alex, con lui in braccio.
Intanto quest'ultimo ci indica dove si trovano il bagno, la cucina, e infine la nostra stanza.

-Se avete bisogno di qualcosa, mi trovate in soggiorno.-
-Perfetto, grazie mille per l'ospitalità- rispondo.
Diego invece si limita a un sorriso e annuire soltanto.

Una volta soli, entriamo nella nostra stanza.
Appena dentro, mi viene da ridere, cosa che il mio ragazzo sente.
-Cosa c'è di divertente?- chiede.

Nella stanza c'era un solo letto, e singolo. Vicino ad esso, per terra, un materassino da mare, sgonfio.

-Mi sa che ti toccherà soffiare un po'- dico.
Lui alza gli occhi al cielo.
-Santo cielo- esclama.

-Dai,pero la stanza è bella, poi per una notte ci possiamo arrangiare-

-Volevi dire "ti puoi arrangiare" -
-Vedo che sei molto scaltro- rispondo ridendo.

Mi guarda a mo di "che spiritosa".
Poi però, come presa dal senso di colpa, aggiungo:
-Dai ora, scherzi a parte, puoi dormire con me sul letto. Saremo un po' stretti, ma vicini-

-Si può fare, ma per sicurezza lo gonfio nel caso stessimo scomodi-

Si siede a terra, a gambe incrociate, e inizia. E io lo guardo divertita.

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Siamo distesi da circa 15 minuti,io girata di lato e lui dietro di me, abbracciati.
Di tanto in tanto mi accarezza il braccio.

È stata dura gonfiare quel coso, ad un certo punto era talmente rosso in viso e stanco, tanto che ho dovuto dargli il cambio. Solo a pensarci mi viene ancora da ridere.

Avremmo potuto chiedere aiuto ad Alex, ma sinceramente non volevo scomodarlo ulteriormente. Ha praticamente concesso un tetto e un letto a degli sconosciuti.

Poco dopo decido di girarmi nella sua direzione. Ora siamo con le gambe incrociate, con la sua mano poggiata sulla mia natica e coi visi vicinissimi.

-Domani mattina vorrei ci svegliassimo presto- dico.
-Va bene, così non andiamo tardi da tuo padre-
Annuisco.
-Davvero... Per un attimo ho pensato di perderlo. Di non poter rivederlo mai più. È stata una sensazione bruttissima.-
-Shh, lascia a quel momento i pensieri negativi. Sai che sta bene, quindi pensa a questo.-
-Hai ragione-

Chiudo gli occhi.
Lui nel frattempo mi da un altro piccolo bacio a stampo.
Lo guardo, vedendo i suoi bellissimi occhi ammirarmi.
-Sei bellissima, te l'ho già detto? - dice.
Sorrido.
-Mh una volta o due forse- rispondo ironicamente.
Poi lo ribacio, con fare dolce, lento ma passionale allo stesso momento.

Lui nel frattempo con la mano percorre tutta la mia coscia, fino a giungere alla parte più interna. 

Indosso una camicetta da notte, che mi tiene scoperta le gambe.
Infatti molto facilmente infila la mano dentro i miei slip e con fare delicato inizia a sfregare sulla mia intimità.
Chiudo di nuovo gli occhi, rilassata.

Vorrei fare l'amore con lui, in tutti i modi possibili, ma non mi sembra il caso,cosi decido di fare come lui.
Metto la mia mano sotto il suo pantolone del pigiama, sul suo membro e inizio a muoverlo.

Passiamo un po' tempo così, solo a baciarci e toccarci, fino alla "fine".
E dopo aver chiacchierato un po', ci addormentiamo.

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-Buongiorno ragazzi, vi ho preparato del caffè nel caso lo voleste. E sulla tavola trovate un piatto con delle uova e bacon, e un vassoio con della torta fatta da mia madre. Potete prenderne quanta ne volete- dice Alex, accompagnandoci in cucina.

-Grazie- risponde Diego.
-Sei così gentile. Non mangi con noi? - gli chiedo
-Ah nono, di solito non faccio colazione prima di scuola. Quindi tranquilli.-
Poi si guarda l'orologio.
-Va bene, allora non ti dilunghiamo ancora. Buona giornata- esclama Diego, io nel frattempo prendo una fettona della torta zebrata. La assaggio... È buonissima.

-Grazie, anche a voi.- e va via.
-Ciaoo- esclamo, con la bocca piena.
Diego si versa il caffè.

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Usciti di casa, troviamo subito un taxi nelle vicinanze,che subito ci accompagna in ospedale.

-Salve, sto cercando Jerry Larrson- dico alla signora dello sportello all'ingresso.
-Controllo subito- risponde, digitando il suo nome al computer.
-È nella 623, reparto neurologia-
-Perfetto, grazie mille.- e ci avviamo.

Arrivati dinanzi alla stanza, sento delle voci provenire dall'interno.
Apro, vedendo prima il lettino con su mio padre, dormiente, con una grossa benda in testa e delle flebo.
Poi una signora bionda e mia nonna Catherine,da cui corro subito.
-Ciao nonna! Che bello vederti-
-Nipotina mia, da quanto tempo-

Ci abbracciamo.
Poi rivolgo l'attenzione all'altra signora, che mi guarda sorridente.
-Tu sei Nicole? - chiedo.
-Si-
Abbraccio forte anche lei, come presa da uno strano istinto.
-Grazie ancora per esseri presa cura di mio padre.-
Poi,sentendo l'imbarazzo della situazione, mi allontano leggermente liberandola da quel contatto, vedendola a dir poco sorpresa, ma contenta.
-È stato un piacere per me. Gli voglio molto bene- dice, stringendo la mano di mio padre e guardandolo.

Noto in quel gesto un che di "non gli vuole solo bene".
Ma non mi ci soffermo molto.
Diego era rimasta sull'uscio della porta, credo in attesa che lo presentassi alle signore.

Mi schiarisco la voce e facendogli cenno di entrare, dico:
-Mie signore, vi presento Diego. Il mio ragazzo.-
Una volta presentati, avverto un movimento proveniente dal lettino. Poi noto gli occhi castani di mio padre guardarmi.

Ho gli occhi lucidi, di felicità.
Poi gli stringo forte una mano.

-Chiamate il dottore, ditegli che si è svegliato! - dice mia nonna ad un'infermiera, poi si avvicina a noi e da a mio padre un bacio sulla fronte.

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