Till I hear you sing

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Los Angeles 1995

Reggie era arrivato in ritardo, si erano dati appuntamento almeno per un'ora prima ma non era riuscito a liberarsi prima. I suoi genitori ormai, quando non erano a lavoro, passavano così tanto tempo a litigare da dimenticare tutto intorno a loro, portando il bassista a doversi occupare di fare faccende domestiche quali lavare i vestiti che erano ammucchiati nel cesto della biancheria sporca, se ne avesse voluti di puliti da indossare.
Si era ritrovato in quella situazione in cui era diventato necessario saper provvedere a se stesso, che si trattasse di fare le pulizie di casa o semplicemente di preparare qualcosa da mangiare.
Quindi aveva cercato di fare più in fretta possibile, arrivando stravolto per la corsa in bicicletta e trovando tutta la band ad aspettarlo, stravaccata sul divano con un Luke particolarmente impegnato a tagliare le maniche dell'ennesima maglietta, quella bianca con la vistosa scritta "Rush" in giallo sul petto.

-Ehi bro, come fai sempre a sapere di non aver tagliato troppo? -

Era un mistero, nessuno di loro riusciva a spiegarsi come facesse il chitarrista a tagliare apparentemente a caso per poi ritrovarsi delle magliette che riuscivano persino a far risaltare i risultati delle ore passate in palestra.

-È tutta una questione di approccio, devi far capire alla maglietta che sei tu a comandare e che non hai intenzione di permetterle di diventare orribile. Quando hai stabilito questo legame devi solo tagliare senza paura. –

Alex lo guardò con la sua classica espressione sarcastica, quella che non sa se scoppiare a ridere o a piangere per colpa di qualcosa di assurdo che è appena stato detto e che a Reggie faceva sempre ridere, soprattutto quando la rivolgeva a qualcuno che non fosse lui.

-Luke, ti conosco da quando portavi il pannolino e da allora ne hai dette di stronzate, ma questa finisce dritta tra le prime dieci...-

Tutti risero, persino Luke, consapevole di averla sparata fin troppo grossa, e quel momento sembrò bastare affinchè Reggie riuscisse a mettere da parte quelle ore tremende, fatte di urla e insulti, che aveva passato a casa.

***

C'era silenzio nel garage, nessuno aveva intenzione di parlare, troppo occupato a rimpinzarsi di popcorn in busta e di succo d'arancia, quando Luke finalmente ruppe quello stato surreale, concretizzando quel pensiero che da ore non riusciva più a cacciare dalla sua testa.

-C'è una persona con cui vorrei cantare tantissimo, ha una voce fantastica di quelle che ti arrivano dritte al cuore e ti lasciano con i brividi...però so che questo è piuttosto impossibile. -

Concluse abbattuto, accompagnando quelle parole con una espressione imbronciata. La voce di Julie si era insediata dentro di lui già dal primissimo ascolto, prepotente, mettendo radici profonde e crescendo in ogni suo pensiero, voleva solo duettare con lei, sentire se nella realtà le loro voci potevano mescolarsi insieme così bene come lo facevano nella sua immaginazione, lo voleva ogni secondo di più. Tuttavia mentre questo suo desiderio cresceva parallelamente lo faceva anche la consapevolezza che tutto questo sarebbe stato impossibile.
La voce del bassista però interruppe i suoi pensieri.

-Ti capisco bro, io sogno di cantare con Dolly Parton un giorno...anche lei ha una voce stupenda e sicuramente lei apprezzerebbe i miei brani country più di quanto lo facciate tutti voi. -

Ecco che Reggie ricominciava a parlare di quanto fosse sottovalutata la musica country, di quanti sentimenti si potessero celare dietro a una di quelle melodie e di quanto avrebbero spaccato i Sunset Curve approcciando a quel genere.
Discorso che finiva sempre allo stesso modo: con Bobby che insisteva che alle ragazze, e soprattutto alle case discografiche, sarebbero piaciuti più come una rock band, quindi non era pensabile un cambio di stile proprio adesso che stavano per farcela.

Kimi no na wa || Julie and the phantoms's ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora