Your Song

145 13 8
                                    

Los Angeles 1995

Erano appena le prime luci dell'alba quando Julie venne svegliata da un repentino spostamento d'aria che, non appena aprì gli occhi, si rivelò essere Alex che camminava nervoso avanti e indietro con la preoccupazione dipinta in volto. Cercò di tirarsi su nel modo più composto possibile nel mero tentativo di non sembrare un disastro assonnato.

-Ehi Alex...-

Se per Julie era ancora strano parlare usando la voce di Luke, sentire quella ancora assonnata in cui ogni lettera sembrava impastata insieme alle altre formando mugolii spesso incomprensibili era un'esperienza totalmente nuova.
Il giovane dai capelli biondi, vedendo che aveva svegliato l'amico, iniziò a torturarsi il bordo della maglietta azzurra in modo nervoso, poi finalmente parlò.

-Non volevo svegliarti, lo so che è prestissimo ma non sapevo dove andare quindi ho camminato per un po' e alla fine sono arrivato qui...l'ultima cosa che avrei voluto era svegliarti perché sicuramente ieri hai suonato fino a tardi...-

-Alex, non scusarti. Hai fatto benissimo a venire qui...è successo qualcosa a casa? -

Julie non conosceva così bene Alex, e proprio per questo motivo aveva bisogno di capire bene cosa facesse star male il batterista, perché poteva leggergli in viso tutto il dolore e il nervosismo che stava provando in quel momento.

-Mio padre...ha deciso che, nonostante il suo trattarmi come un completo estraneo, io debba comunque trovare una ragazza per salvare le apparenze. Quello che pensano gli altri conta sempre di più di ciò che provo io, l'approvazione dei vicini conta di più rispetto alla felicità di un figlio. Ma io non posso farlo, non posso nascondere così chi sono e allo stesso tempo non posso fingere che mi piaccia una ragazza, mentirei a lei ma prima di tutto a me stesso. -

Julie sapeva qualcosa riguardo la situazione familiare di Alex, Reggie le aveva raccontato alcuni dettagli mentre credeva di parlare con Luke, ma non aveva idea dell'inferno che ogni giorno il giovane doveva affrontare, e le si strinse il cuore vedendolo parlare con uno sguardo così triste e sconsolato.

-Loro non sanno che ho sentito tutto, eppure l'ho fatto: sentivo tutta quella rabbia e non volevo litigare di nuovo, anche perché sapevo che la mia opinione non sarebbe importata a nessuno...quindi sono uscito dalla finestra e ho camminato finché non sono arrivato qui. –

In venticinque anni le cose erano cambiate, e questa era una delle prove più palesi. Julie avrebbe davvero voluto abbracciare Alex, dicendogli che nel suo presente quella non era più la normalità e che ognuno era libero di amare, o persino sposare, chiunque preferisse.
Vedere il giovane batterista così ansioso e sapere che non poteva fare molto per consolarlo riuscivano a farla stare così male, così impotente; per questo fece la prima cosa che le sembrava giusta, strinse Alex in un abbraccio.

-A me fa solo piacere avere un po' di compagnia, l'importante è che...-

Stava per dire quanto fosse fondamentale che anche Bobby sapesse di avere un secondo inquilino nel suo garage ma Alex finì la frase prima di lei, con parole che la lasciarono perplessa.

-L'importante è che non finisca come a El Toro, lo so... ma che tu ci creda o meno non ho intenzione di condividere mai più un letto con tutti e voi quattro, soprattutto se tu dormi al centro: amico non ho mai visto nessuno muoversi così tanto nel sonno. -

Julie rise di gusto cercando di immaginare quattro giovani irrequieti che cercavano di condividere un letto solo ripromettendosi di chiedere allo stesso Luke più informazioni a riguardo.

-Non posso assicurarti nulla, però so che tra poco arriverà Bobby con qualcosa per la colazione, solitamente sono pop tarts...-

Spiegò Julie al biondo usando quelle poche informazioni che aveva raccolto nei giorni precedenti, per poi scoprire dallo stesso Alex che quelle erano il massimo che il giovane sapesse preparare, semplicemente perché andavano solo scaldati nel tostapane.

Kimi no na wa || Julie and the phantoms's ffWhere stories live. Discover now