Perdono

1.9K 58 8
                                    

Sono a casa, seduta sull'azzurro divano, con indosso una tuta e i capelli legati.
In modalità casalinga insomma.
Da quando sono arrivata non ho rivolto parola a Diego.

Sono ancora troppo arrabbiata con lui.

Decido di cenare con un semplice panino e burro di arachidi. Non ho molta fame,e sinceramente non sono in vena.

Ricordo di essere nella casa nuova di mio padre, ma era praticamente molto simile a quella precedente. Stessa disposizione dei mobili, pareti di colore simile...insomma, mi ricordava molto la mia vecchia casa. Quella dove sono cresciuta, quella in cui ho portato amiche, fidanzatini di nascosto per guardare film con la grossa Smart TV di mio padre, dove ho avuto le peggior discussioni con i miei, e dove tutto è cominciato ad andare a rotoli tra i miei genitori.
Quella che mio padre alla fine aveva deciso di vendere per poi venire qui in affitto, fino a decidersi di comprarla.

Noto le vecchie tende, quelle argento, che ricoprivano le finestre del salotto, caratterizzato da mobili di legno color nero, che mio padre più volte nel tempo ha dovuto verniciare per colpa di quella me piccola peste che ci disegnava da bambina.
Noto il tappeto sotto i miei piedi, azzurro e peloso, scelto da mia madre. Ricordo che i miei avevano discusso anche per scegliere questo tappeto.
E il lampadario, sul soffitto, cristallo e pendente, piuttosto grande, a forma cilindrica e con tante pietre intorno.
E alla mia destra, la famosa e grande smart TV.

Diego nel frattempo nella nostra camera, quella degli ospiti.
Chiaramente non gli ho detto nulla del mio incontro col dottore.

Poco dopo lo vedo uscire, vestito, pronto per uscire.
Lo guardo, dubbiosa sul dove stesse andando.
Ma preferisco non chiederglielo, non voglio dargli questa soddisfazione.

Così prendo il mio telefono e faccio finta di nulla.

-Clara, ascolta... - sento. Rimango con lo sguardo sullo schermo.

-...mi dispiace ok? Davvero. Ma vedere voi due lì dentro, soli... Mi ha fatto uscire fuori di testa. Ho perso il controllo, è vero. E mi dispisce-

Annuisco semplicemente. Poi lo guardo.
Era seriamente pentito. Mi guarda con uno sguardo come volesse scrutare cosa stessi pensando in quel momento.
-Okay- rispondo.
-Ora dove te ne stai andando? - chiedo.

-Al take away qui di fronte. Vuoi qualcosa? -
-Mh no, grazie. Anzi, penso proprio che andrò a letto.-
-È la mia tuta questa? - chiede poi.
Effettivamente, era la sua.
-Si. Non sapevo che mettermi-
-Sei bellissima. - risponde.
Arrossisco leggermente.

Poi si avvicina, mi prende una ciocca di capelli con un dito e me la porta dietro l'orecchio. Mi bacia.

Era un bacio così casto, delicato.

Quando era sul punto di staccarsi, sento un forte bisogno di lui, delle sue labbra, del suo contatto sulla mia pelle, tanto che lo afferro per il colletto del giubbotto di pelle e lo tiro di nuovo verso di me.
Lo bacio ancora, ma con più foga.
Mi tocca le natiche.

Poi mi allontano.
E vado verso la cucina, dai mobili neri e un'ampia isola,visibile dal soggiorno per via dell'open space.
Diego rimane lì, ancora vicino la porta di ingresso, fermo, a fissarmi.
Lo guardo a mo di: "Cosa c'è?"
Ma lui non risponde, solo si avvicina.

Ci guardiamo intensamente.
Entrambi volevamo l'altro.
Si riavvicina, mi da bacia, per poi mordermi il labbro e tirarlo per qualche secondo.

Poi gli prendo una mano, la porto verso il mio viso, e mi siedo sopra l'isola di marmo. Lui era tra le mie gambe.
Bacio il suo indice, per poi portarmelo tra le labbra, e poi in bocca, simulando... Beh questo non c'è bisogno di dirlo.

Mi guardava eccitato.
Improvvisamente mi afferra per i fianchi, mi mette giu da lì mi volta .

Era dietro di me, mi sfiorava le spalle.

Ero con una guancia e la pancia poggiate su quella superficie.
Lui nel frattempo mi baciava e mordicchiava il collo, la spalla destra.
L'eccitazione era talmente forte da farmi quasi dimenticare il motivo della mia rabbia nei suoi confronti.

Poi si allontana un attimo.
Sul punto di voltarmi verso di lui, mi riblocca con un braccio.
Nel frattempo sento legarmi le mani, dietro, con una sciarpa credo.

Affetta la mia coda e me la tira, portando il mio viso verso di lui.
-Ti scoperò così forte da non farti reggere più in piedi-
Sospiro eccitata.

Nel frattempo mi abbassa i pantaloni  e le mutandine.
Poggia il suo petto sulla mia schiena e le nostre mani di sinistra si intrecciano.
Poi porta l'altra mano verso la mia intimità. Finché...

Inizia a sfregare le dita lì, sul punto più sensibile del mio corpo. Poi pian piano le porta dentro di me.

Gemo dal piacere, così tanto da gridare: - Diego. Ti voglio, ora-

Senza esitare due volte sento il suo membro dentro di me.
Ansimo.
Spinge avanti e dietro, prima lentamente, poi man mano accelera.

Continua così fino alla fine.
Poi mi gira verso di lui e mi bacia.

Improvvisamente si abbassa verso le mie gambe e mi prende a sacco di patate.

Quasi lancio un urletto. Poi ridacchio.
Si dirige verso la mia stanza e mi butta sul letto,sempre a pancia in giù.
Mi metto con le ginocchia poggiate.
Lui con una mano mi china la testa sulla superficie sottostante, afferra le mie gambe ancora piegate e improvvisamente sento... La sua lingua...



Sex Room 2Where stories live. Discover now