Begin again.

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Los Angeles 2020

Da più di un anno Julie aveva evitato in ogni modo possibile di entrare nello studio di sua madre: quella stanza aveva il terrificante potere di trasformare ogni ricordo felice di Julie nella certezza che non avrebbe più vissuto momenti simili.
Tuttavia negli ultimi giorni ogni suo pensiero la riportava lì.
Era come il canto di una sirena e Julie non aveva alcuna corda che le impedisse di inseguirlo.

La prima cosa che la ragazza notò era una chitarra lasciata sul divano. La chitarra di Rose, con una J e una C dipinte sulla fascia, la stessa che per troppo tempo non aveva prodotto neanche una nota. Julie sapeva che sarebbe stata lì, era stata lei stessa a dire a Luke che avrebbe potuto usarla, però vederla le aveva dato una sensazione completamente diversa.

Il piano era scoperto, il lenzuolo che era stato messo al di sopra per proteggerlo dalla polvere era ripiegato ai piedi di esso e sopra al legno scuro Julie notò che c'erano dei fogli.

"...credo che dovresti leggerla. La stessa musica che ti fa così male potrebbe anche aiutarti a stare meglio"

Le parole di Luke le tornarono in mente così intense che a Julie sembrò quasi di poter sentire quella voce a cui si stava abituando.

Tremava, non perché ci fosse qualcuno a guardarla e a giudicare una sua possibile performance, era la musica stessa che la faceva sentire come se ogni suo muscolo fosse in tensione e si rifiutasse di compiere anche il più minimo movimento. Dovette far fronte a tutte le sue forze per fare i passi necessari a raggiungere la panca e sedervisi, mentre il cuore le martellava in petto.

Nel testo di quella canzone c'era sua madre, la vedeva nella calligrafia rassicurante, nelle parole e nel modo in cui l'aveva descritta, nel modo in cui sapeva che un giorno avrebbe usato quel dolore e quella sensibilità per creare, per vivere.

Here's one thing I want you to know

You got someplace to go

Life's a test, yes, but you go toe-to-toe

You don't give up, no, you grow

Aveva iniziato solamente a cantare quelle parole, un timido tentativo protetto dalla penombra e dalla sicurezza che nessuno le avrebbe messo fretta stavolta.
E senza accorgersene le sue dita sfioravano i tasti del piano, prima delicati e incerti poi sempre più sicuri, mentre la sua voce riempiva lo studio.

And you use your pain

'Cause it makes you "you"

Though I wish I could hold you through it

I know it's not the same

You got living to do

And I just want you to do it

So get up, get out, relight that spark

You know the rest by heart

Wake up, wake up if it's all you do

Look out, look inside of you

It's not what you lost

It's what you'll gain raising your voice in the rain

Wake up your dream and make it true

Look out, look inside of you

It's not what you lost

Relight that spark, time to come out of the dark

Wake up, wake up

Non importava che le lacrime le scendessero lungo le guance, che quel pianto fosse così difficile da interrompere, non importava niente di questo. Julie stava di nuovo suonando e cantando e tutto passava in secondo piano.
In quel canto c'era il dolore che per un anno aveva gelosamente custodito dentro di sé, quello più intenso e profondo quello che poi si era trasformato nella paura.

Kimi no na wa || Julie and the phantoms's ffWhere stories live. Discover now