Partenza

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Finisco di spacchettare l'ultimo regalo.
È una borsa, bellissima. Beige e bianca, di Guess.
Sorrido.

<<Molto molto bella>> dico guardando Rosalba.

Rosalba questo pomeriggio ha deciso di venire a farmi una sorpresa, portando regali e una bottiglia di vino. Più tardi ordineremo delle pizze.

-Già. Ha proprio buon gusto
-Di chi parli? Non è da parte tua?-
-Il vestito che hai spacchettato prima si. Il braccialetto anche. Ma questo...beh... è dalla tua dolce metà-

Spalanco gli occhi, poi sorrido.
Intanto lei:-Ci siamo sentiti ieri. Mi ha chiesto di portartelo. Detestava l'idea che dovesse portartelo un corriere-

-Capito- la rimetto nella busta, sorridendo.

-...e mi ha anche detto che vorrebbe scusarsi ancora con te. E sentirti. Sono giorni che prova a chiamarti, ma poi cambia idea. Che si sente un coglione.
Così gli ho detto di chiamarti tra un'oretta. Non devi rispondere per forza-

-Grazie Ros-

Non mi sento con lui da molto. Ero sempre troppo arrabbiata per parlarci. Ma direi proprio che è arrivato il momento di darci un taglio.
È stato scorretto, troppo geloso. Ma a tutti capita di aver in mente pensieri minacciosi verso chi ci prova col nostro partner.

In più so che anche lui sta vivendo un momento orribile. E che vorrebbe sentirmi vicino.
Infatti decido di rispondergli più tardi, quando mi chiamerà.

-Che belli questi fiori! Chi te li ha regalati?- chiede
-Die...- mi interrompo. Cavolo.
Cavolo. Cavoloo
Non è stato lui allora.
Il fatto del corriere che gli sembrava una cosa squallida, poi Rosalba che non sa nulla...

-Rosa...pensavo fossero di Diego. Ma mi sa tanto che me li ha mandati qualcun altro-
Rimane sbalordita.
Prendiamo il bigliettino e lo esaminiamo.
Calligrafia, parole usate, tutto...
E dopo un po' credo di aver capito da parte di chi sono.

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Finalmente il giorno della partenza.
Sono molto emozionata, un po' ansiosa di come sarà questa nuova avventura.
Dalla sera del compleanno mi sono sentita un paio di volte con Diego al telefono.
Possiamo parlare pochissimo, ma anche solo quel poco, sapere che sta bene e dirci ti amo mi basta.

Sul discorso Erasmus non l'ha presa benissimo, considerata già l'attuale distanza.

Gli ho promesso che ci saremmo comunque sentiti tutti i giorni, e che appena uscito poteva venire a trovarmi.

E che presto sarei tornata da lui per poi dimenticare tutto e andare avanti. Ma la chiamata non è terminata come speravo. Era freddo, scontroso, e mi ha salutato con un semplice "Ciao divertiti".

I sensi di colpa continuavano a mangiarmi da dentro, mi sentivo una brutta persona. Non solo lho lasciato dall'altra parte dell'Europa solo, e in carcere, ma ora sto anche partendo in Spagna a studiare e divertirmi.

Vorrei capisse che non posso passare due anni ad aspettarlo fuori alla porta del carcere, disperata.
Ho la mia vita, la mia università, e ora il mio Erasmus. Tempismo orrendo? Vero. Ma non volevo farmi sfuggire questa occasione.
In ogni caso lo aspetterò, e ci sentiremo il più possibile.
Non gli basta sapere che ci sono? Seppur delusa, ma lo amo.

Sul discorso fiori ho preferito non dirgli nulla. Si sarebbe infuriato ancora di più. Ora questo non serve.

Ora sono seduta su una panchina, in aeroporto, con lo sguardo rivolto verso le mie scarpe, le Dunk bianche e nere che ho ricevuto da lui per il nostro anniversario.
Stanno chiamando il mio volo.
Così mi alzo e vado a fare la fila per il controllo documenti.

España, estoy llegando!

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Atterrata.
Il volo è stato tranquillo, e sull'aereo ho conosciuto una ragazza che farà l'erasmus come me.
Si chiama Nina e studia medicina. È una ragazza bassina di statura, col caschetto biondo, occhiali grandi neri e con uno stile da studentessa universitaria doc.
Quindi pantalone elegante, camicetta e cardigan blu. Durante il volo leggeva un libro.
Notando la brochure che leggevo in cui era spiegato tutto il programma di questo soggiorno, mi ha chiamato chiedendomi se come lei sono lì per l'Erasmus e abbiamo iniziato a parlare, così per tutto il viaggio.
Era seduta a fianco a me.

Mi piace molto. Sembra la persona perfetta per un soggiorno tranquillo, ma nemmeno troppo noiosa per passarci il tempo.

Decidiamo di prendere la stanza insieme.

Uscite dall'aeroporto, troviamo un ragazzo con in mano un foglio con su scritto i nostri nomi, insieme ad altri due.

Ci avviciniamo a lui, vedendo poi chi sono gli altri due che hanno viaggiato con noi.
Sono due ragazzi.
Si chiamano Andrea e Patrizio. Molto alti, carini,uno biondo capelli corti e l'altro moro con i capelli lunghi fino alla spalla. Anche loro studiano medicina.

Invece il ragazzo del foglio, era sulla trentina. Media altezza, capelli castano chiaro corti e occhi verdi.

-Ciao ragazzi. Benvenuti a Valencia. Yo me llamo Juan, e sono uno dei vostri tutor. Spero vi troverete muy bien qui.
Ora andiamo, giù c'è un pullman che ci porterà al Campus.-
Un accento carinissimo.
Già mi sta simpatico.

Lo seguiamo fino al pullman. Lì intravediamo altri ragazzi, una decina.
Suppongo siano altri di altre università.

Pian piano cercherò di fare amicizia con tutti.

Che l'avventura abbia inizio

Sex Room 2Where stories live. Discover now